Alberto Mori, Quasi Partita, FaraEditore 2016
Nota
di lettura di Alessandro Assiri
Di Alberto ho sempre ascoltato i suoni, il rumore dei bancomat, il
frastuono dei bar, gli acuti e i semitoni delle sue Esecuzioni, il
tintinnio delle chiavi le consonanti aspirate e le vocali… poi ricevo in
lettura quest'ultimo lavoro Quasi Partita e separo il performer:
ritrovo il poeta. Uno spettatore attento seduto in gradinata che risolve
l'enigma dei gesti pronunciandoli, così che il corpo della parola si pieghi, si
affatichi. Un incontro giocato dagli occhi dello spettatore che in qualche modo
anticipa la partita, negli schemi perfetti dove si sa prima dove batterà la
palla. C'è una danza nel testo, una sorta di armonia di estensioni di curve e
di ricercate traiettorie. Sì è vero sembra tennis, ma senza rete, la mimica del
nulla perché qui non conta il risultato, eppure c'è un agonismo, un gioco
possente di gambe e di fiato, una cronaca intatta di movimenti perfetti. Chi
scava e chi contempla come nel quasi esergo di Camus o davvero quel “quasipartita”, ma non ancora tornata.
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