giovedì 18 ottobre 2007

Siamo come estranei (Marco Milone)

C'è un tono elgiaco in questi versi di sostanza sapienziale che tendono al respiro lungo del microracconto rimemorante e si appigliano a nuclei di senso fondamentalmente gnomici: «non è possibile vivere all'infuori del tempo puro. Nessuno
si è mosso, nessuno è fuggito durante la bufera. Le sorgenti /si sono riscaldate nuovamente, solo per un istante».


Dove inizia lo spazio? Non durano
che per un secondo Come si muovono, come stanno
sempre legati al suono, ai capricci del letto

***

Devo resistere, devo sempre resistere
alla tua anima riflessa. Nessuno degli alberi del corpo, il significato
non è profondo. Il segmento e l'io, l'assenza
della libertà, i giorni che scompaiono. Non dire di sì
per compiacermi, dimentica la bellezza, dimentica i suoni

***

Troppo spesso m'insinuavo nelle mente altrui. Divorano
i segreti dei vivi, senza sapore Li mangio
e scompaiono alle mie spalle dolore, menzogne Le copro
non finiscono Vorrei ispirarmi, e mi ispiro
alle mie memorie, ai miei sogni. I mondi
li lascio agli stranieri, io
mi muovo nell'ombra come un falsario

***

Lo stesso luogo, una scala tra la nebbia Sospesa
tra la brezza dei nostri nomi. Percorre
le divisioni del passato, i ricordi giungono realizzati




Passi di memoria, i tuoi. Non mi vedi ridere da tempo, di certo
non da quando ci siamo ritrovati. Siamo come estranei, dobbiamo scoprirci ora
come prima, ricostruire i giorni perduti. Vorrei capire
l'importanza dell'assenza. Ormai sono lontano, non ritornerò


***

Non ho voglia di alzarmi adesso, non ho mai voluto
alzarmi. Sono felice dove sto, e per questo sono distante
dalle terre dove ho vissuto. Ho dimenticato dove si trovi, ricordo
un villaggio, strade dissolte, foglie
accasciate nel fango e cortecce denudate. Ricordo
che lì i giorni si assomigliano, e le pietre usate non lasciano ricordi

***

È svanito il tempo degli sbalzi di luce, adesso
non è possibile vivere all'infuori del tempo puro. Nessuno
si è mosso, nessuno è fuggito durante la bufera. Le sorgenti
si sono riscaldate nuovamente, solo per un istante

***

Vorrei mostrarti il tempo, pensare a te che ti allontani, la vita
senza di noi. Strani volti s’insinuano, colmano il vuoto
del tuo ricordo. Io non mi sento colpevole, tu
volevi apparire per sempre, ma sei morta. Sei morta


Marco Milone, poeta e scrittore, ha pubblicato l'antologia di racconti L'eterna condanna e altri racconti e le sillogi poetiche Geometria del silenzio, Sulle orme della speranza (Edizioni Progetto Cultura) e Nel labirinto del delirio (Zona). Ha svolto attività redazionali ed è stato redattore della rivista «Inguine magazine», e ha collaborato con le riviste «L'indice dei libri» e «Succo acido», e con le case editrici Comixcomunity e Coconino. È membro del comitato di lettura di “Il foglio edizioni”, collabora con “Due Punti edizioni” ed è stato caporedattore di «Cagliostro e-press» e delle riviste «Be side» e «Solaris». Ha curato mostre di fumetti e rassegne di cinema d'animazione.
Scrive sull'animazione, sull'arte, sul cinema e sui fumetti su Mellart.

3 commenti:

4p0lid3 ha detto...

La presenza degli ipermetri mi pare quanto meno riuscita: trasmette la dilatazione temporale, il senso di sospensione. Belle.

Apolide

Alisa ha detto...

Bellissima...merita sempre un applauso ciò che suscita una bella emozione

Mella ha detto...

A chiunque abbia apprezzato le mie poesie, vorrei segnalare il mio nuovo sito personale http://www.marcomilone.com