mercoledì 20 febbraio 2008

Su Raccolta di Alberto Mori

recensione di Mara Zanotti

v. anche qui

Una parola mi continua a tornare in mente dopo aver letto l’ultimo libro di Alberto Mori Raccolta, “marginalità” e la spiegazione di questo non è poi così scontata. Sì perché nono-stante il concetto portante della Raccolta sia il ‘rifiuto’, questo non si limita a essere ‘soggetto’ evidente di molti testi (“Nel rifiuto la parola annusa due volte l’aria./ Solido ed immaterico/ vaporano la forma organica/ mentre lo scarto evitato/ allontanato a lato/ rimane dissoluzione limbale...”), ma abbraccia l’atmosfera compositiva nel suo complesso. Se così ‘marginali’ risultano i luoghi, gli oggetti e persino l’atteggiamento tra chi scrive, osserva, sente, si rapporta a quanto poi si tradurrà in parola, ecco che anche chi legge in qualche modo entra a far parte di questa marginalità in primis attraverso la scelta linguistica compiuta dall’autore: “La mia scrittura non persegue l’aulico ma l’essenziale” afferma lo stesso Mori e l’essenziale, si sa, è “invisibile agli occhi”, ossia riesce ad approdare a qualche cosa di maggiormente percettivo. Anche Massimo Sanelli nella prefazione del testo focalizza l’attenzione sulla scelta linguistica di Mori: “Qui le parole-simbolo della tradizione appaiono una volta sola, senza impegno, come fantasmi... In ogni caso quasi tutti i termini del libro sono detti una volta sola”. E ancora: “Ma la lingua si decompone nel cumulo di rifiuti, in una non-metrica senza ambizioni e senza verso”, si realizza così una perfetta simbiosi tra oggetto e termine. Tornando al concetto-rifiuto è lo stesso Mori che ci ricorda come questo abbia una tradizione artistica e letteraria molto lunga, moltissimi artisti infatti si sono confrontati con essa e sembra una coincidenza ‘al limite’ se i rifiuti, così abituati a vivere ai margini della società, siano divenuti proprio in questi giorni protagonisti della cronaca. Lo ‘sguardo abbassato’ di Mori sulla realtà porta così alla ribalta “ciò che – come la morte – abbonda e che non vogliamo vedere tra noi”. Ma inevitabilmente è proprio questo che ci accoglierà e che attraverso le ‘spoglie’ della nostra vita già ci circonda. Senza nulla togliere alla ricerca e alla sperimentazione, che si traduce sulla pagina anche in autentiche installazioni in versi, Mori ha scelto dunque di continuare, come già da tempo fa, nella sua esplorazione dei ‘non-luoghi’, del marginale appunto, consegnandoci una Raccolta coerente con la sua volontà indagativa che lo sta portando anche a realizzare un video sul concetto di decostruzione. Raccolta non si trova nelle librerie cremasche, per informazioni e ordinazioni www.faraeditore.it

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nota di lettura di Giorgio Bonacini

Caro Alberto,
ti ringrazio per avermi inviato il tuo ultimo libro.
La tua capacità di formulare in poesia i temi apparentemente più “bassi” è invidiabile. Anche per la visività e la cristallinità del senso: in poesia e in vita.
C'è un mondo vero e profondo e non usuale, pur nella sua quotidianità, in questi tuoi versi esemplari: «Appena assunto infila guanti e comincia. / Agli occhi basta vedere dove / porta lontano la spazzatura.»

È sempre un piacere leggerti.

Un caro saluto.
Giorgio

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