giovedì 27 agosto 2015

Il luminoso abbraccio della Croce




Castelsaraceno, in provincia di Potenza, è una comunità antichissima che cela nel suo grembo riti greci, pagani e cristiani. Il rito delle stagioni riverbera nell’appuntamento naturalistico della ndenna (leggi: antenna): taglio del faggio più grande nel cuore del bosco da parte degli anziani della comunità, trasporto e innalzamento nel centro cittadino, dove avranno luogo i festeggiamenti intorno al “totem” (in altri luoghi campani: festa del Maio, dei Gigli, del carro del Grano).
Memore delle sue radici lucane, il fervido scrittore e filosofo Vincenzo Capodiferro ha incluso nella sua produzione libraria il volume Golgota (Cavinato Editore e-book, 2015) che reca nel sottotitolo: “meditazioni sulla passione di anonima devota”, corredato dall’epigrafe: “A Teresa Armenti: noi vediamo una croce invisibile che svetta / sul poggio Castelveglio e lenisce i nostri tormenti. / È la croce che Teresa voleva porci a guida della retta / via. E vediamo una nobile via crucis / che sale sul monte diretta. / È la nostra via lucis. / Questo è il nostro Calvario, / che ci addita al cielo vario, / dall’altro lato c’è il cimitero: / è l’altro mondo, quello vero! / Da lì sempre, i tuoi genitori, / o Teresa, rivolgono a te i cuori.” (pag. 1).
Il Nostro, attualmente professore di Lettere e filosofia nei licei della provincia di Varese, ha presentato la sua ultima fatica nella Sala Consiliare di Castelsaraceno, gremita di compaesani, parenti e dei suoi primi insegnanti. Il sindaco, dr. Rocco Rossano, ha presentato all’uditorio l’illustre emigrato, seguito dalla professoressa Teresa Armenti e dalla presidente della Pro Loco Carmela De Mare. Le giovani laureande in Filosofia presso l’Università degli Studi di Salerno hanno letto brani e intessuto un fitto dialogo con l’Autore ed il pubblico.
Il sogno di Teresa Armenti di vedere innalzata sulla cima della montagna, che svetta sul centro storico di Castelsaraceno, non accettata nel 2004, una croce luminosa è oggi divenuto l’invito rivolto dallo scrittore all’intera comunità d’origine affinché venga tradotto finalmente in realtà. La spinta non è solo devozionale, quanto fortemente attuale contro le violenze, le persecuzioni e l’egoismo sociale imperante agli inizi di questo nuovo secolo.    
Capodiferro ha tradotto in parola il fuoco mistico che lega le pure radici cristiane della sua comunità al simbolo millenario del riscatto dalla morte: la Croce di Cristo.
La ripresa filosofica di questo profondo atto d’amore è da ricercarsi sempre nell’epigrafe: “(…) L’amore e la morte sono talmente uniti nella passione / del Salvatore che non è possibile avere nel cuore uno senza l’altro” (pag. 1). Il Nostro è alla continua ricerca di testi antichi; alla scoperta di pensatori che l’hanno preceduto; alla diffusione del pensiero cristiano che si riscopra in una Chiesa protetta dall’immagine di “Santa Maria della Purità”. La copertina del tomo, che conta più di cento pagine ricche di citazioni, commenti, riflessioni, riprende la tela di un pittore anonimo del XVI secolo riproducente la Crocifissione, contenuta nella chiesa madre Santo Spirito di Castelsaraceno.
Alla presentazione non ha voluto mancare la Casa Editrice Fara di Rimini, da anni vicina alle comunità cristiane presenti in Italia e nel Mondo, recando in dono le sue pubblicazioni che hanno dato vita in precedenza alla nascente biblioteca della Pro Loco, diffuse tra gli intervenuti alla presentazione, facente parte del “Salotto Letterario” organizzato dalla Pro Loco di Castelsaraceno.
Le professoresse Teresa Armenti e Ida Iannella, che hanno accompagnato l’Autore negli anni della scuola dell’obbligo, hanno raccolto con gioia il ritorno del loro alunno divenuto un collega capace di trasfondere la ricchezza delle sue radici lucane nella realtà letteraria nazionale.

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