Propositi per una domenica
Alcuni appunti.
Preparare l'impasto aggiungendo
il tocco segreto.
Aspettare che lieviti ascoltando
ciò che il vento vuol dirmi
quando si flettono i pioppi.
Lasciarmi disarmare.
Arrendermi alle nuvole
mentre risucchiano il sole
e al sole che sgomita
e fende l'aria già densa del canto dei pollini.
Entrare in un libro che sia un treno che parte.
Arrivare tardi di anni
all'incontro con una musica
ma sorprendermi a saperne
ogni passaggio.
Quindi stendere l'impasto
condirlo
attenderti.
Infine guardarti
mentre indovini tutti gli ingredienti.
Il ristorante indiano
(Londra, molto tempo fa)
Si chiamava Suruchi.
Dicono serva ancora
garbato occultismo nel pane sottile
e misteri dell'Asia in versione domestica.
Allora il cardamomo
fu esperienza discreta
non si intromise, si limitò
a osservare ed annuire.
La cannella parve lanciarsi
in misurati consigli, senza insistere.
Ma la spirale del minuscolo scivolo
in ogni tuo ricciolo fulvo
marcava chiaro il salto
tra l'istante di un film
e una vera scena di cinema.
Parlavi da mondi distanti
per un cuore plasmato in provincia
e la salsa di mango
era il segnale d'allarme, la birra
una via di fuga.
Ogni tanto si approssimava il cameriere.
I suoi baffi
come quelli dei gatti
avevano già compreso tutto.
Pietre
Collezionavo pietre un tempo.
Erano luoghi della vita che ricordano
scenografie in disuso
tutte ragnatele polvere e vento
che sospinge lungo finte strade
batuffoli di foglie.
Ambienti ora pronti per altri film
d'alta avanguardia.
Ricordo una pietra che sbocciava dal mare
la chiamavamo isola e aveva
il nome di un fiore.
Pietre infinitesime ci scorrevano tra le dita
sotto forma di sabbia. Pianeti
soli, anelli di Saturno in miniatura.
Oggi a volte capita
che quelle pietre interrompano il mio sonno
mi pungano attraverso il cuscino torrido d'agosto
e nel sogno non ne colga i colo
Paolo Zanardi è nato nel 1964 a Parma, dove vive. E’ diplomato in elettrotecnica industriale e si guadagna da vivere occupandosi di progettazione come impiegato in una industria meccanica.La poesia, unitamente alla fotografia, è il mezzo che gli permette di tenere in equilibrio la propria esistenza. Sue liriche hanno ricevuto riconoscimenti e sono apparse in raccolte e riviste.Più raramente si cimenta con la narrativa, in particolare con i racconti brevi.Ha all’attivo una collaborazione con la compagnia Teatro Tocco di Parma per lo spettacolo Dove arde il tuo silenzio (suggestioni dalla vita di Tina Modotti), per il quale ha fornito un contributo alla drammaturgia.Dice di sé che potrebbe scrivere meglio di quanto faccia, se vi si dedicasse con maggiore assiduità.Ha pubblicato le raccolte di poesia Estuario (ed. Ripostes, Salerno, 1998) e Calliope minore (ed. Rupe mutevole, Bedonia, 2012).
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