sabato 7 gennaio 2012

AA.VV., Antologia della XXXVII edizione del Premio Internazionale di Poesia “Città di Marineo” (PA)

di Vincenzo D'Alessio

Le fondazioni Culturali Gioacchino Arnone, città di Marineo, indicono da anni il Premio Internazionale di Poesia, frequentato da autori di ogni parte della Sicilia e dei continenti. Cura, fondamentalmente, la conservazione del dialetto siciliano accanto alle sezioni in Lingua Italiana. Assegna premi speciali a personalità del mondo della Cultura e dello spettacolo: tra questi il poeta di origini siciliane Bartolo Cattafi (1978, quarta edizione). La conservazione dell’idioma siculo è l’elemento aggregante e si innesta in modo costruttivo nell’insieme linguistico nazionale. Dialetti per unificare isole e continenti, legandoli saldamente in una Europa ancora giovane. Come in uno stupendo mosaico policromo le voci poetiche che si rincorrono hanno le connotazioni del magma fluido che si innerva in una terra antichissima di viaggi e di accoglienza: la Sicilia.
Non è un caso che la Giuria, chiamata a selezionare i tanti lavori pervenuti, abbia scelto di fare intervenire anche le scuole, dei diversi ordini e gradi, a partecipare al convito poetico. Così la piccola voce di Azzedine El Gaouri (prima media dell’istituto Bolognetta) si unisce alla stupenda voce matura della poetessa Gladys Basagoitia Dazza e culmina nella voce siciliana, purissima, di Maria Costa: triade di speranze venute dal mare, anche oceano, per purificarsi nel verso e accendere l’incantesimo del disvelamento  dell’esistere: “Vengo da un paese al di là del mare” (pag. 84), scrive il primo; “la mia nostalgia ha odore di oceano” (pag. 45) si unisce la seconda e culmina nell’indivisibilità del coro che ha incantato naviganti ed eroi: “A sicilitati venu dù mari,” (pag. 53).
Versi dotati di una musicalità unica, intensa, rivelatrice delle energie che si uniscono, formano e incatenano, civiltà diverse all’unica fonte dell’esistere: Umanità!
L’Occidente e l’Oriente si sposano nel “Mare Nostrum”. Le onde uccidono e trasportano l’essenza vitale nel loro navigare verso terre sconosciute ma desiderate, per sfuggire alla Fame, al Potere, all’Insofferenza religiosa, tutte le forze che negano volontariamente l’Anima Mundi. Grande sforzo e sincero impegno sono richiesti per portare avanti, sono quasi quarant’anni, il Premio Internazionale “Città di Marineo”, che ha segnalato anche due ottimi poeti, già affermati all’interno del movimento poetico che fa capo alle Edizioni Fara di Rimini, fondate dal poeta Alessandro Ramberti: Stefano Bianchi e Rosa Elisa Giangoia. Questa  musicale antologia di inquietudini, speranze, intensa volontà di esserci e di condividere l’unicità dell’esistere, si affida tenacemente al mare, visto come volto di una umanità esemplare, forse unica, che lentamente compare e scompare con il moto delle onde: “Mari, mari, mari / mari, sempri mari, / mari a lavari, / mari a smanciari / mari a sdirrupari, / ma quannu si ‘ncazzatu, / mi veni menu u ciatu” (pag. 53). A tutti coloro che sono approdati, salvi, sulle rive di questa antica terra d’accoglienza. A quanti, sciolti in fondo al mare, hanno svestito il volto di umani e indossato l’abito dell’immortale, anonima, Speranza, giungano i versi che i Poeti dedicano alla vita.

1 commento:

Stefano ha detto...

Bell'articolo Vincenzo! Mi fa piacere esserci. Ti confermo che l'esperienza di trovarsi in quella piazza a Marineo, dove si respirava miracolosamente poesia in ogni angolo, è stata davvero unica.