Il Cantico dei
Cantici o semplicemente Cantico è un testo contenuto nella Bibbia ebraica
(Tanakh) e cristiana.
Attribuito da studiosi di orientamento conservatore al re Salomone, celebre per la sua saggezza,
per i suoi canti e anche per i suoi amori, il Cantico dei Cantici fu composto a
detta di studiosi liberali, non prima del IV secolo a.C. ed è uno degli ultimi
testi accolti nel canone della Bibbia, addirittura un secolo dopo la nascita di
Cristo. È composto da 8 capitoli contenenti poemi d'amore in forma dialogica
tra un uomo (Shelomo cioè"Salomone") e una donna ("Sulammita).I
nomi di Lui e di Lei, Shelomo e Shulammit, derivano dalla stessa radice Shalom
che nella Bibbia è sinonimo di “ benedizione, riposo, gloria, ricchezza,
felicità, salvezza, comunione, vita”.
Quando
la sposa incontra il suo amato, essa trova la pace, la sua completezza, la sua
pienezza, il suo tutto.“Così sono ai suoi
occhi come colei che ha trovato pace!”
Shulammit
può essere un’antica forma di participio passivo, aggettivato al femminile del
verbo shalem (= vivere nella pace, la Pacifica, la Pacificata) ma è anche :
“colei che ha causato pace”
Il
Cantico si chiude con una domanda: chi renderà l’uomo capace di amare? Chi lo
libererà dalla gelosia del possesso, dalla amarezza dell’ingratitudine e dalle
ferite della cattura? E’ una domanda implicita nei bellissimi versi conclusivi
e forse un’esortazione a riscoprire il senso dell’amore: Fuggi, mio diletto, simile a gazzella o ad un cerbiatto, sopra i monti
degli aromi” (8,14).
Ed è qui l’attualità del
messaggio…..dopo oltre 2 millenni.
L’amore non è possesso, le metafore ricorrenti del capriolo e della
gazzella, animali imprendibili per eccellenza, vogliono precisare che l’amore
non è possesso, è libertà di ricerca, attesa, ascolto.
Quest’attesa
è sottolineata in vari punti. La donna non vede apparire subito lui, ma sente
una voce da lontano. Lei lo ode prima ancora di vederlo. L’amato viene come una
presenza che può essere ascoltata, contemplata, ma mai posseduta, mai
totalmente conosciuta. La “voce indica, evoca, ma sfugge ad ogni forma di
presa.
C’è
parità di sentimenti e di espressioni d’amore nel cuore e sulla bocca di Lui e
di Lei. Il Cantico non è un monologo. E’
un duetto
Nel
duetto del Cantico, nessuno dei due partners commette pressione o imposizione
sull’altro, Vi si legge soltanto il desiderio dell’amore. E’ un desiderio
intenso, fortissimo: “ Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo”. ( 2,3 ) Lui e
lei si desiderano: è questa l’essenza del l’amore.
Il
desiderio è tensione, voto, certezza d’amore, e mai imposizione, o sottilissima
strategia ricattatoria. Tutte le invocazioni d’amore sono appelli ai liberi
sentimenti dell’amato, vogliono soltanto allargare lo spazio alla libera
risposta d’amore.
E
se il desiderio non è sterile dominio, egoistico appagamento di un bisogno,
rivela la bellezza e lo stupore dell’incontro.
Perché
l’incontro avvenga, occorre uscire da sé, rinunciare a un’abitudine, alle
proprie paure, alle esigenze di certezza, occorre lasciare le vigne e mettersi in viaggio, occorre un esodo appunto
come quello del passaggio dal regno di schiavitù alla libertà e alla comunione
dell’amore: il passaggio dalla notte dell’esilio alla luce del ritorno in
patria.
Per
questo in Israele, Il Cantico dei Cantici ha assunto il carattere pasquale e
viene letto ogni anno per intero alla Veglia di Pasqua e nelle sinagoghe
orientali. Dio non viene mai nominato, ma presumibilmente si rivela nell’amore
tra l’uomo e la donna, amore che resta il lascito migliore che Egli ci ha fatto
e che noi possiamo fare.
Molti
autori orientali come Gibran e Rumi hanno ripreso nei loro versi
l’interpretazione religiosa del cantico che vorrebbe la coppia come metafora
dell’amore tra Dio e il suo popolo, ma nella mia lettura di donna occidentale
del 21° secolo ho riscoperto passi di una liricità e purezza tali che solo nei
sonetti d’amore di Shakespeare e Neruda ho ritrovato analoga potenza evocativa.
In
particolare in Neruda ho ritrovato il tema del viaggio, si legge nel XII
sonetto : “Ahi, amare è un viaggio con
acqua e con stelle/con aria soffocata e brusche tempeste di farina: amare è un
combattimento di lampi/e due corpi da un solo miele sconfitti” nonché il
tema della bellezza femminile, l’accoglienza dell’amata e le similitudini con
gli elementi del paesaggio e della natura.
Un
altro aspetto che ho colto nella mia lettura e che oggi andrebbe insegnato sin
da piccoli in un’ottica di elogio della lentezza, è il rispetto dei tempi
altrui, la paziente attesa, “Non destate, non scuotete dal sonno la mia amata
finchè non lo voglia”
Al
giorno d’oggi in cui si uccide se non si è corrisposti, nel 2017 assistiamo a
un tale regresso etico e valoriale che bisognerebbe ripartire da letture come
queste per ritrovarsi e ritrovare il senso della relazione con l’altro, che sia
il partner, il fratello, l’amico perché la reciprocità in ogni connotazione
sentimentale si fonda su ascolto, attesa, rispetto.
Claudia
Piccinno
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