MobyDick 2009
nota di lettura di AR
I versi generalmente brevi hanno una intensità calibrata, a volte qualche limatura ne avrebbe forse valorizzato lo splendore che pare come ovattato, in qualche caso, da brani esplicativi e descrittivi (peraltro con riusciti echi letterari, perché l'andare di Narda è certo anche un andare assieme alle voci poetiche di ieri e di oggi) che un po' ci paiono rallentare il ritmo e la forza di questa “pacificata” catena di versi” dalle cime bellissime: «cerco il segreto delle parole / il luogo dove s'incontrano / tutti i luoghi» (p. 18); «la speranza chiede spazio aria che vibra» (p. 27); «anche il dolore ha stanchezze» (p. 32); «Ho le mani gremite di preghiere / cadono se apro le dita» (p. 33); «siamo buchi nelle stringhe / e annodiamo il tempo / a miriari di eventi» (p. 45); «siamo cieli capovolti / e ci pungono aspre le stelle / le piante dei piedi» (p. 59); «e io qui ancora a rodermi / le falangi sulla tastiera /…/ la coscienza sempre più lisa» (p. 67); «Il punto d'incontro sta / nella parola non scardinata / dall'usura quotidiana» (p. 72); «All'altro capo del giorno / vibra un clamoroso silenzio» (p. 73); «Non c'è pena nel finire. / … / C'è pena da rivivere ogni giorno» (p. 76).
I quattro movimenti di questo libro sono per così dire intrisi, come nota nella sua empatica Prefazione Anna Maria Tamburini, dalla «fedeltà all'amore (…) il collante più tenace di questo percorso poetico, senza sbavature sentimentali» (p. 12) e compongono un poema compatto dalle pagine fragranti.
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