Rosa Elisa Giangoia è insegnante,
esperta di letteratura italiana, latina e greca, scrittrice e saggista. Ha
pubblicato manuali scolastici, romanzi e poesie. Di recente ha anche pubblicato un librettino molto minuto
che può stare dentro la tasca di
un jeans, dal titolo Appunti di poesia. Ho pensato a lungo al motivo per
il quale la nostra Rosa Elisa Giangoia
sia stata spinta a mettere
su carta questo grazioso saggio stampato nel 2011 per i tipi di
Fara Editore: una raccolta di meditate riflessioni sia sulla
poesia e sia sull’essere poeta oggi.
Credo che ogni scrittore dopo un
cammino culturale intenso e non indifferente in campo Nazionale, come la
nostra Giangoia, prima o poi debba
giungere a simili conclusioni: cioè fare ‘mente locale’ sul proprio viaggio esistenziale e
culturale e sui motivi fondamentali dei perché della scrittura, del suo esistere nel fare arte e
letteratura e del suo
fallito potere di educatrice. Appunti di poesia risulta essere una sorta di diario nel quale vengono annotate varie e svariate osservazioni su poesia e scrittura, venute fuori sia indagando sé stessa
che impelagandosi nella scrittura degli altri… È attraverso questo irrequieto punto
di osservazione che sono nate fin dall’antichità molte opere ancora attuali scritte da grandi geni
dell’anima umana quali Platone, Aristotele o da poeti e pensatori più vicini
a noi: Giovanni Pascoli e il suo Fanciullino, sempre
attuale… Come attuale e di recentissima uscita Scrivere poesia. Essere poeti di Daniele
Giancane: anche qui lo scrivente è un poeta attento alle tematiche della poesia e
agli eventi umani e culturali che lo coinvolgono. Nel 2000 è uscito per i tipi
della Bastogi editrice La dinamica del comprendere Dall’ispirazione al testo, coautori
Maria Grazia Lenisa e Francesca Alunni, un saggio che mette in luce motivi
e meccanismi che spingono l’uomo
ad avvicinarsi e trovare nido nella poesia. D’obbligo va ricordato Luciano
Anceschi il quale ha dedicato una
vita intera alla poesia come studioso-critico e come poeta che in uno dei suo saggi forse più noto tenta di spiegare “Che cos’è la poesia”.
Poeti come Nicola
Gardini che si cimentano nell’ardua impresa di illustrare Come è fatta una poesia? o come si riconsce
Osserva Giangoia: “Il limite invalidante della poesia è la descrizione fine a sé stessa: il poeta deve guardare le cose, ma non può limitarsi descriverle, perché deve andare con il suo occhio oltre la loro parvenza, in quanto il compito della poesia è attraversare le cose per dare il senso delle cose stesse e quindi della vita ” (pag. 57). Molti sono i saggi che vanno letti e riletti e mai portati in cantina. Rosa Elisa Giangoia mette in evidenza nella sua bibliografia un lungo elenco di opere importanti apparse negli ultimi 40 anni di notevole influenza per lo studio e per la riflessione sulla poesia. Sulla poesia non si finirà mai di tentare di spiegare, decifrare, codificare che cos’è, da dove viene e perché avviene. In ogni secolo della storia non c’è stato filosofo, critico, psicologo o poeta o altri ancora che non si sia cimentato a ‘spiegare’ il fenomeno poesia, Il quale pare precedere l’esordio della scrittura. I primi trattati di scienza e di filosofia e di religione pare siano stati scritti in poesia o in linguaggio poetico. Anche nelle vicende storiche, politiche e militari gli scrittori del passato hanno usato la poesia o la carezza del suo linguaggio. Cosa che tutt’ora fanno la pubblicità, il cinema, la televisione, le canzoni… “La poesia ha tanti voci: è duttile, malleabile, accoglie e regala, viene da lontano e si apre con disponibilità alle voci del dire, secondo desideri, gli orientamenti, le aspettative e le urgenze esistenziali dell’uomo nel tempo del suo vivere” (pag. 43).
Per il fatto che ogni tanto qualche autore prenda coscienza e metta per iscritto la sua dichiarazione d’amore verso la poesia o i perché della poesia è sempre un fatto nobile e importante perché c’è sempre bisogno di apportare ossigeno o angolature nuove e di ricerca verso questo sconfinato e misterioso mondo: antico e sempre nuovo e ricco di novità. “La novità della poesia è dire in modo nuovo l’eterno e più profondo sentire dell’uomo” (pag. 19). Ogni autore si è espresso secondo una sua analisi: c’è chi si sofferma troppo su gli strumenti tecnici retorici, chi sull’aspetto filosofico, chi sul valore spirituale e metafisico, chi esprime le sue esperienze il suo rapporto e il suo trasporto, chi tenta disperatamente di condensarla teorizzandola.
RosaElisa Giangoia in Appunti di poesia ha espresso le sue visioni, le sue esperienze dei suoi viaggi sul fare e sentire la poesia, poiché fra quelle pagine vi è il sangue dell’anima della nostra Rosa Elisa Giangoia. Si tratta di un libro scritto non per aspiranti poeti o poeti affermati, ma per chi ama la poesia e ama percorrere i suoi viali di illuminante attrazione. È un libretto che è stato scritto per tutti: per chi si è appena innamorato della poesia, divino contenitore di tutte le arti, e chi invece ci lavora da tanti anni. “La poesia è quindi un lavorare sulla lingua per esprimere emozioni. Su questo c’è sostanzialmente accordo, mentre più problematica è la questione del lavorare sulla lingua” (pag. 64).
Osserva Giangoia: “Il limite invalidante della poesia è la descrizione fine a sé stessa: il poeta deve guardare le cose, ma non può limitarsi descriverle, perché deve andare con il suo occhio oltre la loro parvenza, in quanto il compito della poesia è attraversare le cose per dare il senso delle cose stesse e quindi della vita ” (pag. 57). Molti sono i saggi che vanno letti e riletti e mai portati in cantina. Rosa Elisa Giangoia mette in evidenza nella sua bibliografia un lungo elenco di opere importanti apparse negli ultimi 40 anni di notevole influenza per lo studio e per la riflessione sulla poesia. Sulla poesia non si finirà mai di tentare di spiegare, decifrare, codificare che cos’è, da dove viene e perché avviene. In ogni secolo della storia non c’è stato filosofo, critico, psicologo o poeta o altri ancora che non si sia cimentato a ‘spiegare’ il fenomeno poesia, Il quale pare precedere l’esordio della scrittura. I primi trattati di scienza e di filosofia e di religione pare siano stati scritti in poesia o in linguaggio poetico. Anche nelle vicende storiche, politiche e militari gli scrittori del passato hanno usato la poesia o la carezza del suo linguaggio. Cosa che tutt’ora fanno la pubblicità, il cinema, la televisione, le canzoni… “La poesia ha tanti voci: è duttile, malleabile, accoglie e regala, viene da lontano e si apre con disponibilità alle voci del dire, secondo desideri, gli orientamenti, le aspettative e le urgenze esistenziali dell’uomo nel tempo del suo vivere” (pag. 43).
Per il fatto che ogni tanto qualche autore prenda coscienza e metta per iscritto la sua dichiarazione d’amore verso la poesia o i perché della poesia è sempre un fatto nobile e importante perché c’è sempre bisogno di apportare ossigeno o angolature nuove e di ricerca verso questo sconfinato e misterioso mondo: antico e sempre nuovo e ricco di novità. “La novità della poesia è dire in modo nuovo l’eterno e più profondo sentire dell’uomo” (pag. 19). Ogni autore si è espresso secondo una sua analisi: c’è chi si sofferma troppo su gli strumenti tecnici retorici, chi sull’aspetto filosofico, chi sul valore spirituale e metafisico, chi esprime le sue esperienze il suo rapporto e il suo trasporto, chi tenta disperatamente di condensarla teorizzandola.
RosaElisa Giangoia in Appunti di poesia ha espresso le sue visioni, le sue esperienze dei suoi viaggi sul fare e sentire la poesia, poiché fra quelle pagine vi è il sangue dell’anima della nostra Rosa Elisa Giangoia. Si tratta di un libro scritto non per aspiranti poeti o poeti affermati, ma per chi ama la poesia e ama percorrere i suoi viali di illuminante attrazione. È un libretto che è stato scritto per tutti: per chi si è appena innamorato della poesia, divino contenitore di tutte le arti, e chi invece ci lavora da tanti anni. “La poesia è quindi un lavorare sulla lingua per esprimere emozioni. Su questo c’è sostanzialmente accordo, mentre più problematica è la questione del lavorare sulla lingua” (pag. 64).
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