lunedì 10 marzo 2025

”È una sfera opaca il tempo…”

Annalisa Rodeghiero, A oriente di qualsiasi origine, Arcipelagoitaca 2021

recensione di AR


È un’invenzione il tempo / non esiste. // Mai l’abbiamo perso / né mai lo perderemo.” Questo ci dice Annalisa Rodeghiero nella penultima poesia della raccolta (p. 80). Qualche pagina prima (76) ribalta quanto affermato da Eraclito nel frammento 76 Dell’origine (… l’aria vive della morte del fuoco …): “(…) / (era il fuoco sacro che mi rubava l’aria, / (…) / Forse allora Eraclito mentiva / o, forse, almeno in parte si sbagliava: // in me – è il fuoco sacro, l’aria, / l’aria che vive della vita del fuoco.)”

Risalendo a p. 70 troviamo questo passaggio: “È una sfera opaca il tempo – mutamento e limite / (…) oppure io non vedo dove le cose cambiano / nome o non capisco. Mai così insieme – mai così soli – / andremo. Senza nome né mani di carezze.”

Ho citato dalla Parte quarta. Nel meridiano dell’indugio che non a caso si apre con questo esergo eliotiano (Little Gidding, in Quatto Quartetti): Quello che noi chiamiamo principio spesso è la fine / e finire è di nuovo cominciare. / La fine è da dove veniamo.  

Retrocedendo a p. 61 (siamo nella Parte terza – Nel silenzio delle rive, con un esergo di Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, che come al solito dà il la: Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo.) mi imbatto in questo splendido distico che chiude la poesia XXXVIII: “Quale che sia la meta / è tutto nella fede dell’andata il compimento.”

A p. 55 poesia XXXII Annalisa ribadisce la responsabilità e la bellezza di vivere ogni momento per la sua unicità: “Se ciò che accade, era accaduto prima / se è nello svelarsi che sta l’accadimento, / se la parola detta era stata già pensata / noi, dentro questo ottobre spento / non saremo che l’ombra che ci precede il passo.”

Siamo arrivati alla Parte seconda - Le promesse della neve, da cui cito quanto segue: “Se albeggia sugli abeti neri / tra le sfibrate frasche / occorre fermarla quella luce / – se possibile – orientarla oltre il silenzio delle mani. / Interrompere il buio della resa / credere ancora al verso atteso e perso.” (XXVII, p. 46)); “E vivere appieno il mistero di certi istanti minimi, / la loro instabile sapienza. / Ignorare ciò che non sarà. Che non potrà essere / per mia, per tua costituzione.” (XXI, p. 40). L’esergo rilkiano (dalla Seconda elegia, in Elegie duinesi) di questa sezione esprime il desiderio di una striscia di fertile terra, tra fiume e roccia.

La Parte prima – Il nome pronunciato si apre con queste parole di Marina Cvetaeva (dalla Lettera del 4 giugno 1034 a Jurij Pavolovič Ivsak, in Deserti luoghi. Lettere 1925-1941): E senza anima, fuori dell’anima – ho forse bisogno di qualcosa io?

Alcuni fugaci lacerti: “… cerco concordanza nelle cose. / Abito – come ognuno – dentro questa lotta” (XIV, p. 29); “Scegliere l’unica direzione possibile / di felicità struggente, invidiando al sole la certezza / del suo moto periodico apparente.” (XIII, p, 28); “L’anima se c’è nasce già pronta, / mia amata Cvetaeva. …” (VI, p. 21); “Ma l’anima – almeno l’anima – / sentivo svincolata dai confini, / l’anima sapeva la sua rivoluzione.” (I, p. 16); “Se è vero che siamo ciò che guardiamo, / in questa trasparenza inimitabile / noi siamo – l’aroma dei rintocchi / che dalla legna scricchia dopo la pioggia / (…)” (Il profilo dorato dei rilievi, p. 15).

La voce della poetessa veneta è scientifica, precisa, ricca di immagini in tensione, abile nell’uso delle inarcature, delle sinestesie, delle onomatopee; è in dialogo provocante (nel senso etimologico della parola) con sé stessa, con le persone e i luoghi amati, con la vita e la sua origine; gioca dialetticamente con il pensiero filosofico e religioso con una autoironia colma di rispetto, di stupore per un oriente che non si lascia incapsulare dalle nostre parole (ma quelle “poetiche” lo possono sfiorare). Come afferma Massimo Morasso nella acuta Prefazione: questo libro ha “ambizioni cosmogoniche”, l’anima “è l’indiscussa protagonista del dettato”, “La quadripartizione del macrotesto ordina i quattro elementi (…) – aria terra acqua fuoco – in una architettura versale atta a dare evidenza sottile della stretta connessione simbolica fra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale…” (p. 5).

Una poesia inedita di Andrea Corsi - "Chi mi ha disegnato..."

 


Noi l’abbiamo visto il Cristo, eccome, appeso in tutte le chiese, martoriato, la sua pelle ferita…

L’abbiamo visto, lo abbiamo riconosciuto, nel mio vicino, che mi passa a fianco, in me stesso.

E abbiamo perso il sonno, la pace - abbiamo incominciato a correre, come senza più meta.

Sempre il cuore sulla mano. Avevo dei piedi e delle mani anche io, nei riflessi e nelle ombre 

vedevo il loro profilo. Io chi sono? Il mare, il vento freddo, le strade. E una pietra sulla battigia.
Non oso pensare a me stesso - soltanto al dolore del mio corpo. Se mi alzo, è per il sole

di un’amicizia. La poesia, la vita, sono delle arti; gente che non ha vissuto un minuto
della sua vita, come me. Chi mi ha disegnato il volto, la voce, gli occhi, tutto?


11.03.'25



MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna), allestimento “Identificazioni”

            IN CAMMINO VERSO L'AUTUNNO, DI ILIR PAJA. A CURA DI IRMA KURTI


L’incontro con le foglie sarà l'ultimo.

Succederà quando sarò di nuovo bambino,

quando sarò l'ombrello

appoggiato alla porta.

Quando sarò i miei genitori che non ci sono più

O una nuvola.

Proveniente dall’altezza della morte.

Quando sarò il primo amore.

Il bacio che rimase l'onda che non arrivò

Mai sulla riva.

Quando sarò l'ombra dell'autunno.

In cui la giornata somiglia ad un quartiere con case

Fatiscenti.

Quando la luna cala sulle tegole in una notte insonne.

Sul cammino verso l'autunno appare una foresta nebbiosa.

Come un cielo spaventato.

Senza alberi,

Con le radici capovolte

Con il sole catturato nella ragnatela delle ombre.

Si sta avvicinando l'incontro con le foglie.

Questa risurrezione nella strada del vento,

che non conosce ritorno.

 

 TRADUZIONE DALL'ALBANESE A CURA DI IRMA KURTI

venerdì 7 marzo 2025

La parola e l’abbraccio in Biblioteca a Crema 12 marzo 2025



Mercoledì 12 marzo 2025 alle ore 17:00

presso la Biblioteca comunale di Crema

Dario Benzi presenta la sua nuova raccolta

La parola e l’abbraccio 

con la partecipazione di Franco Gallo Vittorio Dornetti e Luigi Ottoni







IRMA KURTI – POESIA DI ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE (BELGIO) IN TRE LINGUE. DAL PROGETTO “POESIA SENZA FRONTIERE”, FONDAZIONE CULTURALE “ITHACA” IN SPAGNA

 

 

L'AMORE IN TEMPI DI LOCKDOWN

 

Io pongo la mia mano

sul silenzio

del tuo corpo.

 

Bacio la luce d'autunno

sulla tua spalla.

 

Dentro di te morirò

e non morirò mai.

 

Non vedrò mai la fine

mai l'ora

in cui gli anni tacciono.

 

ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE, Belgio

 

 

Da: “De schaduw van Morandi” (L'ombra di Morandi)

Uitgeverij P, 2022).

 

Dipinto di Everlyn Nicodemus, “Forza silenziosa”

 

Dal progetto “Poesia senza frontiere”, Fondazione Culturale “Ithaca” in Spagna del poeta e traduttore di fama internazionale GERMAIN DROOGENBROODT. Traduzione in lingua italiana e albanese a cura di IRMA KURTI

 

LOVE IN TIMES OF LOCKDOWN

 

I lay my hand
on the silence
of your body.

 

I kiss the autumn light
on your shoulder.

 

Within you I will die
and never die.

 

Never see the end
never the hour
in which the years fall silent.

Antoon Van den Braembussche, Belgium

English Translation: Dick van Spronsen

From: “De schaduw van Morandi” (The shadow of Morandi)
Uitgeverij P, 2022)
.

 

Painting by Everlyn Nicodemus, “Silent Strength”


From the “Poetry without borders” project of the Ithaca Cultural Foundation in Spain directed by the well-known international poet, translator and publisher of modern poetry GERMAIN DROOGENBROODT. Translated into Italian and Albanian by IRMA KURTI.

 

 

DASHURI NË KOHËN E IZOLIMIT

Unë vë dorën
mbi heshtjen
e trupit tënd.

 

Unë puth dritën e vjeshtës
mbi supin tënd.

 

Brenda teje do të vdes
dhe asnjëherë nuk do të vdes.

 

Kurrë nuk e shoh fundin
as orën
gjatë së cilës vitet heshtin.

Antoon Van den Braembussche, Belgjikë

 

Nga: “De schaduw van Morandi” (Hija e Morandit)
Uitgeverij P, 2022)
.

Pikturë nga Everlyn Nicodemus, “Forcë e heshtur”

 

Nga projekti “Poetry without borders – “Poezia pa kufij” i Fondacionit Kulturor Ithaca në Spanjë drejtuar nga poeti, përkthyesi dhe botuesi i njohur i poezisë moderne ndërkombëtare Germain Droogenbroodt. Përkthyese në gjuhën shqipe është Irma Kurti.

 


giovedì 6 marzo 2025

Inedito di Flavio Vacchetta: A spasso tra defunti

A SPASSO TRA DEFUNTI

di Flavio Vacchetta




a TE per la tua parola

nuda e cruda



la bara di sera

bagnata di pioggia


il morto che vive con me

et in me

muove i primi passi

dopo la resurrezione


due bare accanto

con presunti cadaveri

uno chiede all’altra… ciao come stai

ci vediamo stanotte nel buio

che siamo vicini e vivi



la deceduta colla gonna mini

distesa in bara di larice

abbraccia fiori

con sentimento


la barca dei nostri morti

rifugiati allontanati dal loro paese

a causa nostri pensieri apparenti


è morto

senza togliersi

la dentiera

ora spicca un avvincente

dose di kukident


silenzio che abdica

a favore di molti morti

e stiamo in pace


è morta facendo l’amore…

buona ottima forma  per

un riposo eterno


quella morta ha sentito

attorno alla sua bara

uccellino che cinguettava

e lo ha inseguito


i morti detestano terribilmente

il silenzio


i morti sulle spalle

sanno di primavera annunciata

morti spariti

nell'abisso dei viventi



a morti freschi di giornata

offresi sconti al funerale


quella morta nella bara di mogano

gridava di avere sete di acqua

le offrono dolcetto doc

ma sei senza bere

ne chiede ancora


è morto sul serio

ma preferisce evitare la discussione


morte in mutande

per distrarsi un pochino


ed essi che vagano

da parte all’altra

dei rispettivi loculi


ebbene tali morti paiono vivi

ma vegeti

eppure tristi e bugiardi



morti che cantano in bara

leggeri come gattini

con richiami di giovinezza

ricamano nuovi indirizzi

di legittima proprietà


di tutte quelle putride ossa

quale causa benefica

possiano sostenere


l’anima di stagione

attende i saldi per risparmiare

cerca candore

con strette di corpo

interpetra suoni e spazi

abissi e montagne

alfabeti per vivi e morti


il morto dice al vivo

a domani

a ben presto

replica l’altro

ormai spacciato


scendo nella tomba dei miei nonni

osservo sparse ossa qua e là

la paura invece di aumentare regredisce

sino a sparire

loro mi vedono tranquillo

mi parlano

ma non li capisco

loro rientrano nella loro tana

cuccioloscamente


morte sei morta impietosamente

recando davanti a tutti una figuraccia

ora rialzati ed impara

a vivere



cadaveri dappertutto

morte chiama morte

bare accatastate

pronte per essere bruciate

uno scoop miliardario

ma il morto

entra ed esci gratis


morti con un colpo in fronte

come colomba

a bordi di pergolato

non cade ma cede


un morto all’altra

prepara valigia

si parte


morti al parco

viziati dal rischio

di stare bene

troppo bene


morto come morto

che sfida


morto chiede al morto

scusa che ora pare sia

ora



se dentro bara

sistemiamo un albero

ed il cadavere lo mandiamo

in sana cremazione

colle ceneri possiamo

generare innesto clorofilliano

di adeguata eccellenza


bevo col mio morto

bicchierino

di fresco vermentino

al sapore di vermi del marmorto

protetta all’aperto

da volatile utile

la morte in silenzio

ci spiega le sue regole


lanciare un morto in aquilone

per poi recidere il filo



morte ad acqua e sapone

per facile digestione


bara di legno di aleppo

trasportata al camposanto

da una intrepida mula


una poesia di lieta morte

alle porte


le ali del morto

alleluia sotterranea

anima in stagionatura

cosa riemerge



essere cenere per profumare

aria di mondo


vorrei tutte le tombe

senza nome tantomeno date

nulla di nulla

solo una croce

di vita eterna


la passeggiata celebre

quella del cimitero


spegnere la morte

di notte


CREATORE muori o fingi di dormire?