lunedì 27 febbraio 2017

Poesie ritrovate di Antonio D'Alessio: un perpetuo fluire

https://www.faraeditore.it/html/filoversi/immagineconvessa.html
Nel leggere le Poesie ritrovate di Antonio D’Alessio si è dinanzi ad una “poesia metafisica”, poesia che non nasce dalla ragione, ma che con essa costantemente si confronta. L’Io lirico dialoga, attraverso un gioco dialettico, con la propria essenza e con il mondo fenomenico, fatto prevalentemente di emozioni «vivi l’emozione, che / t’appartiene e non / indietreggiare, a viverla» (p. 37). Fondamentale è l’esperienza del nulla, in un mondo «Dove il nulla ha un peso» (p. 21). Il poeta, sulla impronta di Sartre, considera la coscienza una apertura verso il nulla, l’ignoto, e infatti dice: «mi allontano dalle mie radici / per spingermi verso l’infinito ignoto» (p.42). La fragile e precaria condizione umana non è altro che continua oscillazione tra essere e nulla, un eterno divenire, «volto pagina e tutto scorre» (p. 26), un perpetuo fluire di tutte le cose. Nei versi ricorrente è l’immagine del tramonto «E adesso poso lo sguardo sul tramonto / che porta via i miei orizzonti» (p. 13), «L’ultimo tramonto / mi sveltisco, nei movimenti / mi presto a godere» (p. 33), il sole che scompare sotto la linea dell’orizzonte diventa metafora della vita. La poesia di Antonio D’Alessio è ricerca del piacere «la terra si conferma come comoda stazione di / piacere» (p. 43), luogo per una illusoria calma dello spirito. Il piacere consente di scoprire i segreti nessi tra le sensazioni e «di sentire, il cuore, che pulsa… / più volte / per più volte» (p. 31). Il piacere è αίσθησις, facoltà di percepire con i sensi il mondo che ci circonda. Quella di Antonio D’Alessio non è poesia accademica, ma è poesia pura, frutto di una innata vocazione, e come affermava il grande Cicerone «santo è il nome di poeta, che nessun paese barbaro ha mai profanato» (Pro Archia, pr. 18-19).


Con affetto 


Nicoletta Mari

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