Poesia e mistica: esperienza in continuo divenire
di Matteo Bonvecchi
Fara Editore 2020
Matteo Bonvecchi è docente al Liceo Classico di Macerata e vive a Montecassiano. Laureato con una tesi sulla teologia e spiritualità delle Croci dipinte francescane nelle Marche, cura una passione per la storia dell’arte locale. Folgorato dalla testimonianza poetica grazie alla lettura giovanile di Turoldo, con Le odorose impronte ha vinto il Faraexcelsior 2018. Dalla quarta di copertina: “E beato chi non nasconde / il suo bisogno nell’orgoglio / chi non pensa di far tutto da solo. Una splendida immersione dell’attuale nel sacrale, dell’umano nel divino… i due Testamenti aleggiano sopra e dentro questi versi di Bonvecchi pieni di desiderio, musicali, intensissimi. Così l’autore assume con scioltezza il linguaggio biblico per cogliervi l’indicibile presagio della morte e la profezia del futuro”. Al che rincalza Andrea Biondi: “Dal punto di vista poetico, In crepa di melograne è un’architettura estetica che poggia su continui rimandi a fatti, parole e personaggi neotestamentari, collocati nel loro reale e preciso e sacro paesaggio; ma da una prospettiva più religiosamente profonda, così che la silloge si impone quale Tempio di preghiera, denso mosaico paradossalmente maestoso ed intimo, ma discreto, nello stesso tempo. Il centro di tutto è il Cristo, che incarna la stessa dicotomia: leone dal viso d’agnello, e appare contemporaneamente nella sua luce abbacinante e nella sua kènosis: la spoliazione dalla maestosità divina. Eccellente raccolta, rilegge spunti autobiografici e ricerca spirituale, tramite il simbolismo della crepa-ferita-taglio, nel senso del nostro desiderio di gettare uno sguardo discreto e angoscioso sul divino.”
Se è vero, come alcuni cristiani sostengono, che l’esperienza religiosa produce nell’uomo una sorta di evento passivo appunto dell’azione di Dio sull’anima, è altrettanto doveroso ricordare come non sia essenziale approfondire questo aspetto per parlare, comunque, di stato mistico. Pertanto, la passività, per quanto fondamentale, non è assoluta e non è per sempre, infatti l’anima, per la nostra fede, reagisce in modo vitale sotto la mozione dello Spirito Santo, e consente di agire, esistenzialmente, cooperando alla sua divina azione in maniera assolutamente libera e volontaria. Ciò significa che il linguaggio poetico tradizionale, che appartiene a regole fissate e apprese, comunque modificabili nel corso del tempo e della storia, risulti pur sempre un modo credibile per raccontare l’esperienza mistica, che non è assoluta o assolutamente ineffabile, e che non è per sempre nell’anima, ma è in un continuo divenire spazio-temporale. Questo l’insegnamento che ci dona Bonvecchi col suo libro.
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