martedì 25 aprile 2023

“ieri c’era il futuro”

Francesca RibacchiQuadreria, Collana Poesia Lab a cura di Luca Ariano, Bertoni Editore 2023

recensione di AR

“Tempo è Poeta è Tempo” (Misura del Tempo, a Valerio C., p. 22).

Il titolo di questa recensione è l’ultimo verso della poesia La Memoria (p. 43) che fa parte della sezione “Allegorie”, al centro di questa Quadreria che si apre con “Ritratti” (dedicati ad amici e con un autoritratto finale) e si chiude con “Paesaggi”. 

Senza infingimenti, facciamo con dolcezza verità, sembra suggerirci Francesca Ribacchi, esperta di storia, di miti, di arte, di letteratura… che così si descrive in Un consiglio (p. 34): “con pensieri senza cammino / impaurita sfibrata fiaccata / ho corso in anni piegati / piagati dal sangue rappreso / stretto in respiri in mani / coppe di quotidianità”. È il suo un invito all’attenzione weiliana per la realtà che viviamo (mai soli ma sempre in relazione con gli altri): una realtà che ha la sua storia (spesso negletta e trascurata) e che ci informa, ci condiziona; una realtà che possiamo rendere più umana e più com-passionevole, nel senso etimologico di questo aggettivo che ci spinge ad agire, a non “distrarci”, a dare il nostro contributo per renderla migliore. Così nei “Ritratti” abbiamo dediche in versi intime e fragranti di amicizia che svelano con elegante discrezione alcuni “segreti” di anime affini (fra cui quella del sottoscritto). Nelle altre sezioni i quadri ci presentano storie che lasciano trapelare ferite, anche importanti, Allegorie “che narrano la tensione attiva della moralità e il conflitto eterno tra giustizia e violenza, con il quale la poesia incessantemente si misura” (dalla prefazione dell’autrice, p. 11). Infine nei “Paesaggi” abbiamo “la dimensione mitica, evocatrice lirica della concordanza atemporale dei desideri del profondo e dell’abbandono dell’anima, accolto nell’equilibrio naturale” (ivi).

Queste pagine sono tele poetiche dai colori al tempo stesso soffusi e vibranti che ci restano impressi: “A volte / le nubi scompaiono // e Dike / illumina / con la spada dorata” (Dike, p. 57).  

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