lunedì 22 ottobre 2007

L’uomo o il disagio (William Stabile)


«… se ne sta sulle rive del letto / distesolungo come un caimano.»
L'occhio di William Stabile (nella foto è a destra, a sinistra Vincenzo D'Alessio) è implacabile nel cogliere il potere simbolico delle piccole cose, dei fatti quotidiani che poi magari non sono neanche troppo piccoli, anzi riguardano ciascuno di noi che dovremme chiederci se abbiamo: «Nel cuore un puntoevirgola / duro come d’anacardio.»
Una poetica, la sua, che fa dell'(auto)ironia dei nostri tic, dei nostri complessi, delle nostre centripete difficoltà e limitatezze un po' il nerbo: «Mi piace la mia casa. / Mi piace perché c’hanno fatto / la casa i ragni. / (…) Oggi coltivo un ragnetto sulla mia spalla. / Gli insegno a contare al pallottoliere.»; «Sì, duro, assennato e sicuro / come il granchio sarò. // Il mio obiettivo: / la politica mordace della tua caviglia.»
Il tono è a volte salace e come si vede la apparente giocosità di certi versi non preclude una sotterranea critica alla crisi politico-sociale che stiamo vivendo.


Ai miei amici, che ai remi della galera hanno solcato un mare che non conoscevano, che non volevano conoscere. (Gianpiero Rugarli)

Sono un pessimista. Amo la vita. (W.S.)


Il caimano


Alla fine, al mattino
s’è deciso a venir giù.
È sceso da quell’area
confinata tra l’armadio ed il soffitto
nella quale si rifugia.
Alle 4 am se ne sta sulle rive del letto
distesolungo come un caimano.
Le zampe piegate sotto il corpo inerme
stringendo la sua vittima,
l’unica possibile.
Il cuscino ha il viso gonfio per la smorfia di dolore.
E lui, in segno di vittoria,
digrigna i denti
che luccicano ai primi raggi di sole
attraverso la stanza.
Un sorriso a 24 carati.

Ma…
è aggrinzito, rattrappito,
come straccio cotto al sole.
Ora vive le prossime duetre ore
aspettando che la pelle si stiri,
che perda quelle grinze quei solchi
come manica di camicia sull’asse.
Alle 7am con scatto d’alligatore
si tira fuori dal letto.
Nel cuore un puntoevirgola
duro come d’anacardio.


Nel mio studio coltivo ragni e stelle

Mi piace la mia casa.
Mi piace perché c’hanno fatto
la casa i ragni.
Fanno la fila fuori dalla porta
tutti i giorni per venire a lezione.
Ero incredulo all’inizio
ma un mattino aprii la porta
e una teoria in ordine composto
sfilò sotto i miei occhi - sgranati.
Oggi coltivo un ragnetto sulla mia spalla.
Gli insegno a contare al pallottoliere.
Lui inclina la testa gentilmente,
mi guarda con quegli occhietti da studente modello
e scorre il grano per un'addizione.
Con le sue zampette
questo assennato ballerino dei muri,
giglio fiorentino con la peluria frizzante sul dorso
di bollicine di spumante, conta.
Oh saggio polipo della terra, conta!
Polipo della terra, conta!

Mi piace la stella.
Mi piace perché è ingenua
quando si specchia nella vetrata della luna
e soffre di crisi d’identità:
si vede cometa, e a fine d’anno
uno spruzzo di champagne le bagna la coda.
Allora triste, smette di sognare
affronta la realtà
e viene giù.
Le stelle più nobili a volte sono palme.
Ma le nostre, quelle ordinarie,
quelle sono ragni.
Oh stella, stella,
eterno ragno del cielo, canta!
Eterno ragno del cielo, canta!


Mulino a vento

Con le tue pale contro il cielo
fai ciao ripetutamente
ed io non mi stanco di guardarti
e rimango incantato ai tuoi piedi
fisso come un bimbo.



Il poeta seduto sulla luna


Ah! Sì,
di sera
vorrei.
Noi ranι[o]cchiati sulla roccia,
le spalle alla boscaglia
il mio braccio intorno al collo
due amici a scrutare lo stagno.
Le pance debordanti sulla gambe,
e le gambe penzoloni dalla pietra –
due schiaccianoci pronti a scattare –
e noi a parlamentare coi vicini
degl’alt[r]i scranni,
sul processo di galvanizzazione
che ha reso elettrico il mondo.


Ah! Sì,
di sera
vorrei.
Noi: Parlamentari dello Stagno.
I nostri occhi liquidi,
ingollati di cachaça
facciamo la spola tra le sponde,
aspettando che l’ottico o
la luna per questa notte ci dia la prescrizione:
una bella montatura d’argento.
Chi bacerà i tuoi labbroni da negro?

(Un indice di luce colpisce un'ametista
e si spezza).
Forse il ragazzo che tra le canne si confonde
mentre orina alla luce
della luna.


Segno zodiacale: cancro
Alla mia Giulia

Duro, come il granchio
sarò.
Mentre l’onda intreccia il lenzuolo tra le gambe.
In allerta
me ne andrò
sul merletto ricamato della rena.
Sicuro
Me ne andrò
camminando di traverso sulla spiaggia.

Sì, come il granchio sarò.
Duro, testardo e sicuro.

Giulia, attenta !
Il granchio…
Fermo contro la luce della luna
con le chele suonerà per te conchiglie
come nacchere del mare.

Sì, duro, assennato e sicuro
come il granchio sarò.

Il mio obiettivo:
la politica mordace della tua caviglia.


Tre erotiche

Cetriolo

È inutile che fai il modesto,
sul bancone della frutta con la zucchina
sei il più osservato.
Attiri le signore dagli occhi di brama
e qualche volta ti guardo: lo confesso, sì!
Ti guardo – t’invidio: Ah!
(provocato in sospiro…
di sollievo).

Fico

Frutto regale e triste.
Dentro di te
le api pazze, ubriache
in girotondo
hanno ficcato le stelline ed il miele,
e adesso un dio ti offre a noi,
come goccioloni di lacrime
livide di vita.

Scrutinio

In strada, tra la gente che cammina
cerca il bersaglio nell’incrocio: x http://www.blogger.com/img/gl.link.gif
Ora [x] è sul divano...
e tra le gambe
accavallate: y
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Guglielmo (William) Stabile è nato a Milano nel 1973, ha vissuto a Lodi, Lanciano, Salerno. Si è laureato a Napoli. Dal ’98, a fasi alterne, vive a Londra studiando e facendo i lavori più disparati (al momento lavora per un’agenzia di stampa). Nel 2000, un lungo imbarco di lavoro su una nave lo ha portato in giro nei Caraibi. Nel 2003, durante un viaggio a Panama, inizia a scrivere al bancone di un bar della capitale sul cartoncino di un pacchetto di sigarette.
Sue poesie sono state lette alla Radio Italiana a Londra, pubblicate dalla rivista «Ellin Selae» in Italia e, tradotte da William Wall sulla rivista di poesia irlandese «SHOp».

1 commento:

Marco Statzu ha detto...

Non ho avuto modo di leggere tutto, ma qui c'è del vero talento, figliolo. Complimenti!