rubrica a cura di Fabio Cecchi
Ok people, sono passate due settimane dal lancio del foglio primo. E allora ecco la mia nuova mandata di recensioni libere e disinteressate. Qualcosa di molto buono, qualcosa meno. Buon pro vi faccia!
Giacomo
Mazzariol - GLI SQUALI - Einaudi 2018 -
Sono
dell’idea che qualcuno si sarà imbattuto, tra tutti voi, in questa copertina
giovanile e sgargiante. In biblioteca magari, in mostra tra gli ultimi arrivi.
Uno dei prestiti che ho consumato più in fretta. L’autore è ventenne: i
complimenti più sinceri. Qualche modellamento in editing, non ci è concesso
affermarlo. Il succo dell’opera è veramente variegato. C’è la famiglia, la
scuola, le tecnologie affermate e in via d’affermazione, relazioni umane di
ogni livello. Il timbro adoperato, né ingenuo né sensazionale, è ciò che ferma
la lancetta sulla convinzione piena. Un romanzo molto apprezzabile, da leggere
più volte in ogni anno.
Roberto
Emanuelli - DAVANTI AGLI OCCHI - Rizzoli, 2018 -
Un romanzone
spensierato e disimpegnato. L’emergente Emanuelli riempie un calderone di
parole su parole, ma n’esce zuppona indegnamente miscelata. Un trentenne
success man, forse un alter ego, cura una conduzione del tutto tipica. La voce
dell’anima, innocente e profonda, sovrascrive il quotidiano confronto con un mondo
troppo incurante e antipatico, dato però per palcoscenico irrinunciabile. Il
tutto va a sfociare in pensieri e romanticherie di medio stampo. La trama: il
protagonista L stravede per M seriamente fidanzata. La formula lunga di giornata
che gli appartiene, dalle stipule assicurative alle apericene mondane, non
dovranno farlo desistere dalla missione, tutta aperta, di portare il soggetto
del desiderio definitivamente a sé. Una playlist musicale accompagna fluente la
lettura. Vorrei ora chiarire, concluso un intervento piuttosto critico, come
l’ideale dell’art pour la vie non sia
gettone d’obbligo nella letteratura. Emanuelli ha prodotto altri volumi, da
affrontare senza pregiudizio, come quelli che successivamente porterà in vita. Il
mio voto a Davanti agli Occhi è un 6.
Francesco
Piccolo - L’ANIMALE CHE MI PORTO DENTRO - Einaudi, 2018 -
Un libro che
ha deluso le mie aspettative, rese forse eccessive per via di qualche
introduzione promettente, insidia valida sempre. Le pagine sarebbero numericamente
bastanti ma vengono decimate da un’oratoria oleosa a volte sino l’impalpabilità.
Il rapporto tra ruolo sociale e sentimento individuale del maschio, nucleo concettuale
dell’opera, potrebbe infilare le direzioni le più svariate. L’autore infila invece la
trappola di condursi dal particolare al generale, il che svaluta un poco l’autoanalisi tentata. Questo detto, non manca ne gli episodi materia di
interesse e intelligenza. Il mio voto: 6
Elisabetta
Rasy - LE DISOBBEDIENTI - Mondadori, 2019 -
Un libro
divulgativo di alto tenore. La nostra Rasy si dedica a sei donne artista, presentate
in ordine temporale. Si comincia con l’eminente figura italica, sebbene sconosciuta
al grande pubblico, di Artemisia Gentileschi, pittrice per vocazione famigliare.
Il suo periodo è quello del Caravaggio: l’ingiustizia e la prevaricazione sono
comuni anche tra coloro elevati all’arte figurativa.
Un circolo
di figlie d’oltralpe, dal Settecento all’Impressionismo, viene a seguire. Queste
storie avranno a sfondo la storia politica e culturale della Ville Lumière e di
Francia. Elizabeth Vigee Le Brun, sostenuta da una narrazione colorata e
concitata al pari del Danton cinematografico con Depardieu, sarà la pittrice
reale sino alla caduta degli stessi per mano del Terrore, riparando poi in
Italia. La tensione decade quasi totalmente leggendo di Berthe Morissot, umile
e quasi simpatica nel suo “affresco” e formata in famiglia. E sopravvissuta ai
fratelli Manet: il celebre Edouard, un fratello spirituale più che collega
d’affari, ed Eugène che la prese in moglie.
Segue Marie
Valadon, che adotterà il nome Suzanne. Da modella di posa, agli esordi, anch’ella
ottiene di esporre al Salon. La personalità differisce alquanto dalla Morissot:
indipendente e precoce e di liberi costumi, in sintesi strettissima. Viene proposta
in ultimo Frida Kahlo, donna di resilienza dalla salute instabile, proprio come
lo stato politico della nazione. Frida è seguita nei tanti movimenti anche
intercontinentali, e nel matrimonio fortemente voluto col maestro d’arte Diego
Rivera. Su questo fronte i crediti dell’artista, riluttante a disobbedienza,
vanno a ribasso.
Isabella
Leardini - DOMARE IL DRAGO - Mondadori, 2018 -
Sono
entrambi da domare, il drago e il libro. Vi metto in allerta. Vado a procurarmi
l’opera per via di una segnalazione entusiasta. E riesco a parteciparne lo
spirito. Un serio lavoro di trattazione poetica, né troppo tecnico né arbitrariamente
soggettivo. Sono riportate pillole di saggezza attinte ovunque, da R.W. Emerson
ad Alda Merini, con passione vera e coinvolgente. Niente di simile a un contentuccio
editoriale banaluccio da parte della poetessa.
Se
personalmente non ho mai deprezzato l’Isabella artefice lirica, la sua trasmissione
laboratoriale mi trova meno indulgente. Una perplessità dal testo, la parola
poetica definita parola di verità. L’immagine del drago si conface assai,
quella della pietra abbastanza, quella della conchiglia molto meno. Il manuale
rimane comunque riferimento prezioso sia per i novizi che per gli addetti già
maturi della poesia. Vi posso avviare soddisfatto al confronto con il testo e
il drago.
Giorgio
Scerbanenco - LUNA DI MIELE - La Nave di Teseo, 2018 -
Il primo
Scerbanenco tra le mie mani. Una ripubblicazione pensata in collana, molto
elegante nella veste e quel po’ dispendiosa da restringersi ai cultori. Il
narratore è identificato col Reverendo, presentato di antica mentalità e di lungo
servizio ma lo scopriamo cinquantenne appena. Un apostolo umile e severo, con
se stesso prima che con gli altri. Una luna di miele si posiziona
effettivamente al centro del libro. C’è però un’uccisione che fa aleggiare una
tensione drammatica in lungo e in largo. La scrittura è intanto valida e le descrizioni
altamente particolareggiate destano serio interesse. La nota al testo informa
come l’autore, letterariamente avvezzo alla cronaca nera, non s’era soffermato
ancora sulla fede cattolica. Un racconto consigliato.
Emma Cline -
LE RAGAZZE - Einaudi, 2016 -
Il titolo
promettente e il contenuto quanto basta innocuo, per cui l’ho fatto mio. Le Ragazze alterna il tempo presente al
racconto del passato, con quest’ultimo che ottiene preponderanza immediata.
Evie, collegiale di buona società, approfitta di una mamma sola e distratta per
legarsi alla “gioventù di periferia”. Sono hippies, disadattati, idealisti
ribelli, un gruppo al femminile subito marchiato col disprezzo dei cittadini
bene. L’anticonformismo appare ragione necessaria e sufficiente di questo frazionamento:
la parte borghese non può essere più la loro parte. Questa vita selvatica, nemmeno
pazzamente dissoluta nonostante le droghe, risulta troppo miserabile perché gli
ideali acquisiscano una forza di validità e storicità. La fine del collegio,
per Evie, segna anche la fine della comunità, per mano della legge, dopo
episodio di catarsi scellerata. La ragazza, lontana dalla tragedia, ha modo di
rientrare sul binario borghese, ma notiamo nel presente qualcuno ancora
ricordarle “eri di quelle”. Il mio voto: 7
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