giovedì 6 luglio 2023

Una “boa di salvataggio a cui aggrapparsi sempre”

recensione di Annella Prisco pubblicata in Pannunzio Magazine 




Poesia come rifugio al confine della catarsi, in un mosaico che fonde aspetti impalpabili ed evanescenti con piani di realismo spesso crudo e dissacrante: questi i tratti essenziali di Implicita missione, la recente raccolta di versi della poetessa Claudia Piccinno, ben nota anche oltre i nostri confini per la sua intensa attività di traduttrice e molto apprezzata dai lettori e dalla critica per quella capacità tutta sua di calarsi nei piani più profondi della realtà, ma sempre con una levità che trova la sua maggiore conferma nelle radici della memoria a cui l’autrice fa costantemente riferimento, come boa di salvataggio a cui aggrapparsi sempre, di fronte alle avversità e all’imprevedibile corso della Vita.

Claudia Piccinno ci regala con i suoi versi una visione esistenziale che sfocia il più delle volte in una forma di fatalismo che non cerca ragioni o spiegazioni, come in un fiume, lascia “che sia / ciò che verrà, verrà in silenzio / senza clamore, senza rumore” e la dimensione del silenzio ha un forte peso, come condizione che porta all’ascolto più consapevole e assoluto del proprio io, senza infingimenti o metafore.

Poesie brevi, ma toccanti, che regalano emozioni particolari raggiungendo le corde più nascoste del sentire umano, attraverso una scrittura apparentemente lieve, ma densa invece di una sua complessità in cui niente viene lasciato al caso, ma dove tout se tient, con il continuo richiamo alla forza delle radici e dei ricordi. Oltre alle classiche poesie, il volume della Piccinno contiene anche una serie di Haiku, di tautogrammi e dediche, queste ultime espressione della forte sensibilità della poetessa che si cala ogni volta in uno scenario differente come nei versi rivolti a “la mia Lecce”, sua città d’origine e descritta con pennellate liriche che fondono aspetti storici ed artistici e che ci regalano bagliori di luce quasi accecante come la bianca pietra che caratterizza la città pugliese, perché sempre, nella visione esistenziale di Claudia Piccinno, pur nei momenti più bui, s’intravede quello spiraglio luminoso che indica una via d’uscita.

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