venerdì 19 dicembre 2025

L’autismo artistico del tardomodernismo

 



L’autismo artistico del tardomodernismo

 

L’autismo, connesso ad altissime dosi di sociopatia, è il nucleo del tardomodernismo internazionale. Per una visione umanitaria/umanitaristica del mondo non c’è nessuno spazio: l’ego-mania egopatica dell’ontologia estetica del modernismo subisce, col tardomodernismo, uno slittamento sull’odio/rancore (rabbia come dichiarazione di identità) e sull’aggressività - come sostiene S. Tordjman (Aggressive behavior: a language to be understood, in L'Encéphale, XLVIII, 2022, 4-13)- verso lettore e addetti ai lavori, inadeguati ed ignoranti (nel momentaneo 90% statistico del nostro studio sociologico sul disinteresse verso ogni forma d’arte altrui): sovversione e dis-sacrazione. La battaglia feroce.

La «morte del lettore» - aldilà delle sciocchezze letterarie di Berardinelli- è stata riconosciuta da Bruno Gentili nel 1984 (Poesia e pubblico nella Grecia antica); la «morte della poesia» è stata riconosciuta, sin dal 2000, dalle neo-avanguardie millenials e dall’economia aziendale (sconosciuta ai letterati di mestiere) coi continui reports sull’ipertrofia del mercato editoriale della «poesia» e, successivamente, della narrativa (col risultato, 2024, di 1 copia/mese max venduta da una minoranza di volumi spinti da marketing e agenzie letterarie); l’«anacronismo della poesia» come ποίησις è stato riconosciuto dal tardomodernismo artistico, che rifiuta ogni forma di modernismo diffusa tra centinaia di scrittori mediocri (che escono con l’aiuto mafioso del regime Mondazzoli) epigoni, di epigoni, di epigoni (epigonismo al cubo dei lirici/elegiaci italiani). Perché la scelta autistica? Nell’autismo l’εγώ è sostituito dall’αὐτός: l’«interazione sociale» non avviene e ogni emozione è cancellata dalla catena neurale; nel tardomodernismo l’εγώ è sostituito dall’αὐτός: l’«interazione sociale» avviene esclusivamente nella πρᾶξις (neutralizzato il fasci(ni)smo seduttivo della vecchia ποίησις), coi suoi riot-texts, e ogni emozione è cancellata nell’organizzazione finanziario/matematica della sua forma-«arte», senza derive egomaniache creazionistiche romantiche. Per C. Silverman (Fieldwork on another planet: social science perspectives on the autism spectrum, in Biosocieties, III, 2008, 325–341), A. Harmon (How about not “curing” us, some autistics are pleading, in The New York Times, 20 dicembre 2004) o E. Pellicano/J. den Houting (Annual Research Review: Shifting from “normal science” to neurodiversity in autism science, in Journal of Child Psychology and Psychiatry, and Allied Disciplines, 63/4, 2022, 381-396): «[...] Autistic neurodiversity is another way of organizing and perceiving the world [...]». Rivendichiamo la nostra «neurodiversità» verso il modello mentale dell’ontologia estetica moderna dei modernisti del XXI e il nostro rifiuto verso la struttura neo-consumistica, fondata sul concetto di insoddisfazione dell’emozione/desiderio (Z. Bauman), base della logica del modernismo epigonistico XXI. Non riusciamo a comprendere come il critico letterario (fake) italiano non abbia cognizione del saggio di M.K. Belmonte (Does the Experimental Scientist Have a “Theory of Mind”?, in Review of General Psychology, XII, 2008,192-204) sulla relazione neuroscientifica tra teoria della mente e letteratura:

[...] The concept of a “theory of mind” was widely used in developmental and evolutionary psychology and neuroscience in the wake of Premack and Woodruff's 1978 article “Does the Chimpanzee Have a Theory of Mind?” and Baron-Cohen, Leslie, and Frith's 1985 follow-up “Does the Autistic Child Have a ‘Theory of Mind?” The subsequent confluence of cognitive science and narrative theory brought “theory of mind” to literary critics. Only a very small set of people, however, have read both the neuropsychological and the literary texts on “theory of mind”; as a result of this lack of interdisciplinary expertise, the term has acquired subtly differing senses in the literary and neuroscientific communities. Because of this terminological slippage, neuroscientists and literary critics who argue in terms of “theory of mind” may believe that they are speaking with each other when they actually are speaking past each other. If proponents of cognitive literary theory are to realize the interdisciplinary fusion to which we aspire, then we must ensure that we speak in the same idiom [...].

Il critico letterario italiano è addestrato a contare i nei del buso di Pascoli e a contestare l’uso della metafora nei testi di artisti che non conoscono il senso del vocabolo semiotica. Gli artisti italiani - con rarissime eccezioni- si chiedono, meravigliati, spaesati (cittadini del Malawi), come mai un altro artista abbia formulato una teorizzazione estetica antecedente alla scrittura (dichiarando involontariamente di scrivere ad cazzum). Il tardomodernismo internazionale rifiuta critica letteraria ignorante e artisti inadeguati a collaborare al dialogo delle assemblee dell’arte, considerate, aldilà dell’«interpretazione autentica» dell’artista scrivente intesa come schiacciante «verità oggettiva» estetica, le uniche «interpretazioni soggettive» degne di nota e di interesse letterario. Quindi, chiediamo ai mediocri critici letterari italiani, messi a capo, dalla camorra artistica dello Stato Pontificio, dei milioni di inserti culturali settimanali/mensili dei maggiori/medi/minori giornali di studiare e di smettere di ruttare scemenze; chiediamo ai mediocri artisti modernisti di riconoscere la fine della modernità e l’inizio della tardomodernità (fatto storico) e di smettere di esalare versi scimmiottando i moderni del XX, alla deriva, come Montale, Ungaretti, Quasimodo, Luzi, Sereni, Turoldo et alia asineria ragliante (atto storico). Perché in un dialogo con rutti e flatulenze vincerebbe il tardomodernismo, suffragato da artisti del calibro di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Andrea Roncato e Gigi Sammarchi (col calibro di Rocco Siffredi). Chi, critico letterario ignorante o artista con la dive(a)rticolite, si senta diffamato dalle nostre dichiarazioni, col fioretto, ricorra in Assisi: noi siamo dotati di dirimente certificato di malattia mentale, stilato da Fiori, che dovrebbe stare nel vaso o nel vasino?, con correlativa scriminante totale. Siamo autistici estetici, o autisti estetistici, fieri della nostra «neurodiversità» dalla vostra normalità, di bonhommes, di uomini medi, Mediomen, noi in oscillante burnout artistico e teoretico, esaurimento/attacco, esaurimento/attacco, esaurimento/attacco, we humans like an island, bruciamo sulla «immaginazione» la vostra, auto-certificata, sindrome del savant

Kolektivne NSEAE

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