martedì 8 febbraio 2011

Mario Fresa. Ritratti di poesia (1)


Giuseppe Carracchia


Si registra un’energia felicemente vitale ed entusiastica nella scrittura di Giuseppe Carracchia, ventiduenne approdato alla sua terza raccolta poetica, Il verbo infinito (Prova d’Autore, Catania, 2010). Un slancio estremo segna e attraversa interamente il libro, facendo risaltare una vivace densità della parola che si traduce in una effusività generosa: il lettore è immerso in una sorta di estatica e pulsante effervescenza che, spronandolo a superare il giogo della sua finita esperienza psichica personale, lo spinge a un’osservazione superiormente oggettiva degli eventi. È dunque nell’affermazione di un inestinguibile incanto, e nella forza di una gioiosa e ininterrotta contemplazione, desiderosa di eccedere la povertà della posizione personale, che vanno rintracciate le fondamentali motivazioni della ricerca poetica di Carracchia. La lingua onestamente lucida e lineare permette, inoltre, di evitare qualsiasi atteggiamento di natura esclamativa, rifuggendo, altresì, da ogni accenno di enfatico drammatismo.

Il poeta si rivela, così, l’ideale medium di una stupìta magnificazione della vita stessa, fondando sull’obiettiva e assoluta accettazione di quest’ultima – nella sua interezza e nella sua complessità – la possibilità di intendere e di comprendere il senso ultimo della bellezza e del suo acuto mistero.

Ecco, di séguito, un bel testo poetico tratto dalla raccolta:



Libertà è cadere, ma dura poco dirai

e forse è proprio vero – o magari veritiero –

che Pollicino sfalda e sbriciola focacce

solo per perder meglio le sue tracce


Libertà è cadere, e dura poco

se pensi all’eternità

ma è un’eternità

se mentre lo fai non pensi a niente



Giuseppe Carracchia, nato nel 1988, risiede attualmente in Sicilia. Ha pubblicato le raccolte poetiche Pensieri notturni (2005) e Anime vagabonde (2007).


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