giovedì 22 marzo 2018

Un inverno immaginifico

recensione di Nicoletta Mari



La raccolta poetica Dopo l’inverno di Vincenzo D’Alessio induce ad una attenta riflessione sul male, salda realtà presente nel mondo fenomenico, che si manifesta agli uomini sotto l’aspetto metafisico, morale e fisico. È proprio la condizione della malattia, che modifica la fragile e precaria esistenza umana, infatti, D’Alessio afferma: «Le notti della malattia sono lunghe» (p. 23), «la morte cammina sudando negli ospedali del Sud» (p. 25). Ricorrente nei versi del poeta è l’immagine del mare: «il mare è vuoto» (p. 11), «le onde sonore […] sognano il mare» (p. 17), «Vento di Maestrale raccogli il dolore disperdilo nel fondo del mare» (p. 13). Il mare, dunque, diventa metafora dell’infinito, di ciò che non ha un limite possibile, che si presenta agli occhi dei mortali come un’entità infinitamente grande e allo stesso tempo infinitamente piccola. Il mare rimanda analogicamente all’άπειρον di Anassimandro, il principio primo che contiene e dirige tutte le cose e a cui tutte fanno ritorno. L’inverno nella poesia di D’Alessio non è da considerarsi semplicemente come l’ultima delle quattro stagioni, ma esso simboleggia una condizione esistenziale: «l’inverno è sceso nell’anima senza sentimenti» (p. 18). L’inverno è il periodo dell’anno che agevola l’immaginazione, che favorisce la riflessione sul passato, su ciò che è stato. È una stagione psicologica, non solo temporale.
Dal punto di vista stilistico la poesia di D’Alessio risente della tradizione lirica novecentesca. La sua è una poesia che si caratterizza per il ricorso alla parola scarna, per l’uso essenziale della punteggiatura e per la presenza dei tanti enjambement, che determinano il ritmo dei versi. Il linguaggio, dalla nomenclatura specifica, rinvia alla poesia pascoliana, alla necessità di chiamare le cose con un lessico preciso. Nelle liriche di D’Alessio, infatti, ritroviamo nominati non gli uccelli in modo generico, ma una varietà di uccelli: «le rondini sul Tirreno» (p. 22), «il merlo innamorato» (p. 24), «il pettirosso innocente» (p.35), «il volo di gabbiani» (p. 45). Il poeta utilizza termini specifici per descrivere la sublime bellezza della natura. I versi di D’Alessio, dunque, sono un invito alla vita “feconda” dopo lo “sterile” inverno: «Torna il vento di Primavera a seminare la vita» (p.22).

Nessun commento: