INTERVENTO
DI PRESENTAZIONE
VOLUME DI
CLAUDIA PICCINNO
LA NOTA IRRIVERENTE
Ho provato
ad accostarmi ai versi di Claudia Piccinno, un po’ come si fa quando, nel trantran della nostra vita lavorativa, ci si accosta ad un ruscello per sentirne il
rumore, il suono fresco e leggero.
Ho provato
emozione, è stato bello scoprire di avere a che fare con un'autrice intensa e
di grande sensibilità.
Talvolta,
lo confesso, si rimane folgorati dal suo verseggiare, un verseggiare che ha la
particolarità di oscillare tra ermetismo, crepuscolarismo e realismo, che quasi
raccoglie in sé diverse epoche letterarie, differenti stili dai quali però
l'autrice si lascia lambire senza perdere la propria autonomia e la propria
contemporaneità, un verseggiare variegato che custodisce in sé dinamiche
complesse, che rispecchiano in toto la complessità del nostro vissuto.
Sono
d'accordo con Ester Cecere che, nella sua prefazione al volume individua
l'amore come tratto caratterizzante della poesia di Claudia Piccino; io da
tempo sostengo una tesi un po’ bislacca
e molto criticabile, in realtà.
Ritengo
che tutte le poesie siano poesie d'amore.
Questo
arditamente sostengo ove si consideri che l'animo poetico è sempre mosso, oltre
che dall'analisi del reale, da una scintilla interiore che è un concentrato di
sentimento puro; questo sentimento è amore nelle sue infinite forme.
In tale
ottica, non esistono poesie, anche di denuncia sociale o disapprovazione, che
non possano dirsi poesie d'amore.
Se questo
è lo sfondo, la trama che si sviluppa dai versi della Piccinno è intrisa di
messaggi amorosi e di speranza.
Bisogna
saperli cogliere, però, perché nei versi della Piccinno è frequentemente
presente la dimensione del dolore, individuale ed universale, dal quale, però,
è possibile salvarsi, dal quale ci si salva.
La poesia
della Piccinno è poesia coraggiosa, autentica, che non si discosta dalla
consapevolezza del dolore umano (che può consistere nella perdita di un affetto
come in una delusione amorosa, nella presa d'atto della violenza sulle donne
piuttosto che nella considerazione dell'indifferenza e della cattiveria che
alberga nell'animo di molti uomini), ma, a ben vedere, la nota irriverente
sta proprio nella ricerca dello spiraglio, del barlume, della speranza che può
cambiare il mondo, che può rendere migliori, in questa fuga dell'amore verso il
celeste del cielo, in questa smisurata voglia di esistere e resistere.
Perché
Claudia Piccinno è consapevole che se in ogni arrivederci c'è sempre un pò di
addio, in ogni addio c'è sempre una traccia di arrivederci.
A ben
vedere, persino nella poesia che appare senza spiragli, Stalattite senza
sfumature, l'immagine forte e fortemente pensata, ma anche ironica della
colomba che cerca di scaldarsi sui fili elettrici, che quasi invoca una scossa
per non sentire il ghiaccio di febbraio e della vita che incombe, altro non è
che la metafora della vita umana che lotta contro il fato, le avversità, per
affermarsi come vita nel suo senso più autentico e reale.
La colomba
si ribella al gelo dell'inverno come l'uomo, cerca la vita negli antri più
scuri, cerca un pugno di luce in una galleria.
Ma di
versi che nascono da un impeto genuino d'amore per approdare all'amore ce ne
sono a iosa in questa silloge; ogni verso è una folgorazione, ogni verso è un
bagliore nel gelo dell'inverno.
A pagina
22, ad esempio, Claudia Piccinno scrive: "Io amo il bambino che è in te
/ il monello degli aerei di carta / delle fughe all'aeroporto./ Gli occhi fissi
al cielo / a chiedersi il senso del volo"
A pag. 24
"In fondo siamo miseri corpi del creato / per vivere ci basta una
scintilla" (versi che quasi rimandano ad Ungaretti: "Ungaretti
/uomo di pena / ti basta un'illusione / per farti coraggio. Un riflettore/ di
là / mette un mare /nella nebbia"
A pag.25,
suggestivi sono i versi della poesia Amami Dio: "Amami e restituiscimi
il candore / di chi crede al futuro, amami perché io non perda lo stupore del presente"
Un'altra
immagine stupenda è a pagina 34: "Ho letto nei tuoi occhi / l'alfabeto
che cercavo".
Una lingua
magica, dunque, che non deve confondersi con il comune alfabeto.
Il
linguaggio degli occhi pieni d'amore ha un codice autonomo, più personale, più
sublime. Non è l'alfabeto e basta. E' l'alfabeto a cui anela un cuore
innamorato.
E ancora,
a pag. 35. "L'amore non ha bisogno di promesse /L'amore arriva senza
chiedere permesso".
In verità,
il manifesto poetico dell'autrice è proprio nei versi della poesia da cui
prende il titolo questa silloge, La nota Irriverente: "Io nota
irriverente /fui brevettata tra garze e manuali / per divulgare accenti di
speranza".
Si tratta,
a ben vedere, di immagini illuminanti, di folgorazioni, di improvvisi approdi,
di insegne luminose, di attracchi nella nebbia, di scosse elettriche, di lampi
viaggiatori.
Perché di
tale stoffa raffinata è fatta l'anima poetica di Claudia Piccinno, di questa
capacità visionaria. Di questi bagliori sono intrisi i suoi versi, che meritano
di essere letti, riletti, meditati e respirati.
Una cura
al cuore del mondo per renderlo migliore.
Francesco Potenza
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