Segmenti
di tempi, parole, immagini tragittano dal #1 al #9.
Passaggi
dallo sguardo alla penna alla tastiera.
Nel
ritmo della digitalizzazione, la parola rimbalza, rintraccia, ripercorre, torna
a stabilire una posizione di bilancio concettuale che sfuoca nella
concentrazione poetica.
Tutto
sfocia nel “quasi”.
Il
gioco anagramma il tempo della sfida: dalla “palla” alla “carezza liftata”,
“riprende”, “prosegue” veloce sulle percentualmente vuote pagine, “campo
aperto” visivo dell’attacco poetico e del contrattacco dell’azione.
In
Quasi Partita, nasce il vuoto dell’istante, un vuoto tra il farsi e il non
farsi.
In
quest’attimo di non tempo rimane la possibile ripresa nel tocco prossimo.
Una prossimità
evocata, intuita, ma soprattutto progettata dal poeta:
Un
disegno preciso.
Ritmo
dell’ansioso rincorrimento senza ostacoli (punteggiatura assente), un ritmo di ciò
che rimane inespresso che il “quasi” serba in sé.
Come
la Poesia.
Alberto
Mori qui apre, nella metafora del gioco, un rapporto faccia a faccia col suo
alter,
la Parola. Registrata nel tempo della carambola del ludico senso del pensiero,
un coup de dés.
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