Appartengo ai ristoranti vuoti
alle strade infuocate da sole e vento,
e ti bestemmio nel cuore
margherita schiacciata dagli occhi
presto nella giornata — le
mie grida nel buio e di giorno
non sono state ascoltate,
resto solo con il mio vuoto piacere
me stesso
e la mia volontà voluttuosa di vivere,
l’egoismo atroce per cui vorrei mangiarmi
piuttosto di ammettere che il vuoto è un incubo
che le strade sono un faro di parole e frasi
e la gente sogna, non fa altro, e fa il male,
gode per noia, giudica per paura
e a essere santi invece si perde la vita,
a chiedere nell’invisibile che il bene trionfi
a diventarne l’invisibile fautore
nel totale oblio di sé — impossibile —
come Charles de Foucauld
come Madre Teresa,
e le migliaia di persone che mi passano accanto mute
ogni giorno, che lavorano e mi infastidiscono sotto casa
con il nostro attaccamento alla vita, alla lingua, alla speranza
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