mercoledì 13 maggio 2020

FRANCESCO POTENZA LEGGE LA NOTA IRRIVERENTE







INTERVENTO DI PRESENTAZIONE
VOLUME DI CLAUDIA PICCINNO
LA NOTA IRRIVERENTE

Ho provato ad accostarmi ai versi di Claudia Piccinno, un po’ come si fa quando, nel trantran della nostra vita lavorativa, ci si accosta ad un ruscello per sentirne il rumore, il suono fresco e leggero.
Ho provato emozione, è stato bello scoprire di avere a che fare con un'autrice intensa e di grande sensibilità.

Talvolta, lo confesso, si rimane folgorati dal suo verseggiare, un verseggiare che ha la particolarità di oscillare tra ermetismo, crepuscolarismo e realismo, che quasi raccoglie in sé diverse epoche letterarie, differenti stili dai quali però l'autrice si lascia lambire senza perdere la propria autonomia e la propria contemporaneità, un verseggiare variegato che custodisce in sé dinamiche complesse, che rispecchiano in toto la complessità del nostro vissuto.
 
Sono d'accordo con Ester Cecere che, nella sua prefazione al volume individua l'amore come tratto caratterizzante della poesia di Claudia Piccino; io da tempo sostengo una tesi un po’  bislacca e molto criticabile, in realtà.
Ritengo che tutte le poesie siano poesie d'amore.
Questo arditamente sostengo ove si consideri che l'animo poetico è sempre mosso, oltre che dall'analisi del reale, da una scintilla interiore che è un concentrato di sentimento puro; questo sentimento è amore nelle sue infinite forme.
In tale ottica, non esistono poesie, anche di denuncia sociale o disapprovazione, che non possano dirsi poesie d'amore.

Se questo è lo sfondo, la trama che si sviluppa dai versi della Piccinno è intrisa di messaggi amorosi e di speranza.
Bisogna saperli cogliere, però, perché nei versi della Piccinno è frequentemente presente la dimensione del dolore, individuale ed universale, dal quale, però, è possibile salvarsi, dal quale ci si salva.

La poesia della Piccinno è poesia coraggiosa, autentica, che non si discosta dalla consapevolezza del dolore umano (che può consistere nella perdita di un affetto come in una delusione amorosa, nella presa d'atto della violenza sulle donne piuttosto che nella considerazione dell'indifferenza e della cattiveria che alberga nell'animo di molti uomini), ma, a ben vedere, la nota irriverente sta proprio nella ricerca dello spiraglio, del barlume, della speranza che può cambiare il mondo, che può rendere migliori, in questa fuga dell'amore verso il celeste del cielo, in questa smisurata voglia di esistere e resistere.

Perché Claudia Piccinno è consapevole che se in ogni arrivederci c'è sempre un pò di addio, in ogni addio c'è sempre una traccia di arrivederci.

A ben vedere, persino nella poesia che appare senza spiragli, Stalattite senza sfumature, l'immagine forte e fortemente pensata, ma anche ironica della colomba che cerca di scaldarsi sui fili elettrici, che quasi invoca una scossa per non sentire il ghiaccio di febbraio e della vita che incombe, altro non è che la metafora della vita umana che lotta contro il fato, le avversità, per affermarsi come vita nel suo senso più autentico e reale.
La colomba si ribella al gelo dell'inverno come l'uomo, cerca la vita negli antri più scuri, cerca un pugno di luce in una galleria.

Ma di versi che nascono da un impeto genuino d'amore per approdare all'amore ce ne sono a iosa in questa silloge; ogni verso è una folgorazione, ogni verso è un bagliore nel gelo dell'inverno.

A pagina 22, ad esempio, Claudia Piccinno scrive: "Io amo il bambino che è in te / il monello degli aerei di carta / delle fughe all'aeroporto./ Gli occhi fissi al cielo / a chiedersi il senso del volo"

A pag. 24 "In fondo siamo miseri corpi del creato / per vivere ci basta una scintilla" (versi che quasi rimandano ad Ungaretti: "Ungaretti /uomo di pena / ti basta un'illusione / per farti coraggio. Un riflettore/ di là / mette un mare /nella nebbia"

A pag.25, suggestivi sono i versi della poesia Amami Dio: "Amami e restituiscimi il candore / di chi crede al futuro, amami perché io non perda lo stupore del presente"

Un'altra immagine stupenda è a pagina 34: "Ho letto nei tuoi occhi / l'alfabeto che cercavo".
Una lingua magica, dunque, che non deve confondersi con il comune alfabeto.
Il linguaggio degli occhi pieni d'amore ha un codice autonomo, più personale, più sublime. Non è l'alfabeto e basta. E' l'alfabeto a cui anela un cuore innamorato.

E ancora, a pag. 35. "L'amore non ha bisogno di promesse /L'amore arriva senza chiedere permesso".

In verità, il manifesto poetico dell'autrice è proprio nei versi della poesia da cui prende il titolo questa silloge, La nota Irriverente: "Io nota irriverente /fui brevettata tra garze e manuali / per divulgare accenti di speranza".

Si tratta, a ben vedere, di immagini illuminanti, di folgorazioni, di improvvisi approdi, di insegne luminose, di attracchi nella nebbia, di scosse elettriche, di lampi viaggiatori.

Perché di tale stoffa raffinata è fatta l'anima poetica di Claudia Piccinno, di questa capacità visionaria. Di questi bagliori sono intrisi i suoi versi, che meritano di essere letti, riletti, meditati e respirati.
Una cura al cuore del mondo per renderlo migliore.
                                                                      
 Francesco Potenza







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