di Carla De Angelis
Prefazione di Stefano Martello
Fara Editore
Poesia
Collana Sia cosa che
Pagg. 70
ISBN 978 88 97441
41 0
Prezzo € 11,50
Il valore della parola
L’uomo cominciò a essere cosciente con l’uso della
parola, prendeva in mano un sasso e così sapeva a che corrispondeva quella
“cosa” magari trovata per terra. E come la realtà all’intorno assumeva i nomi
delle sue componenti, i nostri progenitori iniziarono a parlarne. La parola
rappresentava quindi la realtà tangibile e solo più avanti nel tempo, con
l’avvento della poesia, la parola cominciò ad andare oltre la concretezza che
era sotto gli occhi di tutti. Essa, opportunamente congegnata, cominciò a identificare
anche ciò che non si vede, ma si percepisce, si avverte, come nel caso delle
emozioni. E la scelta della stessa per identificare uno stato d’animo divenne
oggetto di ricerca, finendo con l’impreziosire i versi delle poesie.
Un touch e
scompare un volto, ove quel touch è certo un tocco, ma non lo è solo per
somiglianza di vocaboli, poiché è fortemente d’impatto sotto l’aspetto
fonetico; Il poeta sa farsi pastore del destino, ove quel pastore
richiama greggi condotte da un uomo, colui che accudisce alle pecore, e nel
caso specifico il poeta diventa l’essere che non accetta supinamente il corso
delle cose, ma vuole essere libero di scegliere la vita che desidera, divenendo
così un pastore, magari illudendosi, del destino che gli è riservato.
Questa ricerca della parola più appropriata è una
delle caratteristiche di I giorni e le strade, l’ultima
raccolta poetica di Carla De Angelis.
In effetti il ricorso a termini mirati impreziosisce
l’opera, costituendone comunque solo un aspetto sartoriale, per quanto di
pregio, mentre invece la presenza pressoché costante della metafora rafforza
queste poesie non legate da un tema comune, bensì frutto di occasionali
emozioni prontamente salvate, con uno stile senz’altro scarno e non aulico e
che solo in questo sembra ripercorrere le vie dell’ermetismo.
No, Carla De Angelis cerca di ritagliarsi un angolo
poetico tutto suo, in cui, pur sotto l’influsso di correnti e dello spirito di
poeti, per lo più moderni e ormai defunti, scava, come lo scultore nel marmo,
un suo personale modo di esporre con cui portare avanti quel messaggio che,
consciamente o inconsciamente, di volta in volta frulla all’improvviso nella
sua mente, imponendole la necessità di immediatamente fissarlo su un
foglio.
Ed è così che si trovano in questa raccolta liriche
messe lì, senza un ordine logico, un flusso di emozioni che è il più disparato
(Non ho radici / sosto dove sto bene / rubo all’istante il suo significato
/…; Potavo lacrime agli alberi / imparavo a usare il
verbo / delle radici / il pensiero germogliava /…; Il sorriso si
arresta sull’orlo della gioia /….).
Per quanto non unite da un unico tema, tuttavia c’è un
comune fil rouge, che le caratterizza e che sta
evidentemente a cuore all’autore, e questo filo conduttore è la vita, in tutti
i suoi aspetti, nelle gioie e nei dolori, una serie di riflessi che, incisi
nell’animo, si affacciano allo scoperto quasi con pudore.
Se non c’è un retrogusto di gioia, non ce n’è però uno
di malinconia, anzi si evince un certo pragmatismo, che non vuol dire materialità,
né accettazione supina, bensì presa di coscienza dei nostri estremi limiti,
entro i quali possiamo, nonostante il poco tempo, effettuare una continua
ricerca in noi stessi, onde approdare a una conoscenza, e non alla conoscenza,
perche di questa ce ne sono tante quanti sono gli uomini. Eppure, benché ci sia
chi cerca in questo modo in Italia come all’estero, queste individualità
avvicinano anziché allontanare, e concorrono a formare tasselli del grande
mosaico del sapere, un’opera che è sempre in progresso e che mai sarà
terminata.
Leggete questa raccolta di poesie e cercherete di
scoprire gli angoli più reconditi del vostro animo, soffermandovi, di tanto in
tanto, sulla valenza delle parole, perché queste non sono solo alcune lettere
artatamente combinate, sono invece l’essenza di un concetto.
Carla
De Angelis è nata a Roma nell’ottobre del 1944. Nel 1962 ha pubblicato i primi versi
nella rivista internazionale «Pensiero ed Arte» e collaborato all’antologia
dedicata a Dante Alighieri nel VII centenario nella nascita. Ha partecipato ad
attività artistiche nel sociale, allestito mostre di ceramica in varie librerie
di Roma, al Museo del Folklore e alla mostra dei Cento presepi che si svolge a
Roma, in Piazza del Popolo, Sala del Bramante. Nel 1995 il Presidente della
Repubblica Oscar Luigi Scalfaro le ha conferito l’onorificenza di “Cavaliere al
merito della Repubblica Italiana”. Poesie e racconti sono presenti in diverse
antologie edite da Perrone, Estroverso, David & Matthaus, Limina Mentis,
Delta 3, Pagine, Aletti che l’ha inserita nel 2009 nell’Antologia dei poeti
italiani contemporanei.
Con Fara ha pubblicato: Salutami il mare (poesie), il
libro dialogato con Stefano Martello Diversità apparenti (i due libri sono risultati vincitori e finalisti in
vari premi), sillogi nelle antologie Il silenzio della poesia (2007), Poeti profeti (2008) e Chi scrive ha fede? (2013). Sempre con Fara ha curato con Stefano Martello Il resto (parziale) della storia e nel 2010 pubblica la raccolta poetica A dieci minuti da Urano (anche questi due libri sono risultati
vincitori in vari premi). Nel 2011 esce Mi vestirei di mare per
i tipi di Progetto Cultura. Nel giugno 2012 ha curato con Brigitte Cordes Corviale cerca poeti (edizioni youcanprint). Collabora con
la Biblioteca “Renato Nicolini” ex Corviale (Roma).
Renzo Montagnoli
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