mercoledì 1 giugno 2011

Su Appunti di poesia di Rosa Elisa Giangoia


FaraEditore, 2011 
recensione di Vincenzo D'Alessio
   Avete letto libri interessanti in questi anni? Per me ne ho letti tanti e non mi basta la lettura se non riesco a mettere sulla carta la forza che n’è scaturita. Quasi tutte le occasioni, brutte o serene del mio vivere, mi hanno visto legato,  dopo, ad una attenta lettura: il libro che avevo scelto era quello che desideravo leggere.
  Il piccolo manuale di critica poetica di Rosa Elisa Giangoia, Appunti di poesia, reca come sottotitolo: vademecum per chi la ama. Pensate: in tempi afoni come i nostri chiedere al lettore di “amare” la più vera delle Arti? Addirittura un vademecum: cioè un vestito da indossare per almeno una giornata, o due? Non credo sia possibile che questo smilzo e fortissimo libretto trovi dei veri amori. Troppa televisione, computer, I-pad e I-pod, bar e discoteche. Veramente troppa esistenza lontano dalla Natura e da questi sacri, inalterabili dettami:
“(il poeta) pronto a giudicarla (la poesia) con rigorosa coscienza morale, capace di usare l’ironia come strumento di verità, per abbattere gli eccessi del sentimentalismo e della retorica, (…) quasi con il pudore di usare il troppo impegnativo termine di verità.” (§ 3, pag. 14)
 Ma chi è il poeta? Con tanti problemi connessi alla giornata lavorativa, al collasso di una catena di montaggio; agli eccessi d’ira dei padroni di fabbrica ritornati tali; dalla stramaledetta sete di Potere che hanno i politici super pagati del nostro Stato; dalle miriadi di difficoltà per un litro di latte e l’assicurazione dell’unica auto; dalle medicine che occorrono sempre. Conosco i Poeti!
  Il Poeta è, per me, l’operaio della porta accanto alla mia, Michele, che ogni mattina si alza alle cinque, prepara il caffè (ché ne sento l’aroma); si piega in silenzio verso i figli che dormono ancora; che guarda la moglie negli occhi nell’attesa di una sicurezza che non c’è fuori dalla porta di casa (in fitto); di un futuro quasi certo: i figli saranno operai come lui. Non per rinuncia, non per umiltà. Per necessità connessa al  Sud dove viviamo.
  Il libretto è dunque per tutti? Purtroppo no! Lo vorrei con tutte le mie forze che divenisse pane per tutti. Invece la Nostra autrice ci fa capire che una cosa sono i desideri un’altra è la realtà dell’esistere:
“Bisogna non essere troppo occupati per lasciare spazio alla poesia, attività legata alla gratuità e alla libertà.” (§ 23, pag. 52)
Mi soccorrono in questa fase di ricerca i bei versi di Narda Fattori (poetessa contemporanea): “Io non conosco la porta d’uscita / che mi porta alla tregua / non conosco una terapia del dolore / che mi prospetti un domani di sole” (Il verso del moto, pag. 84, Mobydick editore, 2009).
Certo la società attuale non aiuta né il poeta né il lettore di poesia. Troppe violenze. Troppe disillusioni. Troppa violenza. Troppa fame. Troppa fine. Nessuna felicità raggiunta.
 Potrei dire tanto, su questo volumetto che ritengo “indispensabile” vademecum dei poeti e dei lettori di Poesia. Più giusto che lasci la parola ad un libro che mi ha insegnato tanto, come questo che stiamo esaminando, e che si avvicina, nelle intenzioni dell’Autrice, ad offrire un sostegno (desiderato) a chi oggi si affida alla voce, non ancora sepolta, della Poesia: “Un libro è un oggetto contundente ed è un blocco di eternità.” (Daniel Pennac, Come un romanzo, Feltrinelli, 1998)

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