martedì 30 marzo 2010

Su PigmenTi di Antonietta Gnerre

Edizioni L’Arca Felice, 2010

recensione di Vincenzo D’Alessio

In tempi violenti, segnati dallo spasimo continuo del dolore sociale e morale, come quelli che viviamo, un attimo di sosta, nei versi della splendida plaquette della poetessa irpina Antonietta Gnerre, è come acqua che disseta l’arsura del corpo. PigmenTi è il titolo della raccolta.
I poeti, le poetesse, sono da secoli la parte migliore della società organizzata dagli esseri umani. Sono le sagome, mobili, esposte ai venti gelidi delle inquietudine e delle sofferenze. Vivono ai margini delle società votate all’economia del vivere quotidiano. Si alimentano del colore dei sogni, scoperti nel confronto con la Natura.
La raccolta che ci propone la Nostra è possibile accostarla a quella di un grande poeta del Novecento, Benito Sablone del volume L’Angelo di Redon (edizioni Tracce, 2000). Sablone rende omaggio al grande artista francese Redon Odilon, con versi ricchi di quell’ardito passaggio della lingua, definito Simbolismo, che vede nel simbolo l’archetipo della Poesia. La Gnerre fa un analogo passaggio prendendo spunto, attraverso analogie e metafore, dal simbolismo naturale. Il pigmento che colora tutte le forme viventi. La linfa che alimenta uomini, animali e piante. L’alito infuso dal Creatore alle sue creature.
Simboli di vita che ritornano nelle stagioni. Così dalla prima raccolta pubblicata dalla Nostra, che recava il titolo Anime di foglie, si giunge a quest’epilogo che svela, in tutta la sua complessità e nel suo vigore, la maturità raggiunta in poesia. Simbolismo contemporaneo che riversa, nel Dio nascosto allo sguardo materiale degli uomini, le speranze per superare “il flagello della tempesta dei ricordi” insita nella mente di ognuno di noi: “(…) Eppure, sento, che non hanno riparo / queste mie pene./ Nascono dalla / tua materia, per restare sul rigo / di un grande motore umano. / La mia carne”. Eccoci di fronte al testamento spirituale della poetessa. Rieccoci di fronte all’invocazione, rivolta al Creatore e al suo creato, di riuscire a comprendere la veridicità del dolore che si subisce, che si accoglie, che ci conduce a quel Golgota di fine vita. La metafora si ricompone nel verso “foglia disabitata”, come l’invocazione nella Passione “Padre perché mi hai abbandonato?!”. Tutto il creato “trema” di fronte alle porte del Mistero. Ogni creatura, annientandosi, cerca nei “propri segreti”, analogia del dialogo interiore, la Speranza “di amarti / senza mai più tardare”.
Quest’affermazione appartiene agli animi grandi. Alle coscienze preparate all’incontro finale con sorella Morte. La risposta all’interrogativo, perché viviamo, viene colmato dalla Gnerre, in questa raccolta, ancora nel dialogo simbolico con gli elementi della Natura, uomo compreso. L’ikebana, citato in una della poesie, bene rappresenta lo sforzo semiologico di” sgranare i lucchetti dell’universo”, di scardinare finalmente i dubbi e raggiungere le certezze, attraverso la poesia.
Una poetessa che ha toccato, dopo un duro cammino, le sponde dove sorge la sua poesia. Un cammino, simbolicamente a ritroso, per ritrovare lo spirito primo, puro dell’infanzia, che nutre la versatilità e aiuta a superare le insidie dell’esistere. Lo declamano i versi che ancorano la poetessa ai luoghi della nascita: “Irpinia, mia sventura e mia sopravvivenza / terra del mio sangue, verde e cosmica/ infinita fino a schiacciarmi”. La coscienza che il luogo dove vive lo spirito è quello del mito della nascita ma ha bisogno degli spazi ampi del circostante per liberarsi e comporre.
Prova poetica di elevato spessore filosofico, senza abbassare la musicalità delle composizioni. Una pietra miliare nella poetica di Antonietta Gnerre.

lunedì 29 marzo 2010

Su Sincronaca di Carlo Penati

recensione di Vincenzo D'Alessio

Ho imparato diverse cose dalla lettura dei libri appartenuti alla produzione della casa editrice Fara di Rimini. Mi hanno insegnato che sono poche le mani che trasformano i sogni in parole e le parole in vita reale. La strada più difficile è il cambiamento: ogni lettura impone un cambiamento di stati d’animo, di umori nel sangue, di velocità d’assimilazione per la mente. Non è facile salire e scendere dal treno dei viaggi dei poeti e degli scrittori.
La raccolta Sincronaca di Carlo Penati è un bel viaggio. Mi vengono alla mente i viaggi di molti poeti del Novecento. Tra questi Alfonso Gatto e Giorgio Caproni. Più di ogni cosa, però, mi vengono alle mente i versi di un altro poeta-cantautore: Pierangelo Bertoli della canzone A muso duro : “ho sempre scritto i versi con la penna / non ho ordini precisi di lavoro.”
Un viaggio negli anni Settanta e più oltre. Non una schiera di ricordi, incanalati nella memoria privata e liberati nella memoria collettiva, ma un susseguirsi di confronti con l’io che legge, il pensiero che ascolta.
Uno dei momenti importanti, per decidere quanto è grande un verso, resta quello di leggerlo ad alta voce: ne subisci l’eco, la trasfusione dell’energia e ne cogli la musica che parla anche ai sordi. Proprio così: il ritmo delle labbra cadenza un alfabeto che si riflette nella mimica facciale e segna negli occhi il passaggio del sogno divenuto parola.
Quante figure retoriche si affacciano da questa raccolta: diverse. Quanti interrogativi si collocano nel dialogo con il lettore: tanti. Quanta strada si può percorrere, insieme al poeta, a piedi oppure in treno senza stancarsi: tanta.
Quarant’anni fa?! Sembra passato un secolo. Questa immagine mi appare leggendo i versi, apparentemente semplici, della raccolta-poema. Proprio un poema. Slegato dalla condizione della rima e legato al ritmo genetico dell’accadere. Infatti i capoversi, delle prime quattro parti che compongono la raccolta, iniziano con la minuscola; tranne la quinta parte che ha i capoversi con la maiuscola.
“era un tempo intenso di lavoro di classe” (pag. 17); “il conto del futuro” (pag. 33); “per gli uomini senza passato e senza fantasia” (pag. 33); “i dirigenti con orgoglio sono già accavallati in cima / e i lavoratori si muovo di traverso sospettosi” (pag. 45). Questi sono soltanto alcuni dei versi, presi in prestito da Penati, che restituisco in cronaca. Una lunga cronaca storica, sincera, quotidiana, famigliare, vissuta, trasmessa, in concorso con il pensiero del grande Vico.
I versi più cari, al mio spirito in questo momento di lettura, a voce bassa, sono quelli dello stesso sogno che mi unisce al Nostro: “(…) e sarà un giorno di sole (scrive il Nostro nel verso che dà inizio alla raccolta a pag. 15) e una città alberata / e profumo di fieno tagliato delle nostre estati e / delle nostre terre / e contadini operai intellettuali soldati e / prostitute / le donne della Borletti / il cielo basso e i papaveri” (pag. 57)
Questo è stato il nostro sogno comune, che l’industria potesse convivere con la nostra millenaria civiltà contadina; e non sentivamo già Pier Paolo Pasolini che cantava, stridendo come una cicala in un grande campo assolato, che i contadini erano già morti in nome della guerra, che in città accoglieva i treni del sole, quelli che dal Sud portavano,da troppo tempo (e oggi ancora) bracce da lavoro. Cos’è stata questa penisola in quel momento? Una interpretazione degli avvenimenti di quegli anni è racchiusa in questa raccolta di versi.

Calla in poesia – arte senza confini

Il Comune di Pulfero indice la settima edizione del Concorso Internazionale di Poesia denominato “Calla in poesia – arte senza confini”. Il concorso è nato per rafforzare l’unione tra le genti e divulgare, attraverso la poesia, la comunione di sentimenti e sensazioni che superano ogni barriera linguistica.
La prima edizione, nel 2004, prevedeva la partecipazione al concorso di poesie inedite in lingua italiana o slovena, anche nelle versioni dialettali tipiche della zona, per onorare l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea. Negli anni successivi, in omaggio a tutti i conterranei che nel tempo hanno percorso le strade del mondo e che anche lontano hanno formato considerevoli e vivaci comunità la manifestazione è stata dedicata alla lingua francese nel 2005, alla lingua inglese nel 2006 e 2007, alla lingua tedesca nel 2008 ed alla lingua friulana nel 2009.
Per l’edizione del 2010 la lingua ammessa al concorso, in aggiunta all’Italiano e allo Sloveno, è lo Spagnolo, lingua familiare a molti valligiani emigrati in diversi paesi dell’America del Sud.
Com’è ormai consuetudine consolidata del concorso, oltre ad incoraggiare le molte persone adulte che amano dar voce ai loro sentimenti e alle loro sensazioni attraverso i versi modulati della poesia, esprimendosi in una delle tre lingue ammesse, particolare risalto viene dato alla partecipazione degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, ai quali viene riservata una sezione.
Al Concorso sono state presentate sino ad ora complessivamente quasi 1800 composizioni: alcuni poeti nella sezione adulti hanno proposto loro opere in tutte le edizioni, mentre nella sezione ragazzi hanno già partecipato una quarantina di scuole delle Valli del Natisone e della regione Friuli Venezia Giulia, ma anche di altre regioni italiane ed estere.
Il Comune di Pulfero ed il comitato organizzatore sono grati sin d’ora a tutti i partecipanti, sia quelli ormai abituali che quelli nuovi, e ringraziano gli insegnanti che hanno dato la loro preziosa collaborazione per diffondere l’amore della poesia tra i loro alunni.
Per l’anno 2010 viene proposto il tema: “la magia delle parole

DI SEGUITO SONO RIPORTATI IN ITALIANO, SLOVENO E SPAGNOLO I SEGUENTI OCUMENTI:
-        BANDO
-        REGOLAMENTO
-        SCHEDA DI PARTECIPAZIONE





ITALIANO


Bando del 7° concorso internazionale
CALLA IN POESIA - Arte Senza confini
ART. 1 Sono ammesse al concorso poesie inedite in lingua italiana, in lingua slovena (anche nelle varianti dialettali) ed in lingua friulana.
Le poesie inedite non dovranno superare i quindici (15) versi dattiloscritti.
Per l’anno 2010 viene proposto il seguente tema: “La magia delle parole”.
ART. 2 Trattandosi di un concorso internazionale di poesia, il bando di concorso è tradotto nelle lingue slovena, spagnola e inglese.
ART. 3 Il concorso è diviso in due sezioni, alle quali possono partecipare:
  • alunni delle scuole elementari e medie inferiori;
  • adulti e studenti di istituti superiori.
La partecipazione al concorso è consentita a tutti, alle seguenti condizioni:
  • gratuitamente, per i ragazzi che non abbiano ancora compiuto il 18° anno d’età;
  • con versamento della quota di iscrizione pari a € 15,00 per i maggiorenni.
    Le fasce d’età fanno riferimento alla data di scadenza di presentazione delle opere
    (10/05/2010).
ART. 4 I concorrenti possono partecipare con un massimo di due lavori.
Le poesie, redatte ciascuna in due copie di cui una sola sottoscritta e completa di dati anagrafici, indirizzo e recapito telefonico, unitamente alla scheda di partecipazione ed alla ricevuta di versamento della quota di iscrizione da effettuarsi
  • sul ccp n° 15197338 intestato al Comune di Pulfero;
  • sul c/c bancario IBAN IT27 F0548464230030570420816 presso Banca di Cividale SpA – Filiale di san Pietro al Natisone – BIC SWIFT CIVI IT2C con l’indicazione dell’oggetto (“Partecipazione al concorso “Calla in poesia - arte senza confini”); dovranno pervenire
  • presso il Municipio del Comune di Pulfero - Via Nazionale n.92 – 33046 PULFERO (Udine).
    oppure
  • tramite collegamento internet al sito ufficiale del Comune di Pulfero con indirizzo www.comune.pulfero.ud.it
    entro le ore 12.00 del 10 maggio 2010, pena l’esclusione. Non farà fede la data del timbro postale.
    Gli originali non verranno restituiti.
    Vista l’eterogenea composizione linguistica della giuria, per le opere scritte in lingua slovena o spagnola è gradita, anche nell’interesse dell’autore, la traduzione in italiano.
    La scheda di partecipazione è allegata al presente bando di concorso.
ART. 5 La commissione giudicatrice sarà composta da un numero di componenti variabile da cinque a sette. I componenti della stessa saranno nominati dalla Giunta comunale entro il 16 aprile 2010 valutandone il grado di cultura, di conoscenza dei luoghi e delle lingue slovena e friulana.
L’esame delle opere viene effettuato in forma rigorosamente anonima.
Le scelte della commissione giudicatrice sono inappellabili e verranno comunicate per iscritto a tutti i vincitori con la relativa motivazione.
ART. 6 I partecipanti assentono alla pubblicazione a titolo gratuito dei testi o parti di essi su giornali, riviste o siti internet, con citazione dell’autore.
ART. 7 Le opere vincitrici e quelle segnalate dalla giuria verranno trascritte a muro o pirografate su tavolette lignee o ceramiche, esposte sulle facciate delle case o strade comunali di Calla, ed entreranno a far parte del “Percorso poetico” all’aria aperta, visibile a tutti.
ART. 8 La cerimonia di premiazione avrà luogo alle ore 15.00 di domenica 6 giugno 2010 in Calla di Pulfero.
Ai vincitori delle due sezioni verranno attribuiti i seguenti premi:
  • Sezione adulti e studenti di istituti superiori:
  • 1° classificato:
    soggiorno gratuito di 3 giorni in pensione completa per 2 persone del valore di 300 Euro offerto dall’Albergo Ristorante “Al Vescovo – Skof” di Pulfero, presso la propria struttura alberghiera, dotata anche di un "centro benessere".
  • 2° classificato:
    soggiorno gratuito di 3 notti presso il B&B “Casa Poesia” di Pillinini Anita in località Calla nel Comune di Pulfero.
  • Sezione alunni delle scuole elementari e medie inferiori:
    1° classificato:
    premio di 150 Euro
  • 2° classificato:
    premio di 100 Euro
La giuria proporrà altre opere meritevoli di segnalazione che saranno premiate con targhe o altri premi offerti dal Comune di Pulfero, dall’Associazione “Don Eugenio Blanchini” ed altri.
A tutti i concorrenti verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
ART. 9 Il Comune di Pulfero si riserva la facoltà di realizzare un volume antologico dell’iniziativa.
ART. 10 In relazione alla normativa sulla privacy, di cui alla legge 675/96 e D.Lgs.196/03 successive modifiche ed integrazioni, i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione e comunicazione, anche a terzi, dei dati personali comunicati ai fini della partecipazione al concorso.
I partecipanti, inoltre, acconsentono a che i dati vengano utilizzati anche a fini di aggiornamento su iniziative che, in collaborazione con altri Enti, anche stranieri, verranno in futuro organizzate.
I partecipanti possono richiedere in qualunque momento la rettifica o la cancellazione dei propri dati comunicando questa volontà al Comune di Pulfero.
ART. 11 La partecipazione sottintende l’accettazione automatica del presente bando di concorso.





REGOLAMENTO

ART. 1 Le poesie inedite, in lingua italiana, slovena - anche nelle varianti dialettali - ed in quella prescelta ogni anno dalla Giunta comunale, non dovranno superare i quindici (15) versi dattiloscritti.
Il Concorso sarà a tema unico, indicato annualmente dall'Amministrazione Comunale.

ART. 2 Trattandosi di un concorso internazionale di poesia, il bando di concorso ed il presente regolamento dovranno essere tradotti nella lingua slovena, nella lingua prescelta e nella lingua inglese.

ART. 3Il concorso è diviso in due sezioni, alle quali possono partecipare:
1. alunni delle scuole elementari e medie inferiori;
2. adulti e studenti di istituti superiori.

La partecipazione al concorso è consentita a tutti, alle seguenti condizioni:
1. gratuitamente, per i ragazzi di età fino a 17 anni compiuti;
2. con versamento della quota di iscrizione pari a € 15,00 per i maggiorenni.
Le fasce d'età fanno riferimento alla data di scadenza di presentazione delle opere.

ART. 4 I concorrenti possono partecipare con un massimo di due lavori per sezione.
Le poesie, redatte ciascuna in due copie di cui una sola sottoscritta e completa di dati anagrafici, indirizzo e recapito telefonico, unitamente alla scheda di partecipazione ed alla ricevuta di versamento della quota di iscrizione (da effettuarsi sul ccp n° 15197338 intestato al Comune di Pulfero con l'indicazione dell'oggetto "Partecipazione al concorso "Calla in poesia - arte senza confini") dovranno pervenire presso il Municipio del Comune di Pulfero entro il termine fissato annualmente dalla Giunta comunale.
Gli originali non verranno restituiti.
La scheda di partecipazione sarà approvata unitamente al Bando del Concorso.
Le opere potranno essere scritte sia in lingua italiana, sia nella lingua slovena che in quella prescelta per il concorso.

ART. 5 La commissione giudicatrice sarà composta da un numero di componenti variabile da cinque a sette. I componenti saranno nominati dalla Giunta comunale valutandone il grado di cultura, di conoscenza dei luoghi e della lingua prescelta per il concorso.
Le scelte della commissione giudicatrice sono inappellabili e verranno comunicate per iscritto a tutti i vincitori con la relativa motivazione.

ART. 6 I partecipanti cedono a titolo gratuito la pubblicazione dei testi o parti di essi su giornali, riviste o siti internet, con citazione dell'autore.

ART. 7 Le opere vincitrici e quelle segnalate dalla giuria verranno trascritte a muro o pirografate su tavolette lignee esposte sulle facciate delle case o strade comunali di Calla, così a creare un "percorso poetico" all'aria aperta, visibile a tutti.

ART. 8 La data esatta, il luogo della cerimonia di premiazione ed i relativi premi verranno individuati con delibera di Giunta comunale e resi noti tramite stampa locale e internet.
A tutti i concorrenti verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

ART. 9 Il Comune di Pulfero si riserva la facoltà di realizzare un volume antologico dell'iniziativa.

ART. 10 In relazione alla normativa sulla privacy, di cui alla legge 675/96 e D.Lgs.196/03 e successive modifiche ed integrazioni, i partecipanti acconsentono al trattamento, diffusione e comunicazione, anche a terzi, dei dati personali comunicati ai fini della partecipazione al concorso.
I partecipanti, inoltre, acconsentono a che i dati vengano utilizzati anche a fini di aggiornamento su iniziative che, in collaborazione con altri Enti, anche stranieri, verranno in futuro organizzate.
I partecipanti possono richiedere in qualunque momento la rettifica o la cancellazione dei propri dati comunicando questa volontà al Comune di Pulfero.

ART. 11 La partecipazione sottintende l'accettazione automatica del presente regolamento.

ART. 12 L'attuazione del presente regolamento, demandata alla Giunta comunale, ad eccezione della nomina della commissione giudicatrice, dovrà avvenire entro il 28 febbraio.

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE
(da unire al plico degli elaborati)
7° Concorso Internazionale di poesia inedita
“Calla in poesia – arte senza confini”

ANNO 2010
q   ITALIANO 1
q   SLOVENO 1
q   SPAGNOLO 1
Al Comune di Pulfero
via Nazionale, 92
33046  PULFERO (UD)
ITALIA

Il sottoscritto (nome) __________________ (cognome) ___________________________________
nato a ___________________________________________________ il _____________________
residente a __________________in via ________________________________________________
CAP ________________ Prov. __________ Stato _______________________________________
telefono ______________________________ cell: ______________________________________
e – mail _________________________________________________________________________
indirizzo della scuola o dell’eventuale circolo culturale/ricreativo di appartenenza ______________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________

Partecipa al concorso nella categoria 2
q alunni delle scuole elementari e medie inferiori;
q adulti e studenti di istituti superiori.

Trasmette n _________ elaborati q in copia cartacea
q in copia cartacea e in CD o floppy-disk
q via e-mail

Allega ricevuta del versamento della quota di partecipazione di € 15,00 3
q SI, in quanto maggiorenne
q NO, in quanto di età inferiore ai 18 anni.
Allega fotocopia di un documento di identità

Si autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 10 del regolamento di concorso


_________________________________
(luogo e data)
            FIRMA
            (anche per accettazione del regolamento del concorso)                               (firma del genitore in caso di concorrente minorenne)

            ____________________________________
NOTE:
1    Indicare la lingua prescelta (anche più d’una)
2   barrare la casella corrispondente;
3   barrare la casella corrispondente.
(da unire al plico degli elaborati)
7° Concorso Internazionale di poesia inedita
“Calla in poesia – arte senza confini”

ANNO 2010
• ITALIANO 1
• SLOVENO 1
• SPAGNOLO 1
Al Comune di Pulfero
via Nazionale, 92
33046 PULFERO (UD)
ITALIA

Il sottoscritto (nome) __________________ (cognome) ___________________________________
nato a ___________________________________________________ il _____________________
residente a __________________in via ________________________________________________
CAP ________________ Prov. __________ Stato _______________________________________
telefono ______________________________ cell: ______________________________________
e – mail _________________________________________________________________________
indirizzo della scuola o dell’eventuale circolo culturale/ricreativo di appartenenza ______________
________________________________________________________________________________
________________________________________________________________________________

Partecipa al concorso nella categoria 2
• alunni delle scuole elementari e medie inferiori;
• adulti e studenti di istituti superiori.

Trasmette n _________ elaborati • in copia cartacea
• in copia cartacea e in CD o floppy-disk
• via e-mail

Allega ricevuta del versamento della quota di partecipazione di € 15,00 3
• SI, in quanto maggiorenne
• NO, in quanto di età inferiore ai 18 anni.
Allega fotocopia di un documento di identità

Si autorizza il trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 10 del regolamento di concorso


_________________________________
(luogo e data)
FIRMA
(anche per accettazione del regolamento del concorso) (firma del genitore in caso di concorrente minorenne)

____________________________________
NOTE:
1 Indicare la lingua prescelta (anche più d’una)
2 barrare la casella corrispondente;
3 barrare la casella corrispondente.

News da Adele Desideri

Amici

vi ricordo che il 12 aprile Tomaso Kemeny, Francesco Napoli e Davide Rondoni presenteranno il mio nuovo libro di poesia Il pudore dei gelsomini (prefazione di Tomaso Kemeny, Raffaelli 2010) presso il Centro Culturale di Milano, Via Zebedia 2, il 12 Aprile, alle ore 20,45. Introdurrà l’incontro Camillo Fornasieri (in allegato la locandina).

Potete leggere - ancora in allegato -

*la recensione di Franco Dionesalvi a “Il pudore dei gelsomini”, pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria 22 febbraio 2010

*la scheda del libro, a cura di Franco Santamaria, pubblicata in www.modulazioni.it

Un augurio per una serena Pasqua, lieta con voi

Adele









Emilia Sirangelo su Storie minime di M.P. Ciancio

articolo pubblicato su «Apollinea», Rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino (diretta da Mimmo Sancineto), Anno XIII - n.6 nov-dic 2009
scheda del libro qui



sabato 27 marzo 2010

Dickinson e Pozzi a Milano 8 aprile

Bando Mezzago scad. 31 marzo

UNA PIAZZA PER LA POESIA Napoli, Piazza del Plebiscito 26-7 marzo

Napoli. Libreria Treves. Una piazza per la poesia. Momenti da non perdere.

Napoli, Piazza del 
Plebiscito

mercoledì 24 marzo 2010

Città perdute (nuovo capitolo del romanzo in versi)




Città perdute





Se si insegnasse la bellezza alla gente
si fornirebbe un’arma contro la rassegnazione,
la paura e l’omertà.”

Peppino Impastato





***
                                     

Un giorno di papaveri nei campi,
di pappi nell'aria di neve
e Anna – nome da partigiana Rosa,
non voleva essere una donna
della famiglia fascista:
balzando tra i castagni ha visto
montagne abbandonate e boschi
dimenticati anche dai funghi.
Di cascine solo agriturismi,
Buffalo Grill e Road House:
periferie come Togliattigrad
e puttane alle stazioni di servizio.
Fiulin s'è sporcato le scarpe di fango
senza un passo che consumi le suole
in un'epoca da Basso Evo
-  senza esser stato Impero -
Teresa come in Georgia
e la nostalgia nei capelli:
l'odore delle margherite la domenica
si confonde tra crema e aroma.


***
                   

Trivelle bucano la terra nel parco:
animali fuggiti dalle selve, api e farfalle migranti.
Si raschia il barile tra sacchi di polistirene,
discariche di capibastone e la chiameranno
Petrol Valley... Business... Economy.
Non rimarrà nemmeno una goccia
per lavarsi le dita luride: la rugiada scivolerà
nell'odore d'erba calpestata.
L'Enrico urlerà festante nel paese silente
dove contano le tasche tronfie e il viso
ben truccato tra gru a squarciare travi.
Era un cimitero di campagna secoli fa:
si racconta di soldati francesi seppelliti senza nome,
accanto ciminiere e tangenziali.
Le ragazze si abbrustoliscono al primo sole
di cosce e stivali all'aria e Teresa e Fiulin
tra scaffali Ikea e stanze d'arredare;
il sapore delle sere fiorite di maggio tra un the
in giardino e le campane domenicali
sfiorando il viso di luce.


***


                      
L'Andrea quasi non dorme la notte
per una carezza saltata e amaro tra amici:
“A me il cinema a lui il sesso!”
Scendevano da tutta la valle a mostrare
i frutti della terra – nella fiera di primavera –
formaggi, salumi, vacche e maiali ingrassati:
a volte trovavi un mago per bambini
o un alchimista di elisir;
Fiulin e Teresa in una locanda fine Ottocento
e menù fisso prima che il vento dei Balcani
scompigli le bancarelle.
Sono fuggiti in collina per evitare rastrellamenti
e granai bruciati: tabernacoli per pregare
la fine della guerra.
L'Emilio lascerà la metropoli mentre spuntano
ciliege sui rami e dal balcone non sente mai
rondini o il profumo di miele delle sere;
forse lo manderanno in una scuola di campagna
alle prime nebbie d'autunno.


***
                                       

Giovannino – Nino per gli amici,
ha cominciato cantando sdolcinato
in pizzerie di quartiere... matrimoni dei boss:
eletto al parlamento in un collegio blindato,
voti di scambio e spumante con Maria
-       Miss gambe lunghe depilate, col seno rigonfio
e una gabbia climatizzata per i canarini.
L'Emilio con le sue nevrosi da romanzo mitteleuropeo,
con la Pasionaria a carezzargli la testa.
Teresa e Fiulin tra le lapidi ai caduti immerdate
di piccioni e svastiche tra vie Gluck di condomìni
e palazzi neoclassici abbandonati, persiane marcite
che a pochi passi si sentivano le rane di sera;
un vento senza alberi sradica capannoni e grondaie,
strade allagate di spiagge spianate da nuove stagioni.


***
                           

Il dottor Saverio mai avrebbe fatto il medico:
uno studio avviato... il padre uno dei migliori...
l'hanno incastrato con la valigetta zeppa di soldi,
una Mercedes luccicante abbronzato dalle Mauritius.
Era davvero bella – dicono – fino agli anni Settanta,
poi la droga, il terrorismo ma ancora perdersi
in banconi profumati di verdura,
pesce scaricato coi camion dalla costa.
Marceranno con la camicia cachi, saluti romani
pronti a bastonare all'occorrenza.
Guido – lo stesso nome del nonno partigiano,
suo padre vent'anni di galera per banda armata,
l'hanno intercettato con volantini a cinque punte
e un mitra da comunista combattente.
L'odore di temporale dalle campagne
prima che l'acqua tracimi le fogne schiumanti
e Teresa nel volo d'un'altra stagione
che non tornerà in un fruscio di vento.


***

Chiese sconsacrate senza una messa,
un parroco, si sgretoleranno
d’un vento caldo tra nuovi minareti;
nelle alcove segrete si sussurra
d’un cardinale con la passione
per le ragazzine e di benedire soldi sporchi:
è morto nel suo letto ottuagenario
riverito fino all’ultimo.
Scendono i lupi a valle, ai bordi delle strade
si sente l’ululato che spaventa i bambini;
al passaggio delle truppe aragonesi
i contadini nascosero le forme nelle grotte
e ora è una prelibatezza DOP.
Teresa tra strade un tempo paese,
pasticcerie di quartiere con il profumo
ancora caldo, non lontano da un cimitero
tra le case: domani partirà mentre Fiulin
assapora pulenta pastissada
e pioggia velata che trasuda di stagione.



***

La bassa pressione – voluta da tutti,
è arrivata con l’acqua d’autunno,
maglioncini, risotti e l’Emilio
ancora non sa se tornerà a casa
nel letto di quando era bambino.
L’Andrea nella nuova antica casa,
nella cucina anni Sessanta steso
sul divano dopo una giornataccia
attende la sua bimba ai primi scrosci.
Il Gino – fatta la guerra in Albania,
la tessera da repubblichino «Propri no!»:
l’hanno portato in Germania
e al ritorno non era più lui.
 È morto di polmonite due giorni prima
della cresima del figlio.
Teresa ascolta Fiulin in quel cortile
tra statue e fuochi di festa paesana;
delle torri poche sono rimaste,
proprio mentre un poeta moriva:
«Un incidente… è stato solo un incidente!»


***

Sfilano semimodelle Made in Italy nella piazza
dove – pare ieri – sfilavano staffette e partigiani:
la signora Luna la città non la riconosce più,
troppi anni per emigrare.
Navi – cariche di clandestini – affondano
nel mare di Ulisse, Enea e spuntano barconi
d’uranio davanti alle coste della Magna Grecia.
L’Andrea si perderà in fantasie strampalate
ma poi a casa rivedrà Marika per una cena speciale.
mentre l’Enrico cerca un’altra donna
per appiccare fuochi d’autunno.
Teresa scatta foto in un quadro romanico,
nello struscio domenicale di vetrine e pasticcerie:
il profumo di mosto portato lontano dal vento.
Gratta i suoi numeri la vecchina sul bus,
l’ultima emozione
tanto tra poco se ne andrà al Creatore.


***

Lo chiamavano il Ras delle risaie
al slongariss anca l’acqua:
hanno coinvolto la moglie in tangenti,
roba da Prima Repubblica – dicono.
L’Enrico luvräme n negher
e il sabato pomeriggio a guardare
partite di Subbuteo in attesa della domenica.
Teresa pedala su un letto di foglie
in quartieri che mutano pelle:
paiono quasi belli tra mercatini contadini
e odori di dolci dei morti.
Per un giorno dimenticare fondi neri,
fabbriche delocalizzate, sub-sub appalti,
giornalisti uccisi scavando la verità
e squadrismo mediatico,
come fosse un giorno d’autunno
di bambini all’uscita da scuola.


***

Accanto alla necropoli fenicia
– la più grande del Mare Nostrum,
sorgeranno nuove palazzine
e una super strada a impolverare
antiche pietre di civiltà.
Jenny per una po’ di bamba la dà
nel cesso del liceo,
come Eros – pusher della classe,
una pippata prima dell’interrogazione.
L’Enrico sotto la pioggia battente
con le sue bancarelle domenicali
parla con il Nando
Scrüsi’me’l pâ’d mèlga,
che nessuno ascolta più,
memoria storica di tutto il borgo.
Sbuffa l’auto su tornanti di nebbia
tra le luci dei paesi, cantando
dopo una tortellata d’autunno,
Teresa e Fiulin nel buco della notte.



***


La spiaggia romana con pineta
- vista discarica, è una colata di palazzi
con antiche strade tra ville abusive;
di civiltà ai confini dell’Impero
rimangono colonne sbriciolate dalla sabbia
e dune costruite dal vento.
Mauro era un bambino violento,
picchiava anche a pallone:
ha ucciso il padre per legittima difesa
a bottigliate sul cranio.
Massimo – diversamente abile dalla nascita,
a quarant’anni gira di notte col triciclone
per le strade tra auto sfreccianti
e la radiolina a tutto volume:
«Sogna ragazzo sogna…»
Tisana di timo al ritorno dalle nebbie:
lì c’erano paludi, ora lumi d’inceneritori
e Outlet fino ai boschi e accanto
pascolano pecore prima dell’inverno.





Luca Ariano (1979) vive tra Vigevano e Parma. Sue poesie sono apparse su riviste e siti e antologie tra cui Oltre il tempo e La coda della galassia (2005). Nel 2005 è uscita la raccolta Bitume d'intorno, con prefazione di Gian Ruggero Manzoni, per le Edizioni del Bradipo di Lugo di Romagna. Nel 2008 cura con il poeta Enrico Cerquiglini l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata (Udine: Campanotto, 2008). Nel 2009 sono state pubblicate altre sue poesie nell’antologia curata da Chiara De Luca (Nella borsa del viandante, Fara, 2009) sempre tratte dal suo romanzo in versi. Altre poesie sono state pubblicate nell’antologia di poeti civili Pro/Testo curata con Luca Paci (Fara, 2009) e presentata anche a Barcellona. È appena uscita, per le Edizioni Farepoesia, la raccolta Contratto a termine.

Premiazione Turoldo 2010

martedì 23 marzo 2010

Giovanna Fozzer: Sette lettere a Enzo

Edizioni L'Arca Felice, 2009


POGGIO PRATONE COME IL MONT VENTOUX


   Pensieroso e sportivo, Francesco Petrarca scala il Mont Ventoux, osserva il paesaggio sottostante, Rhodanus ipse sub oculis nostris erat, e inaugura l'uomo moderno sostituendo alla pretesa visione oggettiva del mondo i dubbi e le inquietudini dell'analisi introspettiva: spectaculo liberiore permotus, in me ipsum interiores oculos reflexi. Dal più domestico Poggio Pratone, dal quale mi dicono si osserva la visione di Firenze, Giovanna Fozzer compie la medesima operazione (Sette lettere a Enzo, Edizioni l'Arca Felice, 2009). La comparazione mi viene per associazione mentale inconscia, della quale sempre mi fido. Non si tratta di sapere se l'associazione sia esatta o gratuita; l'inconscio, in quanto tale, è legittimato ad essere, indipendentemente dal suo fondamento razionale.  Quando compare, e si registra, è tuttavia doveroso provare a spiegarlo razionalmente.
   Il carteggio epistolare in poesia di Giovanna Fozzer è indirizzato ad Enzo Agostino, grande e schivo poeta calabrese (Gioiosa Jonica 1937-2003), portato alle stampe dalla stessa Giovanna. La produzione di Agostino comprende due titoli: Coccia nt'o' gramoni (Edizioni Polistampa, 2003) e, postumo, Inganni del tempo (Idem, 2004). Nel maggio 2008 il poeta di Gioiosa Jonica è stato celebrato da un convegno di studiosi organizzato ad Arcavacata di Rende dall'Università della Calabria, a quanto ho capito essendo la stessa Fozzer motrice principale dell'iniziativa. Gli atti del Convegno sono raccolti in volume a cura di un giovane studioso, Francesco Piluso (Per Enzo Agostino, Edizioni Polistampa, 2009).  
   Del forte legame intellettuale ed emotivo che legava Giovanna ad Enzo posso riferire per esperienza diretta. La Fozzer era presente a un convegno calabrese organizzato da Francesco Graziano per “Il Filorosso”, non ricordo l'anno ma Enzo Agostino era scomparso da poco. Giovanna raccontava d'essere impegnata nella raccolta del materiale inedito lasciato dall'amico. Ascoltava tutti i relatori con interesse e cortesia, tornando poi sull'unico argomento per lei vitale in quel periodo, come dire che tutti i convenuti erano degni d'attenzione, però insomma Enzo Agostino era un'altra cosa.
   Con Sette lettere a Enzo Giovanna propone tre differenti relazioni dialettiche: la prima, puramente fittizia dal momento che il destinatario del messaggio non è in grado di ascoltare, è la relazione Fozzer/Agostino; la seconda, connaturata all'atto stesso di scrivere toccando la corda dei sentimenti ovvero dell'ascolto di sé, è la relazione Fozzer/Fozzer; la terza, implicita nella destinazione del messaggio al pubblico, è la relazione Fozzer/consorzio umano.

   La relazione Fozzer/Agostino.  Il dialogo con una persona cara e defunta procede, da sempre, così: chi ricorda parla; chi è ricordato risponde con le frasi pronunciate in vita, che la memoria del  ricordante ripete. Giovanna accarezza le espressioni verbali dell'amico: tu dicevi così, si ricorda e gli ricorda, citando le frasi di Enzo relative al senso della vita e del tempo. Il male non è lo scorrere del tempo, dice Giovanna perché così Enzo diceva, il male è il tempo agglomerato nella clessidra, il tempo che non scorre. E tu invece, Enzo, conoscevi il senso diacronico del tempo, dalla bellezza classica alla perfetta gioventù di qualunque dio greco, fino al tempo dell'oggi che è già premonizione del tempo di domani che non ci sarà, il tempo della clessidra vuota. Nella splendida lettera 5 (COLCHICI) il senso della relazione fra i due consiste in un patto di comunione intellettuale ed etica: l'auto condanna volitiva ad una percezione ragionata, un “non lasciarsi completamente andare” come condizione per essere, veramente, “padroni” della percezione. Giovanna Fozzer, per come la conosco, è invece persona di percezione irruente. Enzo è il suo maestro di stoicismo: senti, ma non lasciarti trascinare. I maestri, però, sono introiettati sempre con frange caratteriali dell'allievo che li ricorda. E infatti Enzo, maestro stoico, nella relazione raccomanda misura a Giovanna con un calore che trascende il ragionamento, ovvero lasciandosi andare. Sono, fortunatamente, le contraddizioni della tenerezza.

   La relazione Fozzer/Fozzer. Al rapporto dialogico segue il rito della memoria dedicatoria. Questo ho appreso parlando con te, questo che ho appreso a te dedico: il colloquio con il defunto ha senso, per Giovanna e per tutti, quando si riconosce al defunto una presenza, affettiva e normativa, in ciò che la persona memore “è”, rispetto a ciò che “è stata”, appunto in virtù dell'insegnamento che dalla persona scomparsa ha introiettato. Giovanna interrompe il colloquio diretto per affidarsi al ricordo introspettivo, non ciò che Enzo ancora le dice, ma ciò che di Enzo è presente in lei nella sua attitudine di proporsi al mondo. L'ascolto di sé ha come scenario la collina da cui, fra veli di nebbia della primavera imminente, appena intravede Firenze in luogo della Provenza, e la Sieve o l'Arno in luogo del Rodano. Poggio Pratone come il Mont Ventoux.
   La sesta lettera a Enzo:

PRATONE

Strada ghiacciata per il Pratone
vento teso che asciuga
(siberiano, dicono).
Risalgo a cercarti – traccia e anima –
nel biancore della ghiaia
nei ginepri – le bacche infine mature –
nei quercioli rugosi delle foglie ostinate,
nella pena del cipresso seccato
dal bifido vertice fitto di coccole morte
solitarie contro il cobalto del Nord.
Al filo del crinale
tutto spogliato è il querciolo solo;
grigio intrico pungente, lungo i sentieri,
i biancospini in attesa.

Sono sinusoidi le eleganti linee d'acqua
nel fango ghiacciato tra erba e ghiaia?
E sotto, una bolla d'aria vaga inquieta,
come l'antica, severa, inarrestabile
livella del muratore.

E' un vento parlante
quello che passa sui visi, non forte
sfiorando gli orecchi. Parla di te?
Per te calpesto i lisciati pietroni
(romani, medievali?) del tratturo
che affiora alla curva sommità del monte:
d'improvviso non è più pietra, alla cima,
ma torna verde cupo d'erba
bagnata dalle piogge.

Veduti dal colmo quassù nel sole,
l'Est e il Sud (la Sieve? L'Arno?)
sono solo veli di nebbia
e fumi d'erba bruciate – primavera ventura.

E ancora posso, scendendo, dedicarti
qualche bacca rosso-brunita,
qualche ramo di rosa canina,
le sue spine nel vento.

E quando mi volgo, breve apparizione
sopra i pini, lo scuro volo massiccio
d'un grande volatile ali stondate.

Fratello tuo, Falco?

   Nella simbologia culturale, dalla smorfia alla psicoanalisi, gli uccelli sono significanti di ambigua fascinazione, creature di terra (ove pongono il nido) e di cielo, appetito e volo, natura e trascendenza. Non per nulla, dalla qualità e direzione del volo gli auguri indovinano il destino dell'uomo. Il falco, leggero e rapace, è segno culturale di aggressività trascendente, angelo e demonio, artiglio di Dio sulle cose del mondo. Giovanna dal Poggio osserva la nebbia terreste, quando sopra i pini compare brevemente il volo dell'uccello rapace. Essendo in preghiera, perché tale è l'ascolto della propria autenticità (in me ipsum interiores oculos reflexi), per necessario meccanismo del cuore esegue fulminea l'identificazione proiettiva: il falco sopra i pini è il fratello del Falco, è il Falco medesimo. Falco, mi ha spiegato a voce Giovanna, è il nome da lei conferito ad Enzo Agostino. Rispetto al quale, continua a spiegare, nel gioco delle reciproche comparazioni Giovanna era un uccello bianco dal volo elegante, credo abbia detto Gabbiano ma non ne sono sicuro, in ogni caso Gabbiano va benissimo. Andava bene anche Colomba, se è per questo: il Falco e la Colomba. Nelle identificazioni proiettive, la Fozzer definisce la caratterialità di Agostino (il Falco), nello stesso tempo definendo se stessa per complementarità degli opposti (il Gabbiano). Si tratta di un processo psicologico consueto: difficilmente riconosciamo noi stessi in quanto “uguali” a un altro, più spesso ci riconosciamo in quanto “diversi”.
   Giovanna Fozzer, del gabbiano, ha effettivamente l'attitudine, per chi la conosce, di osservare le cose a volo e dall'alto, volteggiando su di esse con superiore eleganza: nei gesti e nella parola, quando scrive. Come il gabbiano, è però un animale libero: non l'ho mai sentita pronunciare una parola di convenzionale mediazione riguardo a faccende che non le garbano; verso le quali, casomai, usa di consueto l'arma di un'ironia a volte compiaciuta, a volte epigrammatica. Tutto sommato, Giovanna è un gabbiano che ha cuore di falco. Nel definire se stessa per qualità complementari al Falco, credo abbia ammirato in lui l'attitudine che manca al gabbiano: l'occhio sanguigno sul mondo, la picchiata d'assalto, il combattimento. Quando forse Agostino, a giudicare dal colloquio che intrattiene con lei nelle lettere (il mito classico della bellezza; la misura; il distacco osservante) era al contrario un falco con cuore di gabbiano.
   Ma discorro un po' così, per amore di pignoleria: il lavoro introspettivo, per essere rappresentato, ha bisogno di semplificazioni espressive (il falco; il gabbiano) la cui aderenza al vero è accessibile soltanto al facitore d'opera.

   La relazione Fozzer/consorzio umano. Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono (sappiate) che quanto piace al mondo è breve sogno. Petrarca, dalla cima del Ventoux, manda ai posteri un messaggio per la verità vertiginoso: da falco, appunto, che però ammonisce a non picchiare verso il basso alla ricerca di prede terrestri. Giovanna Fozzer, dalla cima del Pratone, più modestamente rende note le lettere a Enzo al pubblico ristretto dei compagni di viaggio in poesia. Il volume, numerato in 199 esemplari e corredato da due dipinti fuori testo di Sergio Rinaldelli, è senza indicazione di prezzo, ovvero destinato ad essere distribuito ai soli addetti ai lavori.
   La settima e ultima lettera a Enzo:

ORECCHIO ASSOLUTO

Tu che tutto coglievi
ogni suono, ogni idea
con fulminea grazia
facendolo tuo
(poiché già era tuo)

nei tuoi versi, nei pensieri, nelle lettere

Tu
che il Poggio Pratone non salisti mai
ma trovasti cantato in certi piccoli versi

Oggi che dopo tanto vi ritorno
questo culmine, visione d'orizzonte totale
dedico a te
al tuo alto dei cieli (che mai negasti)

Nel silenzio autunnale opposto
a zirli trilli gorgheggi di primavera
sotto un volo di rondini tardive e senza canto

Tu
ritorni ancor più
nella mente che abiti sempre.

   Il Falco è nell'alto dei cieli, mai negati seppure, sembra di capire, mai pronunciati invano. L'introspezione è spazio di libertà, l'uomo definisce se stesso e si affranca dal giudizio altrui. L'io che si riconosce è in grado di formulare in modo autonomo e convinto la propria visione del mondo. Soprattutto osservando l'orizzonte totale dal culmine del Poggio. L'introiezione affettiva conclusa (vola, Falco: tu sei nella  mia mente) orienta lo sguardo di Giovanna, spectaculo liberiore permota, non più dal cuore alla terra, ma dal cuore al cielo. Ove, nell'autunnale silenzio, non corrono falchi o gabbiani, ma solo il volo tardivo e senza canto delle rondini. Beati gli umili, perché di essi è il regno dei cieli.
   Di essi è anche la poesia, se è per questo.

La poesia siciliana di Nino Pino Balotta

lunedì 22 marzo 2010

Matteo Fantuzzi su Contratto a termine di Luca Ariano

articolo pubblicato su «La Voce di Romagna» del 22-3-2010

per acquistare il libro v. qui
recensione di Arianna Torelli qui

POESIAPRESENTE2010


Quarta stagione di poesia contemporanea

PoesiaPresente (www.poesiapresente.it), stagione poetica giunta alla quarta edizione, propone due serate ad ingresso libero con ospiti internazionali al TEATRO FILODRAMMATICI di Milano il prossimo 29 marzo e 19 aprile.

La poesia al Filodrammatici indica nuove ricerche internazionali, dall’Italia all’Iran passando per la Svizzera e gli Stati Uniti, è atto di trasformazione personale e sociale responsabile, è vita che si fa presente, si fa dono.
Laddove il tessuto sociale è strappato la poesia può compiere qualcosa di più che rattoppare l’incuria e l’inerzia, può rammendare con decoro; può tirare fili e avvicinare culture distanti, intrecciare l’umanità con la dignità, l’arte con la cura, affinché “la cura del debole sia della nostra forza la misura”.

ALLEGATI:
comunicato stampa (.doc) FOCUS serata di lunedì 29 marzo
locandina 29 marzo
foto ospiti internazionali 29 marzo (Robert Viscusi, Ziba KarbassI)

Lunedì 29 marzo ore 21.00 – INGRESSO LIBERO -
MILANO, Teatro Filodrammatici (via Filodrammatici 1 – MM Duomo Linee 1 e 3)

POESIA BUONA COME IL PANE
Robert Viscusi (USA) “Ellis Island” [video di Luca Fantini]
Ziba Karbassi (IRAN) (traduzioni di Cristina Viti)
Andrea Inglese (Italia) “La distrazione”
Alfie Nze (Nigeria/Italia) (performance)

INFO: www.poesiapresente.itinfo@poesiapresente.it - tel. 340.2880586

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Programmazione Poliedrica in Romagna

ASSOCIAZIONE CULTURALE POLIEDRICA
con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, Politiche Europee e Rapporti Internazionali, dell’Assessorato al Decentramento e dell’Assessorato alle Politiche di Welfare del Comune di Forlì

Venerdì 26 marzo - ore 18,00
Boulevard Cafè - V.le V. Veneto - Forlì
GUIDO PASSINI presenta IO, LEI E LA ROMAGNA
Un viaggio intimo che oltrepassa il proprio io, la malattia, fino ad esplodere nell'amore
Introduce MARCO VIROLI

Giovedì 8 aprile - ore 21,00
Fabbrica delle Candele - Forlì
"IL MESTIERE DI SCRIVERE/IL PIACERE DI LEGGERE" Incontri per conoscere la scrittura attraverso i linguaggi del nostro tempo
Letture di MARCO VIROLI e dei poeti gallesi EURIG SALISBURY e HYWEL GRIFFITHS (tradotti da ANDREA BIANCHI e SILVANA SIVIERO)

Venerdì 9 aprile - ore 17,15
Biblioteca Malatestiana - Cesena
MARCO VIROLI presenta
“SIGNORE DI ROMAGNA. Le altre leonesse.”
(Soc. Ed. Il Ponte Vecchio - Cesena).
Interverranno ROBERTO CASALINI e GABRIELE ZELLI

Giovedì 15 aprile - ore 21,00
Fabbrica delle Candele - Forlì
"IL MESTIERE DI SCRIVERE/IL PIACERE DI LEGGERE" Incontri per conoscere la scrittura attraverso i linguaggi del nostro tempo
Letture di STEFANO LEONI e MATTHIAS POLITICKI (tradotto da GIOVANNI NADIANI)

Sabato 24 aprile - ore 18,00
c/o Sala Circoscrizione n. 2 - Via Curiel - Forlì
in collaborazione con La Rete Magica onlus
Amici per l'Alzheimer e il Parkinson di Forlì
MANUELA VALLETTI GHEZZI presenta il libro
“PAPÀ MI PORTAVA IN BICICLETTA”
E' vero che i malati di Alzheimer non capiscono, non amano, non riconoscono? Il lettore scoprirà che non è così e che la chiave di volta per riuscire a comunicare con loro è l'amore. I malati di Alzheimer sono persone e la vita, anche parziale, che sono costretti a vivere, è un bene prezioso che va preservato fino alla fine.
Introduce Guido Passini

Venerdì 30 aprile - ore 18,00
Centro Culturale San Francesco
Via Marcolini, 4 - Forlì
Sandra Evangeslisti, Marco Viroli e Guido Passini
presentano il poeta forlivese
DAVIDE RONDONI e il suo ultimo libro:
“PER LEI E PER TUTTI.
Appunti su Dante. E Beatrice” (Ed. Meridiana)


Sabato 8 maggio - ore 17,30
Saletta Banca di Forlì - Via Bruni, 2 - Forlì
SANDRA EVANGELISTI presenta
“INTANTO TUTTO PROCEDE”
(Edizioni del Leone, 2010)
Un viaggio attraverso la realtà in divenire, guidato dalla forza dell'amore e della poesia.
Introduce GUIDO PASSINI

Sabato 15 maggio - ore 18,00
Centro Culturale San Francesco
Via Marcolini, 4 - Forlì
STEFANO LEONI presenta
“BASSE VERTICALI” (Ed. Kolibris - Bologna)
Con la partecipazione dell’editore Chiara De Luca e del poeta Luca Ariano

Venerdì 21 maggio - ore 18,00
Centro Culturale San Francesco
Via Marcolini, 4 - Forlì
Omaggio a GIULIANO MISSIRINI
Pochi giorni prima della sua scomparsa, Giuliano Missirini affidò ad Andrea Brigliadori una raccolta di poesie, pubblicata postuma sulla rivista culturale romagnola “CONFINI” (aprile 2000): nel 10° anniversario della sua morte ne viene proposta la lettura.
Recital a cura di ANDREA BRIGLIADORI

Venerdì 28 maggio - ore 18,00
Centro Culturale San Francesco
Via Marcolini, 4 - Forlì
In collaborazione con Cultura e Progetto
PIER PAOLO PASOLINI: “LA DISPERATA PASSIONE”
Una suggestiva colonna sonora e l’accompa-gnamento serrato di immagini e filmati, arricchiscono e approfondiscono la lettura a due voci che si addentra nei nodi profondi della vita e dell’opera di Pasolini, dai tormenti privati alle polemiche pubbliche, dai diari intimi alla tragica morte, 35 anni fa.
Selezione e letture di ANDREA BRIGLIADORI e DENIO DERNI

Martedì 15 giugno - ore 18,00
Centro Culturale San Francesco
Via Marcolini, 4 - Forlì
RINA FIUMANA GODOLI espone
INAUGURAZIONE mostra fotografica sul tema dei FIORI abbinata a letture di poesie dell’autrice stessa