lunedì 3 agosto 2020

“In noi si distende l’universo”

Sul libro di Alessandro Ramberti Faglia – Faŭlto (Fara 2020)

Recensione di Subhaga Gaetano Failla



 

   La recente opera di Alessandro Ramberti intitolata Faglia-Faŭlto (Fara 2020) ha due sottotitoli: poesie. Avviamento all’esperanto. Questa iniziale notazione evidenzia già l’originalità e complessità dell’opera, perché il libro si compone di una prima sezione di poesie in italiano, di una seconda in cui parte delle stesse poesie sono riportate nella versione in esperanto e di una terza sezione dove, attraverso 10 lezioni con relativi esercizi e un’appendice, l’Autore offre al lettore un piccolo manuale di avviamento all’esperanto.
   Alessandro Ramberti, con questo libro dai versi intensi, cristallini e sapienziali e attraverso la   lingua, creata artificialmente, dell’esperanto, rinnova la sua profonda e vasta esperienza di studi linguistici, dopo la laurea in Lingue orientali a Venezia, la vittoria di una borsa (1984-85) per l’Università di Shanghai, il conseguimento del Master in Linguistica a Los Angeles presso l’UCLA e il dottorato in Linguistica all’Università Roma Tre. Tale ritorno allo specialismo linguistico si collega principalmente alle basi fondative del progetto dell’esperanto, di una lingua moderna costruita per l’amicizia tra tutti i popoli, oltre la babele degli idiomi e l’imposizione di lingue imperiali.  
   Faglia-Faŭlto è dunque un bellissimo libro sull’amicizia, e lo scopriamo a iniziare dalla dedica “alle mie amiche / ai miei amici”, un tema ribadito poi lungo tutte le pagine e sottolineato in conclusione della prima parte, dove leggiamo in nota la seguente affermazione di Matteo Ricci tratta dal libro “Dell’amicizia”: “Se nel mondo non vi fosse amicizia, non vi sarebbe nessuna allegrezza.” 
   Nella presentazione del libro A tu per tu. Nel segno del dialogo (Fara 2020), Alessandro Ramberti, riferendosi alle poesie di Faglia, scrive: “un’alterità a cui fare spazio anche attraverso le nostre ‘crepe’ (…) desiderosi di condividere il bello che ci è dato dell’altro che ci è prossimo, e di assaporare in lui quella scintilla di divino che non manca in nessuna anima”. L’Autore, con la proposta di una lingua libera e comune, realizza il primo passo verso l’amicizia universale. E in tal senso, nell’utopia dell’esperanto come lingua globale, egli va ben oltre la famosa affermazione di Pessoa “la mia patria è la lingua portoghese”. Per Alessandro Ramberti patria è l’intero pianeta, e possiamo condividerlo soltanto attraverso una suprema alchimia, una ineffabile armonia, come leggiamo in questi versi ispirati: “Legando lo spirito alla terra / richiedi una sponda che dia slancio / che mescoli queste dimensioni.” Si percepisce tale armonia sin dalla musicalità dei suoi versi, dalla metrica esatta e sorvegliata. Scrive l’Autore nella premessa alla seconda sezione di Faglia: “Ho mantenuto il metro della versione italiana (decasillabo con accenti in seconda, quinta e nona).”
   L’amicizia universale giunge a noi quando, attraverso una “faglia”, siamo colpiti da un bagliore, da questa intuizione: il nostro io è illusorio e di conseguenza è illusoria la nostra separatezza. Thomas Merton intitola un suo libro “Nessun uomo è un’isola”, in ricordo di un passo di John Donne. E Alessandro Ramberti ci illumina con questi versi: “nessuno è isolato e chi si pensa / migliore non ha ai piedi ali / ma il cuore inceppato e travisato”.
   Nelle pagine di questa opera luminosa riappare sempre, come si diceva, un inno all’amicizia: “I santi ci mostrano chi siamo / amici che sanno condividere / gli aspetti di cui ci vergogniamo.” E ancora: “Vi sento con me amici miei / compagni di viaggio libri aperti / su pagine vive di parole.” E di nuovo, nella comunione del dialogo e nell’empatia: “Il dialogo crepita contento / fra chi si rapporta ben disposto / parole concrete e sguardo attento.” E ancora: “Gli amici ti aspettano pazienti / ti tirano fuori dallo Stige / gioiscono quando si è contenti.”
   Ma come superare le prigioni da noi stessi create, per raggiungere la comunione cosmica, per essere finalmente liberi, liberi persino da sé stessi? Come destarsi dall’illusione? Nel bagliore di una faglia, così scrive l’Autore in quest’opera che amplia le nostre esistenze in ulteriore gioia: “in noi si distende l’universo / nell’anima scorre in mille modi.”

  

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