sabato 12 aprile 2025

Versi nel tempo del vivere

Daniela Pericone, Corpo contro, prefazione di Gianfranco Lauretano, Passigli Poesia 2024

recensione di Flavio Vacchetta


Charles Bukowski dichiarava che per lui scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.

Leggendo Daniela Pericone si ha la medesima impressione, quando cioè il tessuto vitale che si dipana tra i versi, rimbalza nell’animo mentre si fruisce di una lirica dalle connotazioni morbidosamente provocatorie senza cedere alla più banale impostazione di un pessimismo vuoto, piuttosto ad una consapevolezza che traghetta nei tempi del vivere con tutto il ventaglio delle opzioni in dotazione. Qualcosa di conclusivo e sostanziale aleggia nella poesia.

È il suo un “cercare”, a mio modesto avviso, senza sosta ed è il suo un “sentire” più degli altri la presenza, ripeto a mio modesto ed umile avviso, delle cose assenti.

Non c’è contenuto ed argomento che non sia carezzato dalla penna sottile di Daniela salvo poi riscoprire al di là delle argomentazioni e dei ragionamenti, il loro esatto contrario.


Ora la materia

restringe lo spazio

occupato dal corpo

la luce si mescola al fiato

detta le regole il respiro -

vita non vita, né strepiti né paure.

Siamo il gioco prediletto degli atomi

un continuo oscillare

sotto leggi comuni e opposte

direzioni, esclusi dal progetto.

Qualcuno ascolta o nessuno-

c'è una forza impareggiabile

nella solitudine.

(Corpo contro, p. 61)


L’atmosfera dell’incedere lirico, sempre lungo e disteso, si trasfigura nello loro vesti di “giorni e notti” dell’anima e del corpo, del vigore non meno che dello sfacelo fisico di CORPO CONTRO alla beffarda anima priva della mera dimensione temporale, ma per nulla esente da cedimenti.

Allora la poesia rafforza i passi della poeta Pericone, corrobora la linfa per nuove sperimentazioni.

Corpo contro… è il paradosso lungo cui si snoda l’essenza del lirismo periconiano.


Si riempie la notte e ondeggia

al suono del sassofono

cerca un pretesto per non finire.

Qualcuno pesta i tasti del pianoforte

come se ne andasse della vita.

Appesi alle corde del contrabbasso

sventoliamo come bandiere bianche

che fanno festa al nemico.

(p. 55)


L’aggettivazione si fa invenzione fantastica e musicale; siamo nel territorio dell’uso dell’aggettivo alla maniera di Campana per tradurre il linguaggio poetico in canto.


giovedì 10 aprile 2025

"Suggestioni della primavera" - Versi di Andrea Corsi

 


Suggestioni della primavera


"Tempo fa, alle superiori, nell'infelicità e lo smarrimento, ho incominciato a dare la vita per qualunque cosa stessi facendo."


 

Era vero. Era tutto vero,

tutto era precisamente vero.


Io ho deciso di non vedere

nessun aiuto, né male
di non rispondere
se era ora e ora non
ho più intenzione di parlare.


Non sapevo più chi fossero
miei amici e chi fossi io,
mi nascondo nella vita

isolato per un miracolo,
e per amore di un fedele

dipendo senza volto.


La fede è un’esperienza
non un esperimento:
cambia, cambia, cambia…


Chi parla? Io ora, o
qualcuno nel passato
chi sto diventando

chi divento… Cosa

cerco? Cambia… a
rovistare a rovistare

dentro, senza pausa


Così è meglio, vivo

ogni risposta
e starò meglio

//


Mi piove la luce dalla
finestra appena sveglio,
bianco il cielo, i muri
arriva un tifone forse.


Dì ancora bugie,

arriverò in segreto
è tutto vero.


Prego allo specchio...


"Guarda, nel cuore
è un uomo a mani giunte
prega" - vengo futuro


//


Il tifone si è rivelato un istinto
ma il vento ha liberato i laghi,
da alberi nel grigio isolata la sera.

I palazzi incutono timore e
fondano labirinti allo sguardo
nel bianco della grigia città,


le piante di un luogo altro
i bassi edifici degli hutong
e lo stile sovietico sul tempio


di Confucio e il Guozijian,

il tifone ha parlato ai vetri
il mio cuore ha visto lontano.


//


"Sai precisamente dove sono",
"non ho bisogno di fuggire
in un punto dimenticato."


Essere, essere per sempre,

con la stessa voce, giovane

anche nel tono, nel ridere


e i pensieri, "impara a vedere"








Shamian, Guangzhou


 SULLA RIVA DEL FIUME, DI IRMA KURTI

 Resto seduta sulla riva di un

fiume che ha preso il colore

al verde e scorre pacato, ma

la mia anima è turbata. Cerco

ricordi che abbiamo lasciato

con i miei. In un batter d’ali

delle rondini, nello scorrere

del Drin Nero, nella lunga

passeggiata che ora raccoglie

gocce d’acqua che si baciano

tra loro in ogni singola giornata.

  

Seduta vicino al fiume aspetto,

mentre il sole sfugge ora e va

a riposare. La morbida mano

della mamma mi accarezza

i capelli, la voce di mio padre

mi dice lentamente: “Vieni,

figlia mia, dove sei, è tardi!”

  

E non so se ciò è un ricordo,

un episodio che tanti anni fa

è successo e non può tornare

o semplicemente un’illusione,

frutto del mio cervello stanco.

 

Mi viene solo da piangere…


“Il cielo è più cielo / con le ali spiegate”

Giancarlo Baroni, Il mio piccolo bestiario in versi, puntoacapo 2025, Note critiche di Mino Petazzini e Alfredo Rienzi, Illustrazione in copertina di Vania Bellosi 

recensione di AR


Scrive Alfredo Rienzi nella Postfazione: “… il poeta parmense ci accompagna con stile asciutto e di arguta chiarezza in un florilegio di versi, citazioni, riferimenti, commenti e intuizioni tra zampe, vibrisse, piume, squame, elitre, fauci di fuoco…” (p. 92).

Riporto alcuni lacerti risalendo a ritroso le pagine di questo fantastico viaggio nel mondo affascinante degli animali reali o fantastici cantati da poeti come Saba, Montale, Raffaello Baldini, Thomas Stearns Eliot, Vivian Lamarque, Paolo Polvani, Guido Gozzano e tantissimi altri.

Nella raccolta Il Bestiario di Tebe Gian Ruggero Manzoni dedica al drago una poesia che inizia così: «Con le tue spire stritolavi / esseri umani ed elefanti. ( Non era il fuoco l’arma che preferivi, / ma la forza di cento boa (…)» (p. 81)

Nella raccolta Macello (Einaudi, 2024) il poeta Ivano Ferrari (1948-2022) racconta con angoscia e forza, con versi aspri e duri fino alla crudeltà, la sofferenza di questi luoghi (…). “Nel silenzio di carne, / passa luce dalle carcasse / ma in un brivido fugge.” (pp. 66-67)

Nel libro troviamo versi di Giancarlo Baroni stesso, caratterizzati dal suo stile attento al dettaglio, sobrio, elegante, empatico:

Gatto // Intensamente / mi fissa questo gatto / lui sa chi sono.” (p. 61); “Airone cenerino // Ogni anno mi aspetti / in questi laghetti alpini / sei tu davvero / o un altro somigliante? Solitario / airone cenerino che sali // dove i compagni / non si arrampicano. (…)” (p. 56); “Merli // La melanina che scurisce il corpo / e ci rende simili a fantasmi / fa paura all’allocco. / Allora gonfiamo il petto / gli gridiamo te l’abbiamo fatta / un’altra volta, gioiamo / ma piano / come avessimo in gola dell’ovatta.” (p. 54); “Aeree frontiere // Nati prima degli eroi e della terra / a voi uccelli tocca / il primato del mondo. (…) / Come un’intercapedine, un’aerea frontiera / fra la gente e gli dei / sta la vostra città. (…) / (…) Noi uomini giungiamo / fin lì con la preghiera / di predire il futuro. Giove con le folgori / e il fuoco di Vulcano / vi tolgono le parole / mutandole nel canto / che tutti vi invidiamo.” (pp. 48-49).

Restando in ambito aviario il Nostro cita il seguente distico 

dalla fulminea essenzialità, di Giancarlo Consonni “Il cielo è più cielo / con le ali spiegate.” (p. 42) [e aggiunge] Forse i volatili sono gli animali che maggiormente hanno affascinato i poeti, penso ad esempio a Pascoli. (p. 43)

Dalla poesia di Baroni Farfalle: fiori alati traggo questa palpitante quartina (p. 39): “Soffio vitale / respiro e fiato / tu chiamami soltanto / fiore alato.”

Sorprendente questa poesia di Franco Marcoaldi citata a p. 25: 

Pane e cane // Fresco fragrante festoso / invitante essenziale / Al mattino, quando compro / un buon pane, penso: / ecco com’è il mio cane.

Struggente quella riportata a p. 18 di Gabriele Galloni (assai prematuramente scomparso): 

Il camaleonte // Somiglia sempre a quello che non è. / A volte è un albero, a volte un’altra bestia – / di notte capita che sembri me.

Per concludere questo excursus a volo d’uccello, lascio la parola a Mino Petazzini (p. 5):

Nei diversi capitoli del suo “piccolo bestiario in versi” le suggestioni letterarie si susseguono: molte mi erano note, perché in questi anni le ho inseguite e raccolte per le mie antologie, altre sono state un’interessante rivelazione (…)

Un invito a leggere questa nuova opera di Giancarlo Baroni che ci apre davvero tante inattese finestre poetiche (direi anche con una sottesa sensibilità francescana) sul mondo degli animali. 

mercoledì 9 aprile 2025

Un giorno con gli autori al Giardino del glicine di Pero (MI) 13 aprile 2025 dalle 10:30



    

DOMENICA 13 APRILE 2025

GIARDINO DEL GLICINE

SEDE TRE FONTANE - VIA SEMPIONE 18 - PERO (MI)


GIORNATA DEL PENSIERO - 10° EDIZIONE

NARRATIVA, POESIA, TEATRO, SAGGISTICA, PITTURA


DALLE ORE 10.30


ARIANNA MILANI

CON LA RACCOLTA POETICA “ARMONIA”


ROCCO CARTA

CON IL ROMANZO DISCOGRAFIA EVOLUTIVA EDIZIONI UNDERGROUND


PIER LUIGI MILANI

CON IL ROMANZO L’ERESIARCA DOLCINO, MARGHERITA E IL VALCAMONICO MENECH


PAUSA PRANZO

DALLE ORE 15.30


GLI AUTORI DELL’ANTOLOGIA DELLA KERMESSE LETTERARIA - SETTEMBRE 24 - LA VERNA (AR)

MONDI - FARA EDITORE

VALERIA RAIMONDI, BRUNA SPAGNUOLO, GIANNI CRIVELLER


ALBERTO MORI

CON IL LIBRO-PERFORMANCE POSTURE FARA EDITORE


GLI AUTORI, GLI ORGANIZZATORI E L’EDITORE DELL’ANTOLOGIA DELLA KERMESSE LETTERARIA OTTOBRE 24 - LEGNANO (MI)

POETA? NO,GRAZIE CHIAREVOCI EDIZIONI

G.CARLO AIRAGHI, ROCIO BOLANOS, CARLO PENATI, ELISA MALVONI, VALERIA RAIMONDI, NINO DI PAOLO, CESARE ALLIA,

PINO LANDONIO


IN CASO DI MALTEMPO LE PRESENTAZIONI SI TERRANNO NELLA SALA DEL CAMINETTO



A PARTIRE DALLE 19.00

PANZEROTTATA SALENTINA

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO IL 10/4 AL 3472982286


PANZEROTTO E BIBITA 5€

A SOSTEGNO DEI PROGETTI DELL’ASSOCIAZIONE LE TRE FONTANE


ESTRAZIONE A PREMI DI UN QUADRO STILE BAROCCO COLONIALE GENTILMENTE OFFERTO DA FILIPPO ALFIERI

martedì 8 aprile 2025

"Questo tormento" - qualche vecchio verso dal cassetto di Andrea Corsi

 

Questo tormento 

 

Che non finisca mai questo amore,

Padre, e questo tormento

dammi ancora una vita

di smarrimenti, fino a che

non è notte qua dentro

 

che non possegga più

nemmeno un centimetro

di parole: tutto si regga

per una forza che mi prende

e spinge sempre più in alto

 

che possa abbassarmi

al livello di tutti, solo

nella folla e pieno di sogni

 

solo questi sogni mi salveranno

perché così potrò riconoscere

chi mi ama e mi ascolta davvero

 

 

 

 

***

 

 

 

Era un’arrampicata sopra

cime più alte, all’aperto:

dove nessuno comprendeva

una nascita, il mio gesto

diventava la chiarezza

del momento che fiorisce.