domenica 18 febbraio 2018

Antonio Spagnuolo recensisce "Svenimenti a distanza"






Svenimenti a distanza (il melangolo, 2018) di Mario Fresa (nella foto) si apre con un capitolo ben preciso, sia per la scrittura in prosa sia per il titolo “convalescenza” , che potrebbe lasciar sospesi gli incipit di qualunque racconto per muoversi coraggiosamente sul piano dell’imprevisto e del sussurro . Così la figura che si staglia, seminascosta nel gusto della sorpresa, sembra occhieggiare tra le gemme di pareti inconsistenti ed il fogliame vigoroso della brughiera , tra le improvvise siluette tratteggiate e le foto accantonate nel cassetto. Questi ventisei paragrafi non sono un racconto , bensì coloratissimi interventi del pensiero vagante, che ha il sapore delle scelte impegnate per la esplorazione improvvisa delle inquietudini e delle timidezze d’amore, o le stranezze insolite d’una visione televisiva materializzata in vocaboli che imitano movimenti e difetti. Come sveniva Lucia ? In una specie di vertigine , in un vortice di fuoco che tenta di allontanare la tristezza. Il diverbio ha scatti e note che esprimono con eleganza la premura del confronto , fra due personaggi reali (?) o fra evanescenze metaforiche (?).


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