Intervista di Emanuela Rizzo a
Francesco Gallieri
sul suo libro “Una vipera nel
bidet”
Benvenuto
Francesco, complimenti per la tua raccolta di poesie “Una vipera nel bidet”.
Com’è nato questo titolo geniale?
Si tratta di un verso tratto
da PROEMIO, una poesia del libro.
Il titolo è provocatorio,
è un avvertimento. Vuol dire: state
attenti: c’è una vipera nel bidet
La
tua opera è una trilogia. Come mai questa scelta ?
Gli argomenti trattati erano
troppi per un libro solo. Ed ecco così i tre libri: La trascendenza del pigreco,
Brutti e cattivi e Il postumanesimo. Si tratta in sostanza di una specie di
grande affresco incentrato sulla condizione attuale e il possibile futuro
dell’uomo.
Cos’è
per te la matematica?
Ti ringrazio per la bellissima
domanda, che va al cuore di quest’opera. La matematica, insieme alla poesia, è
per me la più alta vetta della mente umana. La poesia ti porta, attraverso il
sentire, verso l’astrazione della bellezza. La matematica, attraverso la
logica, ti porta verso la vertiginosa capacità del pensiero umano. Come è
possibile non sentire la grandezza di concepire un numero immaginario, il
numero “i” , definito come la radice di meno uno, parte di un numero complesso?
Può sembrare una sterile elucubrazione. e invece i numeri complessi vengono
utilizzati in tutta la matematica, in fisica ad esempio nella relatività, generale
e ristretta, e nella meccanica quantistica ( il numero “i” compare nella
equazione di Schrödinger ), in ingegneria nelle equazioni differenziali
associate a moti vibratori, e in molte altre applicazioni, Qualcuno ha detto che
la poesia può essere vista come una forma creativa del linguaggio, e la fisica come
una forma creativa della matematica. Io ho cercato di mettere insieme le due
cose, ho cercato di fare poesia della scienza. E nel primo libro, La
trascendenza del pregreco, inframmezzati da qualche lirica, ho accennato ad
alcuni dei grandi problemi attuali della fisica, della matematica e della
filosofia
Nel
secondo libro parli di regressione culturale. Cosa può innescarla?
Il secondo libro, Brutti e
cattivi, è lo scenario di un ritorno dell’uomo all’età della pietra, o della
sua estinzione. Questa situazione potrebbe essere generata dall’avverarsi di
uno dei tanti rischi esistenziali che oggi l’uomo corre. Rischi generati
dall’uomo stesso, come i cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, le
migrazioni ambientali, una pandemia, una guerra, o il fatto che l’uomo oggi
dipende troppo dalla tecnologia. Prova a immaginare cosa succederebbe se
internet non funzionasse più: economia, banche e finanza nel caos. O
addirittura se non ci fosse più l’elettricità: certo un secolo e mezzo fa non
ci sarebbero stati problemi, ma oggi il mondo non potrebbe più farne a meno.
L’avverarsi di uno o più di questi rischi potrebbe innescare una regressione
culturale che porta alla protervia dell’ignoranza, che, comunque generata,
conduce inevitabilmente alla violenza e alla distruzione.
Di questa protervia
dell’ignoranza ci sono già oggi purtroppo molti prodromi.
Nel
terzo libro tratti un tema che incuriosisce e intimorisce molti: l’intelligenza
artificiale. Ce ne vuoi parlare?
Certo. Il terzo libro, Il
postumanesimo, che parla della super intelligenza artificiale ( IA ) è per me
il libro più importante. L’IA è il risultato di quella
parte dell’ informatica che elabora sistemi in grado di prendere decisioni
autonome, e di imparare. E più impara più l’IA diventa autonoma, e più diventa
autonoma più impara, in un processo ricorsivo che la rende sempre più capace.
Ad esempio Deep Mind, uno dei programmi più avanzati, è riuscito a calcolare la
configurazione spaziale delle proteine, cosa ritenuta pressochè impossibile per
l’uomo. E’ riuscito addirittura a trovare nuovi legami fra gli amminoacidi.
Come ci sia riuscito è in gran parte sconosciuto, cioè non siamo in grado di
comprendere fino in fondo attraverso quali passaggi si arrivi a un risultato. E
questo è un problema. Ma il vero problema sarà quando l’IA maturerà una
coscienza. Molti non si chiedono se questo sarà possibile, ma quando avverrà.
In quel momento ci sarà una esplosione di intelligenza milioni, miliardi di
volte superiore all’intelligenza umana, che lascerà l’uomo irrimediabilmente
indietro. L’IA potrà allora prendere, e prenderà, tutte le decisioni. L’IA,
creata dall’uomo, è l’utensile definitivo, l’approdo teleologico cominciato dalla
prima lancia scagliata da un sapiens. Ma non ne avremo il controllo. Avremo
solo due possibilità: vivere come idioti felici, o fonderci con l’IA
A questo proposito ecco di
seguito la poesia ACCOPPIAMENTO:
Se accetti l’idea che il tuo
cervello sia
un inefficiente computer di
carne
dovresti desiderare di
sostituirlo
con un modello sintetico.
Il modo migliore sembra quello
di fonderti
con l’intelligenza
artificiale, una macchina,
che fra l’altro è
probabilmente
la tua unica possibilità di
sopravvivere.
Ma dovresti in questo caso
superare
il disgusto viscerale, la
ripugnanza primordiale
originata dall’accoppiamento
di due immaginari
inconciliabili
come carne e macchina
che nasce dal tabù che
evidenzia
qualcosa di indicibile
proprio per la sua adiacenza
alla verità:
noi siamo fatti di carne
che è il materiale con cui
sono fatte
le macchine che in definitiva
noi siamo.
Parlaci
delle scelte stilistiche delle tue poesie e di quanto la tua conoscenza
musicale le abbia influenzate
Scelte stilistiche: ci
vorrebbe molto più spazio di quanto permesso in questa intervista. Le scelte
sono molte e varie.
Solo alcune considerazioni.
Non è facile parlare della
scienza in poesia, e della bellezza della matematica. Il linguaggio di questo
libro non è, se non in minima parte, lirico, ma è asseverativo, come dice
Rondoni:
Poesia asseverativa, certo. Ma
poesia, tesa alla conquista di un barlume di verità, fosse anche fredda e
disperante, attraverso il “gioco” delle parole….Come se non altro fosse il
luogo del dicibile autentico della esperienza umana.
In ogni caso è un linguaggio
borderline, che Linguaglossa sintetizza così, citando alcuni versi da PROEMIO,
la prima poesia del secondo libro:
Il concetto di poesia di
Gallieri è eloquente:
centricità eccentricità
questità - thisness
quellità - thatness
Quanto alla musicalità, ho
trovato molto soddisfacente per questo libro la forma in distici liberi. Il
ritmo è generato dalla successione degli accenti tonici, mentre ovviamente
melodia ed armonia nascono dal suono delle parole. Una volta abbozzata l’idea,
quasi in forma di prosa, comincia il lungo lavoro, di scalpello e di cesello,
per sottrarre tutto il superfluo, come nella scultura di un blocco di marmo (
la statua è già nel marmo, basta solo tirarla fuori ). La musicalità che ne
consegue deve fluire libera e senza intoppi, e per questo il verso libero,
molto più di un verso in metrica, mi è sembrato il più idoneo. E se dovessi
indicare una ispirazione musicale per quest’opera, direi Schubert, e i suoi
lieder.
Nessun commento:
Posta un commento