Dettagli Fuori Campo, poesie, 2022
recensione di Maria Grazia Martina
La poesia di Alberto Mori frastaglia il quadro d’insieme per essere componimento epigrammatico, in soluzioni continue, eppure articolate, a formulare una narrazione quale “fuggevole ragguaglio”… Addendi di fotogrammi ove “l’aria avvicina” le geometrie dello sguardo.
Trilogie di versi, di avventi inattesi e, tuttavia, consueti in un giorno ri-percorso, mentre si attende il compimento delle azioni più divagate nel tempo.
Un tempo annotato con cura sapiente nella pluridirezionalità e dimensionalità della parola incastonata a digressione musiva di slanci e associazioni in equilibrio di senso.
Un verso dopo l’altro guidano azioni sfuggite al banale loop del quotidiano.
Ecco che il poeta estrae dal fango, come il cercatore d’oro, il valore luminoso del dire, oltre lo smaltimento, in riciclo continuo.
77 pagine di ricercato soliloquio, in cui Alberto Mori sosta cogliendo l’animato corrispondere poetico: sequenze in still life che egli assembla come testimonianze di “molecole nutrienti del sommerso”, ripetutamente analoghe e diverse…
Memoria, cancellazione, attesa, lontananza, invisibilità, silenzio. Parole (solo alcune) di un ampio “alfabeto sensoriale” che accoglie percezioni sinestetiche tra concretezze e stranezze…
Se La stranezza è un ingrediente necessario alla bellezza, per dirla con Baudelaire, quelle mappe di Alberto Mori ci risultano familiari e allo stesso tempo stranamente poetiche, fatte di bellezza e di imprevisione, di acutezza e marginalità, di viandanza e radicamento.
Une promenade fatalmente fantastica, diluita in percorsi battuti eppure così estranei.
Il poeta evoca nella parola l’estraneità del consueto, nel ritmo scritto tra gli spazi del respiro.
Dettagli Fuori Campo si conferma essere una scrittura poetica propria dell’autore e della sua analitica infermabilità a tutto campo.
Trilogie di versi, di avventi inattesi e, tuttavia, consueti in un giorno ri-percorso, mentre si attende il compimento delle azioni più divagate nel tempo.
Un tempo annotato con cura sapiente nella pluridirezionalità e dimensionalità della parola incastonata a digressione musiva di slanci e associazioni in equilibrio di senso.
Un verso dopo l’altro guidano azioni sfuggite al banale loop del quotidiano.
Ecco che il poeta estrae dal fango, come il cercatore d’oro, il valore luminoso del dire, oltre lo smaltimento, in riciclo continuo.
77 pagine di ricercato soliloquio, in cui Alberto Mori sosta cogliendo l’animato corrispondere poetico: sequenze in still life che egli assembla come testimonianze di “molecole nutrienti del sommerso”, ripetutamente analoghe e diverse…
Memoria, cancellazione, attesa, lontananza, invisibilità, silenzio. Parole (solo alcune) di un ampio “alfabeto sensoriale” che accoglie percezioni sinestetiche tra concretezze e stranezze…
Se La stranezza è un ingrediente necessario alla bellezza, per dirla con Baudelaire, quelle mappe di Alberto Mori ci risultano familiari e allo stesso tempo stranamente poetiche, fatte di bellezza e di imprevisione, di acutezza e marginalità, di viandanza e radicamento.
Une promenade fatalmente fantastica, diluita in percorsi battuti eppure così estranei.
Il poeta evoca nella parola l’estraneità del consueto, nel ritmo scritto tra gli spazi del respiro.
Dettagli Fuori Campo si conferma essere una scrittura poetica propria dell’autore e della sua analitica infermabilità a tutto campo.
Nessun commento:
Posta un commento