mercoledì 17 ottobre 2007

Yeats, Donne e una inedita (Stefano Cervini)

altre traduzione di Stefano Cervini qui e qui

The Lady’s First Song (W.B. Yeats, 1938)

I turn round
like a dumb beast in a show,
neither know what I am
nor where I go,
my language beaten
into one name;
I am in love
and that is my shame.
What hurts the soul
my soul adores,
no better than a beast
upon all fours.


Il Primo Canto della Signora

Giro in tondo
come una stupida bestia al circo,
né so chi sono,
né dove vado,
la lingua mia che sbatte
dentro un solo nome.

Io amo,
ecco la mia colpa!

Ciò che ferisce l’anima
l’anima mia adora,
non meglio di una bestia
a quattro zampe.

***

The Lover’s song (W.B. Yeats, 1938)

Bird sights for the air,
thought for I know not where,
for the womb the seed sights.
Now sinks the same rest
on mind, on nest,
on straining thighs.


Il canto dell’amante

Anela per l’aere l’uccello,
l’intelletto per chissà dove,
per i fianchi anela il seme.

Scende ora uno stesso ristoro
sulla mente, sul nido,
sulle cosce che s’affaticano.

***

The Spur (W.B. Yeats, 1938)

You think it horrible that lust and rage
should dance attention upon my old age;
They were not such a plague when I was young;
what else have I to spur me into song?


Il pungolo

Orribile tu ritieni che furore e libidine
danzino le attenzioni della mia vecchiaia;

non erano piaghe tali in gioventù;
quale altro pungolo al mio cantare?


***

A valediction: forbidding mourning (John Donne, 1611)

As virtuous men pass mildly away,
And whisper to their soules, to goe,
Whilst some of their sad friends doe say,
The breath goes now, and some say, no:

So let us melt, and make no noise,
No teare-floods, nor sigh-tempests move,
T’ were prophanation of our joyes
To tell the layetie our love.

Moving of th' earth brings harmes and feares;
Men reckon what it did and meant,
But trepidation of the spheares,
Though greater farre, is innocent.

Dull sublunary lovers love
(Whose soule is sense) cannot admit
Absence, because it doth remove
Those things which elemented it.

But we by a love, so much refin'd,
That our selves know not what it is,
Inter-assured of the mind,
Care lesse, eyes, lips, and hands to misse.

Our two soules therefore, which are one,
Though I must goe, endure not yet
A breach, but an expansion,
Like gold to ayery thinnesse beate.

If they be two, they are two so
As stiffe twin compasses are two,
Thy soule the fixt foot, makes no show
To move, but doth, if the' other doe.

And though it in the center sit,
Yet when the other far doth rome,
It leanes, and hearkens after it,
And growes erect, as that comes home.

Such wilt thou be to mee, who must
Like th' other foot obliquely runne;
Thy firmnes makes my circle just,
And makes me end, where I begunne.


Un congedo: ad impedirne il cordoglio

Come i virtuosi serenamente trapassano
e bisbigliano all’anime loro di andarsene,
nel mentre alcuni amici tristi dicono
”se ne va il respiro”, ed alcuni negano,

così sciogliamoci noi, senza far rumore,
senza diluvi di lacrime, né tempeste di sospiri;
sarebbe profanare le nostre gioie
dire al secolo del nostro amore.

Lo scuotersi della terra reca danni e timori,
ne stimano gli uomini effetti e significati,
ma il trepidare delle sfere celesti,
pure tanto maggiore, non ci nuoce.

L’amore degli spenti amanti sublunari
(il cui spirito è il senso) non ammette
l’assenza, poiché essa rimuove
quegli aspetti che lo sostanziano.

Ma noi, da un amore così raffinato
che noi stessi non sappiamo che sia,
a vicenda ci assicuriamo le menti,
incuranti di smarrirne occhi, labbra, mani.

Dunque le nostre due anime, che sono una,
sebbene io debba andare, sopportano
non certo una rottura, ma una estensione,
come oro battuto in aerea finezza.

Siano pur due, allora sono due così come
la meccanica gemella del compasso è duplice,
l’anima tua, il piede fisso, non fa mostra
di muoversi, ma lo fa, se pure l’altro lo fa.

E benché ella risieda nel centro,
tuttavia quando l’altro più lontano vaga,
s’inchina e con devozione lo segue,
e torna dritta quand’egli rientra.

Tale tu sarai per me, che debbo
come l’altro piede girare obliquo;
la tua fermezza fa giusto il mio cerchio
e mi reca a quel termine da cui iniziai.

***

“Propongo qui sotto una mia traduzione di una celebre lirica di W.B. Yeats; alla mia traduzione faccio anche seguire quella che ne ha dato E. Montale, il quale probabilmente ha adottato criteri differenti e più liberi.”

After long silence (W.B. Yeats, 1933)

Speech after long silence; it is right,
All other lovers being estranged or dead,
Unfriendly lamplight hid under its shade,
The curtains drawn upon unfriendly night,
That we descant and yet again descant
Upon the supreme theme of Art and Song:
Bodily decrepitude is wisdom; young
We loved each other and were ignorant.


Dopo un lungo tacere

Parlare dopo un lungo tacere. È giusto,
lontano ogni altro amante o deceduto,
celato il lucore ostile dal paralume,
distesa la tenda sulla notte nemica,
che si discetti tra noi e si discetti ancora
sull’eccelso tema dell’Arte e del Canto:
nella decadenza del corpo la saggezza. Giovani
ci amavamo l’un l’altro ed eravamo ignari.

===

Dopo un lungo silenzio

Parlare dopo un lungo silenzio è cosa giusta.
Perduti o morti gli altri esseri amati,
nascosta nell’abat-jour l’ostile lampada
e calate le tende sulla nemica notte
che si parli così tra noi e noi
su questo tema eccelso, l’Arte e il Canto.
La decrepitudine del corpo è saggia: giovani
ci siamo amati senza saperne nulla.

(traduzione di Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, Mondadori, 1975)


***

Tra le rovine di Pompei

Avverto ora
a me intorno
le pietre di quest'urbe
come vive. Vago
come sospeso
in quest'aria densa
che m'intride dentro.

Scorrono millenari
i passi miei sul selciato,
echi vivi degli antichi,
e mi sovviene così
della nostra storia,
delle nostre genti,
e la fronte si alza
e lo sguardo, grato,
viaggia lontano.


Cervini Stefano
- Primo classificato nel Gran Prix franco-itaLIEN 2007, organizzato dalla Associazione LIEN (Les Italiens et Nous);
- primo classificato nell’VIII edizione del Premio Les Lyriques 2006, organizzato dalla Prospettiva Editrice;
- primo classificato nella Sezione Poesia della II edizione del Premio Nazionale di Scrittura Essen-ziale “Brevis” 2006;
- menzione d’onore nella VII edizione del Premio Il Convivio 2007;
- finalista nella XXIII edizione del Premio Firenze 2005;
- segnalazione di una silloge di liriche nella IV edizione del concorso Pubblica con noi 2005, organizzato da Fara Editore.

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