sabato 25 maggio 2013
Su Scelte vincenti antologia dei vincitori: Ernesta Galgano
a cura di A. Ramberti, FaraEditore, 2013
recensione di Vincenzo D’Alessio
C’è un libro che da diversi millenni sollecita la curiosità dei lettori, sensibili alla Fede, avvicinandoli alle vicende storiche di un popolo, di genti che si sono sentiti prescelti da un Dio (Divinità) unico, protettivo e geloso della sua venerazione. Ha sollevato invidie e persecuzioni. Ha sviluppato nuove forme di pensiero e di Fede. Questo libro è, il libro per eccellenza: “La Sacra Bibbia”. La parola contenuta nel testo è stata tramandata, con una forza indescrivibile, come fondamento del dialogo tra il Divino e l’umanità. L’Eterno e la moltitudine umana costretta a fare i conti con la Morte: la scomparsa dall’esistenza terrena. Vigile, in tutto il percorso narrativo, è la Promessa: di una terra dove vivere in pace, di un prescelto che proteggesse, di una eternità riparatrice di ogni sofferenza terrena.
In questo modo il libro è divenuto uno strumento ambito e prezioso, per trasmettere i sentimenti umani: dolore, gioia, guerra, eventi naturali, lasciti, natalità. La parola, da sola, non superava lo scoglio temporale. La scrittura, invece, riportata in tacche su un bastone da pastore si affidava al dire, come tutte le cose umane, e non scompariva dalla memoria con il passare dei secoli. “Fate questo in memoria di me!”
La memoria scritta è divenuta l’anima della Speranza: l’ultimo segno della nostra appartenenza al divino,ultima energia a lasciare le nostre tombe. Gli uomini hanno pochi strumenti a disposizione per superare il muro del tempo, tra questi la parola collettiva che permane nel tempo: il libro – rotolo di pelle animale, tavoletta d’argilla, papiro, disegno in una grotta, figura su un vaso, pietra scolpita. Gli occhi che scoprono questi messaggi avvertono la profondità dell’ignoto e il fulmine del divenire.
Scelte vincenti per restare in contatto con gli uomini del tempo presente e dei tempi che seguiranno. Libri che occupano un piccolo spazio nelle mani del lettore, nelle biblioteche e un grande posto nella memoria. Poi il ciclo esistenziale decompone in polvere anche quest’atto volontario contro il Tempo. Il Curatore dell’opera si prodiga, da guardiano del faro, ad illuminare l’ampia distesa del mare Oceano per far giungere in porto le piccole imbarcazioni: i partecipanti. Stefano Martello, del quale amo la postfazione a questo volume perché teneramente coerente con tutto il resto, si prodiga nel segnalare ai nuovi arrivati la postazione momentanea raggiunta e la via per riprendere il largo. Un binomio che ha portato nella collana “Neumi” e al Concorso Poetico Pubblica con noi sempre maggiori consensi, come questi raccolti nel volume Scelte vincenti pubblicato dall’editore Fara di Rimini (aprile, 2013).
I partecipanti prescelti per la sezione poesia sono: Vincenza Scuderi, Ernesta Galgano, Luca Carboni, Michela Zanarella, Mariangela Ruggiu e Luca Immordino. Per adesso prendiamo in considerazione la raccolta di poesie di Ernesta Galgano che reca il titolo: “Sguardi dentro e fuori di me”.
La componente della Giuria, poetessa e scrittrice Teresa Armenti, così conclude il suo giudizio critico sulla raccolta: “C’è un’immersione nella semplicità dell’Amore, dove l’anima galleggia serena e si lascia trasportare dall’onda della Fede, facendo riposare lo sguardo nelle acque limpide e chiare” (pag. 17). Le poesie realizzate mediante versi brevi, tagliati secondo l’ispirazione, impreziositi da similitudini e anafore, sono un dialogo costante tra la poetessa e il proprio vissuto. Tutto consegnato all’attenzione del mondo disattento verso il bene: dare senza chiedere nulla di più in cambio.
Si scopre, questo concetto, nella poesia L’albero (pag. 158): “È un albero vivo, / disegnato contro l’orizzonte. / Al tramonto del sole / la sua ombra si staglia precisa / nel prato come ricamo traforato. / Non ha padroni. / Non è mai stato potato. / Sale irregolare, quasi irrequieto, / nelle nuvole e nell’azzurro.”
L’analogia con la personalità dell’Autrice è delineata in modo perfetto: una vita dedicata ad aiutare chi ne avesse bisogno, anche lontana da madre patria, senza piegare se stessa alla volontà dei potenti, di chi vorrebbe comandare per forza. Preziosa esistenza come un ricamo difficile realizzato da mani esperte. Una dignità viva, equilibrata, precisa di fronte allo sguardo degli uomini, nella similitudine è l’orizzonte, colta nel tramonto del sole, cioè sul finire della propria esistenza.
Il verbo ricorrente nelle poesie della Nostra è “correre”. Fare presto perché le cose da dire sono tante. Fare in fretta per comunicare tutta l’esperienza vissuta. Raccontare in versi le gioie, i disagi, i dolori, l’amore ricevuto e quello offerto, sintesi reale tradotta in versi sciolti affidati agli occhi attenti del lettore: “È un albero saggio. / Sa che prima o poi la legna / dei suoi rami e del suo stesso tronco / dovrà sentire i colpi di una accetta” (ivi, pag. 158). Testamento spirituale versato, semplicemente, in questa buona raccolta. Un riavvolgere il filo della memoria, intriso di profonda e sincera Fede, per consegnarlo alla Poesia.
Poesia per chi scrive. Poesia per chi legge. Poesia che suscita sentimenti forti. Poesia che parla ai cuori. Poesia che si sdegna per il dolore del mondo. Poesia che ritorna sui banchi di scuola. Poesia che inizia il rito dell’Amore. Poesia che danza al ritmo di note antiche o moderne. Poesia che annoda presente, passato e avvenire. Poesia immortale, irrequieta. Poesia del Creato.
“Impareremo che il dolore / può non essere tutto, / il buio può non essere eterno” (pag. 169). Questi versi sono la richiesta che Ernesta Galgano chiede alla Poesia, che le sue mani hanno inciso sul foglio bianco per annodarsi al coro infinito di voci poetiche che attraversano il mondo degli uomini e illuminano l’Universo.
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