Griselda Doka,
Solo brevi domande esiliate, testo in
albanese a fronte, pref. di Pierino Gallo – postf. Di Angela Caccia, Rimini,
Fara, ristampa 2016, pp. 96, € 9.00
Nota di
lettura di Maria Lenti
Un poema: per la madre, la sua terra, le origini e per ciò che, lontano nel
tempo e distante nello spazio, vive dentro di sé come valori, etica, memoria.
In una vicinanza mai svanita: «Non posso immaginare un cammino / senza scorgere le
montagne / busti eretti a vigilare sulla mia attenzione / così come non potevo
correre via / senza inciampare sui sassi / (peccato solo per quei fiori di
mandorlo calpestati / dovevano profumare la tomba della nonna)» (XX, p. 57).
Griselda Doka si veste del suo passato per ritrovarsi
e abitare il presente. Ne rilascia acquarelli a volte, altre volte pennellate
intense di un sé non schermato, altre ancora quadri di una comunità, di una
società, nativamente, acqua fresca in pieno deserto,
innervati nel suo intimo: interni familiari, in cui la madre vi emerge a
rimpianto, il padre a ricordo e a confronto, mentre l’intorno si fa prato
calato in soluzione di continuità.
Un soggettivo vivere l’oggi, dunque, tra esilio e nuova
appartenenza. Nell’indietro irremeabile va da sé la malinconia, se non il
dolore (XXXI, « pensieri… che scavano la gola / e picchiano la testa», p. 83),
così come nel quotidiano indistinguibile non si trovano ragioni per ridere. Ma
è altrettanto vero che non si vuole «restare un pugno in faccia / o quella
porta sbattuta / non lo senti il vento / come mugola all’orizzonte?» (XXX, p.
81). Ed è chiaro che non ci si attesta sull’immobilità: «Chi eravamo ieri? /
Dove siamo oggi? / … Vorrei plasmare ancora speranze / e tessere le glorie /
senza scontare i conti» (XXIII, p. 65).
Si presume, non essendoci indicazione, che i testi in
italiano siano della stessa Griselda Doka. Fissati in una lingua flessibile,
duttile, che ridà limpidi i “moti dell’anima”, il sentimento della perdita e il
sentire il nuovo in ingresso. “Elementi”, questi, del vissuto e della vita
stessa della poetessa: nata a Terpan, Berat (Albania), attualmente è dottoranda
di studi letterari e linguistici all’Università della Calabria. Ha ideato e
portato avanti il concorso internazionale di poesia della migrazione.
(In cauda: Un
solo sgomento, per me lettrice: non conoscere l’albanese per capire la dinamica
della traduzione. Avverto, per tratti e in brevità, dall’altra all’una lingua,
uno scorrere fluido: me lo dice un dizionarietto acquistato per una vacanza in Albania.)
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