giovedì 18 aprile 2019

REPORT DI LETTURE: foglio secondo

rubrica a cura di Fabio Cecchi

Ok people, sono passate due settimane dal lancio del foglio primo. E allora ecco la mia nuova mandata di recensioni libere e disinteressate. Qualcosa di molto buono, qualcosa meno. Buon pro vi faccia!

Giacomo Mazzariol - GLI SQUALI - Einaudi 2018 -
Sono dell’idea che qualcuno si sarà imbattuto, tra tutti voi, in questa copertina giovanile e sgargiante. In biblioteca magari, in mostra tra gli ultimi arrivi. Uno dei prestiti che ho consumato più in fretta. L’autore è ventenne: i complimenti più sinceri. Qualche modellamento in editing, non ci è concesso affermarlo. Il succo dell’opera è veramente variegato. C’è la famiglia, la scuola, le tecnologie affermate e in via d’affermazione, relazioni umane di ogni livello. Il timbro adoperato, né ingenuo né sensazionale, è ciò che ferma la lancetta sulla convinzione piena. Un romanzo molto apprezzabile, da leggere più volte in ogni anno.    

Roberto Emanuelli - DAVANTI AGLI OCCHI - Rizzoli, 2018 -
Un romanzone spensierato e disimpegnato. L’emergente Emanuelli riempie un calderone di parole su parole, ma n’esce zuppona indegnamente miscelata. Un trentenne success man, forse un alter ego, cura una conduzione del tutto tipica. La voce dell’anima, innocente e profonda, sovrascrive il quotidiano confronto con un mondo troppo incurante e antipatico, dato però per palcoscenico irrinunciabile. Il tutto va a sfociare in pensieri e romanticherie di medio stampo. La trama: il protagonista L stravede per M seriamente fidanzata. La formula lunga di giornata che gli appartiene, dalle stipule assicurative alle apericene mondane, non dovranno farlo desistere dalla missione, tutta aperta, di portare il soggetto del desiderio definitivamente a sé. Una playlist musicale accompagna fluente la lettura. Vorrei ora chiarire, concluso un intervento piuttosto critico, come l’ideale dell’art pour la vie non sia gettone d’obbligo nella letteratura. Emanuelli ha prodotto altri volumi, da affrontare senza pregiudizio, come quelli che successivamente porterà in vita. Il mio voto a Davanti agli Occhi è un 6.

Francesco Piccolo - L’ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO - Einaudi, 2018 -
Un libro che ha deluso le mie aspettative, rese forse eccessive per via di qualche introduzione promettente, insidia valida sempre. Le pagine sarebbero numericamente bastanti ma vengono decimate da un’oratoria oleosa a volte sino l’impalpabilità. Il rapporto tra ruolo sociale e sentimento individuale del maschio, nucleo concettuale dell’opera, potrebbe infilare le direzioni le più svariate. L’autore infila invece la trappola di condursi dal particolare al generale, il che svaluta un poco l’autoanalisi tentata. Questo detto, non manca ne gli episodi materia di interesse e intelligenza. Il mio voto: 6

Elisabetta Rasy - LE DISOBBEDIENTI - Mondadori, 2019 -
Un libro divulgativo di alto tenore. La nostra Rasy si dedica a sei donne artista, presentate in ordine temporale. Si comincia con l’eminente figura italica, sebbene sconosciuta al grande pubblico, di Artemisia Gentileschi, pittrice per vocazione famigliare. Il suo periodo è quello del Caravaggio: l’ingiustizia e la prevaricazione sono comuni anche tra coloro elevati all’arte figurativa.
Un circolo di figlie d’oltralpe, dal Settecento all’Impressionismo, viene a seguire. Queste storie avranno a sfondo la storia politica e culturale della Ville Lumière e di Francia. Elizabeth Vigee Le Brun, sostenuta da una narrazione colorata e concitata al pari del Danton cinematografico con Depardieu, sarà la pittrice reale sino alla caduta degli stessi per mano del Terrore, riparando poi in Italia. La tensione decade quasi totalmente leggendo di Berthe Morissot, umile e quasi simpatica nel suo “affresco” e formata in famiglia. E sopravvissuta ai fratelli Manet: il celebre Edouard, un fratello spirituale più che collega d’affari, ed Eugène che la prese in moglie.
Segue Marie Valadon, che adotterà il nome Suzanne. Da modella di posa, agli esordi, anch’ella ottiene di esporre al Salon. La personalità differisce alquanto dalla Morissot: indipendente e precoce e di liberi costumi, in sintesi strettissima. Viene proposta in ultimo Frida Kahlo, donna di resilienza dalla salute instabile, proprio come lo stato politico della nazione. Frida è seguita nei tanti movimenti anche intercontinentali, e nel matrimonio fortemente voluto col maestro d’arte Diego Rivera. Su questo fronte i crediti dell’artista, riluttante a disobbedienza, vanno a ribasso.

Isabella Leardini - DOMARE IL DRAGO - Mondadori, 2018 -
Sono entrambi da domare, il drago e il libro. Vi metto in allerta. Vado a procurarmi l’opera per via di una segnalazione entusiasta. E riesco a parteciparne lo spirito. Un serio lavoro di trattazione poetica, né troppo tecnico né arbitrariamente soggettivo. Sono riportate pillole di saggezza attinte ovunque, da R.W. Emerson ad Alda Merini, con passione vera e coinvolgente. Niente di simile a un contentuccio editoriale banaluccio da parte della poetessa.
Se personalmente non ho mai deprezzato l’Isabella artefice lirica, la sua trasmissione laboratoriale mi trova meno indulgente. Una perplessità dal testo, la parola poetica definita parola di verità. L’immagine del drago si conface assai, quella della pietra abbastanza, quella della conchiglia molto meno. Il manuale rimane comunque riferimento prezioso sia per i novizi che per gli addetti già maturi della poesia. Vi posso avviare soddisfatto al confronto con il testo e il drago.

Giorgio Scerbanenco - LUNA DI MIELE - La Nave di Teseo, 2018 -
Il primo Scerbanenco tra le mie mani. Una ripubblicazione pensata in collana, molto elegante nella veste e quel po’ dispendiosa da restringersi ai cultori. Il narratore è identificato col Reverendo, presentato di antica mentalità e di lungo servizio ma lo scopriamo cinquantenne appena. Un apostolo umile e severo, con se stesso prima che con gli altri. Una luna di miele si posiziona effettivamente al centro del libro. C’è però un’uccisione che fa aleggiare una tensione drammatica in lungo e in largo. La scrittura è intanto valida e le descrizioni altamente particolareggiate destano serio interesse. La nota al testo informa come l’autore, letterariamente avvezzo alla cronaca nera, non s’era soffermato ancora sulla fede cattolica. Un racconto consigliato.

Emma Cline - LE RAGAZZE - Einaudi, 2016 -
Il titolo promettente e il contenuto quanto basta innocuo, per cui l’ho fatto mio. Le Ragazze alterna il tempo presente al racconto del passato, con quest’ultimo che ottiene preponderanza immediata. Evie, collegiale di buona società, approfitta di una mamma sola e distratta per legarsi alla “gioventù di periferia”. Sono hippies, disadattati, idealisti ribelli, un gruppo al femminile subito marchiato col disprezzo dei cittadini bene. L’anticonformismo appare ragione necessaria e sufficiente di questo frazionamento: la parte borghese non può essere più la loro parte. Questa vita selvatica, nemmeno pazzamente dissoluta nonostante le droghe, risulta troppo miserabile perché gli ideali acquisiscano una forza di validità e storicità. La fine del collegio, per Evie, segna anche la fine della comunità, per mano della legge, dopo episodio di catarsi scellerata. La ragazza, lontana dalla tragedia, ha modo di rientrare sul binario borghese, ma notiamo nel presente qualcuno ancora ricordarle “eri di quelle”. Il mio voto: 7       

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