venerdì 27 dicembre 2024

“Tra l’Io e il Mondo, lo sguardo di Mori va oltre il vuoto, oltre l’inespresso e indicibile.”

Circolare Poesia, 21 dicembre 2024

ALBERTO MORI – POSTURE





Versi brevi, essenziali, strutturali che compongono un tessuto quotidiano-episodico importante. Posture, ultima raccolta di Alberto Mori ci restituisce un grande pieno di immagini, fotogrammi, energie e sussulti che non possono che stagliarsi nella nostra mente.

Già dall’immagine di copertina (tratta dal film di Michelangelo Antonioni, “La Notte”) sembra quasi che la raccolta allestisca movimenti, azioni, storie e stati d’animo che donano respiro vivo. Le pagine si susseguono come vere e proprie angolazioni, posture che rivelano sensazioni, episodi, momenti, pensieri.

Tra l’Io e il Mondo, lo sguardo di Mori va oltre il vuoto, oltre l’inespresso e indicibile. È come se, da regista, prendesse in mano la macchina da presa e filmasse sé stesso, le sue azioni, le sue soste. Imperturbabile destino. Osservatore e interprete il poeta diventa voce diffusa e connessa con chi gli sta attorno.

**


Nei movimenti piccoli tornati seduti

Il posto ceduto

rioccupa con gli stessi gesti

il vuoto riempito

dalla forma della carne

*

L’afferro sostiene

l’appoggio del piano

sulla superficie distesa

terra ama suolo.

“lo sguardo è puntato su quelle scale ripide che salgono all’infinito”

recensione di Paolo Polvani pubblicata su Sentieri di Cartesensibili




Alcuni anni or sono Vincenzo Mastropirro era solito proporre sulla sua pagina Facebook alcuni simpaticissimi siparietti che lo vedevano protagonista, nel ruolo di figlio, insieme con la mamma Ninetta, in dialoghi, a volte al limite del surreale, in cui si scontravano, o comunque mostravano una certa frizione, l’adesione ai tempi contemporanei del figlio, ad una concezione della vita moderna, e il disagio, a volte la disapprovazione, della mamma, ancora legata a una visione antica della vita, fatta di saggezza popolare, di buon senso, di ancoraggio alla tradizione, di strettissimo legame col dialetto, sua unica modalità di espressione.

Una sottile e affettuosa ironia circolava negli episodi raccontati, e comunque una rappresentazione della mamma circondata sempre da una cornice di devozione filiale. Ricordo, e ne sono sempre molto ammirato, una poesia di Vincenzo in cui chiarisce il rapporto con la lingua materna, che è la prima lingua con cui è venuto in contatto, e che porta avvitata nella testa come un perno:

me disse: “la poesia dialettale non la sopporto,
se scrivi in dialetto sei destinato al nulla.

Ei so nudde e nudde vogghije ièsse
ma la poèsèi è tutte e nudde
inde a totte re lingue du munne
e piure cu la maije, chère de Riuve
ma spècialmède chère de mamme
ca stè inde alla cope, avvetòte
cume ‘nu pirne affunne ed etièrne.


[mi disse: “la poesia dialettale non la sopporto, /se scrivi in dialetto sei destinato al nulla.”// Io sono niente e niente voglio essere/ma la poesia è tutto e niente/in tutte le lingue del mondo/e pure con la mia, quella di Ruvo/ ma specialmente quella di mamma/che sta in testa, avvitata/come un perno profondo ed eterno.]

In seguito, come è inevitabile, la mamma di Vincenzo è morta, ma quei dialoghi non si sono mai interrotti, hanno perso qualcosa sul versante giocoso, ironico, ma hanno acquistato consapevolezza e una devozione ancora più forte, hanno evidenziato quel legame fortissimo che unisce un figlio a sua madre. E hanno dato vita a una nuova raccolta di poesie, pubblicata da Fara Editore col titolo “Se mi conosci…”. La caratteristica di questa raccolta è che alcune poesie sono nel dialetto di Ruvo, nella lingua materna ascoltata e imparata da bambino, alcune sono in italiano, e alcune sono miste, accanto all’italiano compare sempre il dialetto.
Come scrive acutamente Angela De Leo nella nota critica che accompagna e chiude il libro: «Sì, Vincenzo ha sentito che ora l’omaggio più bello che potesse fare a sua madre “esile e stanca” rispetto alla donna forte e coraggiosa, battagliera e volitiva con cui era solito battibeccare in “duetti dispettosi” d’amore, era un ricamo di note tenerissime, quasi ad accoglierla nel nido delle sue braccia per aiutarla a volare via, in un sommesso suono di flauto dolce, suo strumento musicale preferito e amato da tenera età.»
La raccolta è in buona parte legata alla figura materna, ma vi trovano adeguato spazio gli affetti familiari: la moglie (“questa è tutta la nostra storia d’amore, dentro una frase scritta sul biglietto del treno”), la figlia (“sono padre di una roccia”), il figlio (“Suonai per te tutta la mia musica / e urlai al mondo la tua bellezza”), il padre (“giro attorno a un tavolo / mi insegue mio padre”). Scrive infatti l’autore nella Introduzione: “Riflessioni a cielo aperto che principalmente appartengono alla relazione madre-figlio, ma anche a tutti gli altri legami che la vita ha avuto il compito di tessere e intrecciare durante la mia esistenza”.

giovedì 26 dicembre 2024

EMPATISMO: ECCO UN NUOVO, RILEVANTE MOVIMENTO ARTISTICO-CULTURALE INTERNAZIONALE

 

IN LIBRERIA LA PRIMA ANTOLOGIA DEI POETI EMPATICI

 


Sarà disponibile nelle librerie italiane, a partire da gennaio, l’antologia dei Poeti Empatici Italiani pubblicata dalla casa editrice Genesi di Torino e curata dal poeta, scrittore e critico letterario di origini salernitane Menotti Lerro che da anni porta avanti discorsi innovatovi, tra cui il Premio Internazionale Cilento Poesia (10 le edizioni ad oggi), la Piramide Culturale del Cilento con 25 borghi che si sono uniti e dati una nuova connotazione culturale per formare l’epicentro territoriale del maggiore Movimento Letterario, Artistico, Filosofico e Culturale della Contemporaneità: l’Empatismo (sorto in Italia, in un modo specifico nel Cilento, nel 2020).

L’antologia segna un altro momento di svolta nelle Arti e in particolare nel mondo della poesia moderna. Tutti molto noti (forse i più noti in assoluto) e rilevanti i poeti che ne fanno parte: Franco Arminio, Alberto Bertoni, Corrado Calabrò, Roberto Carifi, Emilio Coco, Maurizio Cucchi, Massimo Dagnino, Milo De Angelis, Gabriela Fantato, Giovanna Frene, Mario Fresa, Vincenzo Guarracino, Sandro Gros-Pietro, Tomaso Kemeny, Vivian Lamarque, Lucrezia Lerro, Menotti Lerro, Franco Loi, Valerio Magrelli, Dacia Maraini, Giampiero Neri, Giancarlo Pontiggia, Davide Rondoni, Ottavio Rossani, Tiziano Rossi, Mario Santagostini, Gabriela Sica, Luigia Sorrentino, Enrico Testa, Elio Pecora, Rossella Tempesta, Gian Mario Villalta, Lello Voce.

L’Italia ancora una volta, dunque, si dimostra all’avanguardia sui temi letterari e questa volta è meraviglioso constatate che il tutto parta dal Sud, dalla nostra splendida provincia di Salerno.


Dal Nord al Sud Italia con punte d’eccellenza all’estero: una serie di organizzazioni culturali nel mondo delle Arti compongono l’azione pratica dell’innovativo Movimento della Contemporaneità: l’Empatismo.

 

Nell’ambito del Movimento Empatico, che ricordiamo essere nato in Italia nel 2020 e che si sta pian piano diffondendo a livello internazionale, vi sono un numero consistente di esponenti che agiscono su tutto il territorio nostrano e oltre.

Ci soffermeremo, dunque, proprio su tale aspetto per fare una panoramica riassuntiva che faccia ben comprendere l’azione concreta che si sta portando avanti, nel nome dell’Empatismo, attraverso alcuni Maestri di assoluta rilevanza, i quali dirigono anche Accademie, Istituti Scolastici, Associazioni Culturali e altro.

 

Il tutto parte nel 2019 dalla fondazione del Centro Contemporaneo delle Arti per iniziativa di Menotti Lerro e un folto gruppo di artisti e docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Lo stesso Centro ha operato e opera costantemente per l’elevazione dei territori e dell’Arte e tantissime sono le iniziative artistico-culturali promosse in Italia, ma coinvolgendo spesso anche protagonisti della scena internazionale, tra cui il Premio Nobel per la letteratura nel 2019, Olga Tokarczuk, e le stelle internazionali del cinema e della musica Tomas Arana e David Jackson.

 

Iniziando dal Nord Italia troviamo un nutrito e autorevolissimo gruppo di intellettuali che agiscono nel nome del Movimento Empatico.

È direttore artistico del Festival Letterario "Pordenonelegge" il poeta Gian Mario Villalta. A Milano si segnala la Casa della Poesia diretta dal poeta e critico Maurizio Cucchi, anche il Presidente Onorario del Centro Contemporaneo delle Arti (in precedenza Franco Loi). A Como, la Casa della Poesia diretta da Laura Garavaglia con il Festival internazionale “Europa in versi”. A Roma il "Movimento Bambino" della psicoterapeuta Maria Rita Parsi. Nella stessa città Dacia Maraini, con la rivista letteraria Mondadori “Nuovi Argomenti”. Ancora su Roma Anna Maria Galeotti, direttrice dell’Accademia Nazionale di Danza. A Viterbo Rosanna Schiralli e Ulisse Mariani con "La Rete delle Scuole dell'Empatia". Ha fondato il "CPM Music Institute" Franco Mussida (ex PFM) a Milano. È stato direttore della sezione Design presso l’Accademia di Brera Antonello Pelliccia. Dirigono delle storiche case editrici Giuliano Ladolfi a Novara e Sandro Gros-Pietro a Torino. Hanno diretto importanti riviste e antologie letterarie i poeti Milo De Angelis, Giancarlo Pontiggia e Mario Santagostini. Sono tra i fondatori del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna Alberto Bertoni e Davide Rondoni. Cura un Festival Letterario in Irpinia Franco Arminio. È direttore del "Centro per la Salute Umanistica" presso l’Università di Reading (UK) Andrew Mangham. Dirige un "Centro Accademico di Poesia Contemporanea" negli Stati Uniti Maria Mazziotti Gillan. Dirige il "Centro di Traduzione di poesia contemporanea" Lidia Vianu in Romania. Nella stessa nazione agisce, come direttore della rivista “Poezia”, Marius Chelaru. È Presidente della Casa della Poesia al Trotter Gabriela Fantato. Dirige l’Accademia di Carrara Marco Baudinelli. È funzionario direttivo del Ministero della Cultura, in servizio presso la Pinacoteca di Brera-Biblioteca Braidense, Giacomo Maria Prati. Fanno parte del Movimento la Casa Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi e la Fondazione “Giambattista Vico” in provincia di Salerno. È Preside del Liceo Classico "Parmenide" di Vallo della Lucania Francesco Massanova. È Preside del Liceo Artistico "Sabatini-Menna" di Salerno Ester Andreola. È Preside del Liceo Classico “Torquato Tasso” di Salerno Carmela Santarcangelo. Sono giornalisti Rai e Mediaset Paolo Guzzanti, Vittoriana Abate, Luigia Sorrentino e Pasquale Scaldaferri. Sono giornalisti televisivi e della carta stampata delle provincie di Napoli e Salerno Vito Sansone, Maria Grazia Petrizzo, Erminia Pellecchia, Francesco Sampogna e Peppe Iannicelli. È Condirettrice della rivista “Studi Italiani” Rosa Giulio. È stato Preside della Facoltà di Scienze Politiche presso l’Università di Salerno Luigi Rossi. È stata Preside del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Salerno Maria Teresa Chialant. Ha rappresentato, come Presidente, la Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, nella sezione Cilento-Elea della Provincia di Salerno Diana Nese. Cura molteplici mostre di Arte Antonio Perotti. È Soprintendente ai Beni Culturali e Paesaggistici di Salerno e Avellino Raffaella Bonaudo. Sono giornalisti televisivi Vittoriana Abate, Roberto Guidetti e Antonia Cartolano. Cura mostre d'arte Renato Galbusera. È funzionario responsabile del Sistema Museale e del patrimonio librario della Provincia di Salerno Wilma Leone. È direttore del Museo del Somaro di Perugia Nello Teodori. È responsabile del settore Demoetnoantropologico e Beni immateriali per la Soprintendenza di Salerno e Avellino Rosa Maria Vitola. Ha condotto “La Biblioteca dei Sentimenti” su Raitre Maurizio de Giovanni. Hanno fondato e dirigono il gruppo d’Arte “Kaos48” Stefano Nasti e Fabrizio Scomparin. È il Presidente del Circolo degli Artisti di Varese Antonio Bandirali. Sono stati tra i primi fondatori del Centro Contemporaneo delle Arti i compianti critici letterari e accademici emeriti Alessandro Serpieri e Giorgio Bàrberi Squarotti, così come il filosofo Remo Bodei. È stata la Presidente del Premio Letterario “Camaiore” Rosanna Lupi. È uno dei principali consiglieri del "Festival della Letteratura in Palestina" il poeta Najwan Darwish. Dirige la rivista storico-letteraria “Riscontri” Ettore Barra. Ha diretto diverse riviste il critico Francesco D’Episcopo. Ha fondato e dirige il Festival Velia-Teatro Michele Murino in provincia di Salerno.

  

L’azione del Movimento Empatico è dunque imponente, va dal Nord al Sud Italia con punte di eccellenza all’estero e ha creato un nuovo, inaspettato fermento artistico-culturale nel mondo della letteratura e delle arti tout court.

Grazie a tutti i Maestri, la figura di Unus, “Artista Totale” figlio di Zeus e di una donna mortale, smembrata per invidia dai fratelli e gettata a pezzi nel fiume cilentano Alento (determinando così l’antica separazione delle arti) si è nuovamente ricomposta ed esprime la sua imponente bellezza nel nome dell’empatia e dell’Arte tutta. 

 

A tutto questo si affianca l'azione artistico-culturale individuale di ogni singolo Maestro del Movimento, tra cui ricordiamo ad esempio Lino Vairetti, Bernardo Lanzetti, Giacomo Rizzolatti, Valerio Magrelli, Diego De Silva, Aldo Tagliapietra, Omar Galliani, Elena Paruolo, Santino Scarpa, Edoardo Boncinelli, Corrado Calabrò e tanti altri, tra insegnamento universitario, promozione delle arti, proprie e altrui, e della cultura in genere.

 

mercoledì 25 dicembre 2024

“Un intenso patrimonio affettivo” tradotto in versi

pubblicata su Insubria Critica - 21 dicembre 2024


ABSORBEAT DI GIOVANNI ANDREOLI

Absorbeat è una raccolta di poesia di Giovanni Andreoli, edita da Fara, Rimini 2024. «Una poesia non è scrivere alcune frasi», scrive Dante Zamperini nella prefazione “Schegge di vita su un foglio bianco”, «è uno stile di vita che qualcuno ha in dono per affrontare e gestire i fatti che il tempo riserva». Poesia è vita, non è semplice genere letterario: e una vita creativa. Giovanni, infatti, sempre come riporta il prefatore, ci lascia «un intenso patrimonio affettivo, gravato di un carico di pensieri stipati all’interno di un vissuto, di cui l’autore ci svela il significato con il lato oscuro del suo continuo perdersi e ritrovare un centro anche quando la vita obbliga ad affrontare un lutto…». La poesia nasce da sentimenti forti e i sentimenti originari sono sempre amore e dolore: essere o non essere, amletico dilemma.

Non c’è fantasia,
manca l’allegria,
ne approfittano gli animali.

Milioni di cani e gatti ruffiani,
ogni sera cenano
pasti gourmet tre stelle.


Poesia nostalgica. Manca quell’ungarettiana “allegria” che si assapora proprio nei momenti più difficili. Ci sono prove nella vita, il lutto del poeta rimanda alla dipartita del padre: «Le vecchie mormoravano:/ L’è na, l’è na…/ Ugualmente il traffico/ attraversava la stanza».

Poche parole, misurate, meditate, sofferte, fotogrammi sintetici dell’esistenza, scattati da una vecchia macchina fotografica, ancora a rullino: così possiamo definire questi versi semi-ermetici, semilavorati, del poeta veronese Giovanni Andreoli, i quali lasciano spazio a profonde riflessioni. Si diceva appunto “schegge di vita su un foglio”. L’anima non è già un foglio bianco, contiene le predisposizioni originarie, primitive, genetiche alla vita.

Questa poesia trae ad esempio la “banalità del male” quotidiano: la mancanza di allegria, soprattutto nel dolore, nel dramma della vita. Io dicevo ad un convegno con due parole, per esprimere lo stesso concetto che Giovanni vuol far trasparire: «Cani! Gatti! Biciclette! Ho detto tutto!».

Seduto sulla panchina
la vita mette allegria.
Penso in modo razionale, sereno.
Però non capisco, quando mi alzo…


La vita mette allegria, serenità, in quei pochi momenti in cui siede, la mente è lucida, calma, in quiete. Come capire la “quiete”, “dopo la tempesta?”. È diversa da quella prima della tempesta.

ABSORBEAT

Io senza Dio
sono solo la mia voce.
Un dettaglio, dispari o pari…

Parla della solitudine esistenziale dell’uomo come genere, non sempre come singolo: il singolo davanti a Dio di Kierkegaard! Solo nella dimensione umana la singolarità è superiore alla specie. Annota Alessandro Ramberti nella postfazione: «Sì, queste poesie ci spingono fuori dalla nostra zona di conforto, un po’ ci urtano perché tutti ci avvinghiamo alle nostre (false) sicurezze, a ciò che conosciamo, alle vie di fuga immediate… mentre quel che conta è riconoscersi bisognosi gli uni degli altri. Prendendo atto dei nostri limiti, delle nostre cadute, dei nostri sbagli… significa rientrare in noi stessi e rendersi disponibili all’intervento dell’amore, della grazia. San Francesco insegna».

La poesia di Giovanni Andreoli è preghiera. Riprende l’Absorbeat, attribuito a Francesco.

Rapisca, ti prego, o Signore…


Giovanni Andreoli è nato a Bussolengo (VR) nel 1962 e vive a Sant’Ambrogio di Volpicella. Operatore per disabili, ama fare lunghe passeggiate in natura. Presente nell’antologia “Olympia” di Montegrotto Terme. Pubblicazioni: Il giardino della terra insieme a Remo Xumerle (2003).




Vincenzo Capodiferro

domenica 22 dicembre 2024

 VIGILIA DI NATALE, di IRMA KURTI





Questa sera tu stai suonando la chitarra

con gli amici in una scena improvvisata,

le dita tremano molto più delle corde,

avvolte dal gelo del freddo invernale.



Non potei venire anche se siamo vicini,

passeggiare lì in questa vigilia di Natale,

o meglio dire, non volevo vedere il vento

mentre il tuo volto batteva spietatamente.



Tu aspetti che i pedoni ti ascoltino attenti,

molti di essi fuggono, spariscono in silenzio.

Chissà come ti senti mentre girano le spalle?

L’indifferenza picchia come sferza del vento. 



Coloro che s’innamoreranno di quei suoni

e fermeranno i passi lungo la passeggiata,

quelli che capiranno il tremito dello spirito,

saranno così rari, come le dita di una mano.



Non rattristarti, così capita anche nella vita,

incontrerai tanta gente gretta e meschina,

altri, cinici che, con una parola cercheranno

di avvelenare la tua passione per la musica.



Quanto vorrei essere vicino a te stasera,

ma ti penso tanto, nonostante la mia mancanza.

Un po’ di tristezza e malinconia m’invadono,

mentre arrivano da me i suoni della chitarra.



sabato 21 dicembre 2024

Le impressioni di Enrica su “Non so resistere”

Nel libro di poesie scritto da Alessandro Ramberti  Non so resistere e pubblicato magistralmente dalla sua stessa casa editrice, la Fara Editore, troviamo poesie che parlano di una incarnazione spirituale e poetica, che ci portano in una dimensione di danza libera, leggera: sarà che sono soggiogata dalla visione del programma “Ballando con le stelle”… Sono poesie e liriche che ci parlano di affetti e di amicizia, perché l'autore è un grande amico; si mette a disposizione di tutti, è una persona sensibile, valida e anche troppo buono; io troppe volte glielo dico; perché ora viviamo in una cattiva società e non va avanti chi è buono o sensibile, ma chi frega, chi fa il cattivo, il furbo, chi ti minaccia, perché gli dai fastidio e ti vuole mettere in un trattamento sociale obbligatorio; come succede a me, che sto scrivendo questa lunga recensione; Alessandro, ci porta anche verso una poetica del sorriso, ma un consiglio che gli dico sempre, che non deve resistere alle forze furbe e forti, deve essere sempre sé stesso, anche come editore, deve mostrare la sua forza umile, serena e spontanea; non deve mai vendersi al successo e alla fama, deve essere unico e speciale.
Perché la sua poesia è un dono grande e immenso, come io che lo conosco da troppi anni, e gliene ne ho fatte passare troppe e parecchie; ma sapete sono una critica letteraria con una indole un po’ somaresca, e troppe volte mi impunto, Alessandro è una persona vera e speciale, ce ne sono poche nella vita; soprattutto adesso che io ho un cammino molto tortuoso da affrontare, ma spero piano piano di farcela; ma tutto causato da persone cattive e malvagie; scusate non voglio parlare di me; dobbiamo parlare di Alessandro.
Il mio consiglio è quello che tutti leggeiate questo libro: Alessandro, ci ha messo davvero anche il suo delicato cuore; che qualche tempo fa, ha avuto un piccolo acciacco, ma ora è in forma.
Mi raccomando vi consiglio una buona lettura, ne vale la pena; così migliorate il vostro animo e spirito.

Grazie a tutti che mi avete sopportato, lo so che sono una palla umana; anche ad Alessandro lo dico spesso.

GRAZIE e FORZA ALESSANDRO

Enrica

Editoria 2024: 21 libri per l’inverno consigliati da Oubliette Magazine

Cfr. oubliettemagazine.com


Sedime di Gianni Marcantoni

Sedime di Gianni Marcantoni
Sedime di Gianni Marcantoni

Torna alla scrittura Gianni Marcantoni con la raccolta Sedime edita nel novembre di quest’anno con la casa editrice riminese Fara. Sedime significa propriamente “sedimento, posatura”: in ambito edile indica la superficie su cui ci sono le fondazioni di una costruzione. Si tratta di un termine raro, derivante dal tardo latino sedimen = “depositarsi”. Ricavo queste informazioni dalla enciclopedia online Treccani. Il termine è raro e prezioso come queste poesie.

Innanzitutto colpiscono la bellissima immagine di copertina, raffigurante l’acqua trasparente e verde del mare, quasi una vista di speranza sul fondo, sul sedime, per l’appunto.

Il sedime può essere una zona remota, come si evince dall’omonimo titolo della prima poesia della raccolta. E anche da lì non si scappa: “Sotto quel che sei ‒ e con te arrivando,/ non troverai vie di fuga”. Il sedime può essere il mare, come accade nella lirica In nessun mare. Anche qui in realtà si tratta di un fondo introvabile, irraggiungibile, remoto, abissale: “Mare per noi che non ti vediamo/ mai sorgere, nel tuo barile profondo/ respiriamo insieme/ e trafughiamo conchiglie rotte”.

Altra fondamentale e irrinunciabile declinazione del sedime è il silenzio cui pure sono dedicate diverse poesie. Si tratta in effetti di un tema, quello del silenzio, molto caro al poeta.

Il sedime è la realtà bestiale che resta al di sotto di tutto: “La realtà è una bestia legata,/ gonfia di latte, dalle mammelle ferite;/ nella mossa delle fauci/ la piuma esterna viene spolpata” (Cosa resta).

In tutta questa Natura sedimentata, non dobbiamo dimenticare l’uomo e le sue paure. Da un lato tale sentimento riguarda l’ignoto, “un mondo…/ sconosciuto come il passato/ assai lontano da noi”; dall’altro riguarda il contrasto tra la permanenza della natura e l’impermanenza dell’uomo: “E la caverna lunga e buia/ ora è vuota, l’acqua cadendo dall’alto/ è divenuta roccia;/ non siamo noi questi resti,/ quei resti non sono di nessuno” (La paura dell’uomo).

Talora, invece, la Natura ci è accanto, ci è solidale, è tutto un sedime con noi: “Il sole ha i miei malanni,/ la stessa avversione,/ la mia coscia,/ e scende, affonda ultimo/ per essere uno spago tirato. Mio mentre” (Accanto). In questo mutevole scambio tra Natura e Uomo, il poeta si congeda dal suo misterioso “tu”, l’interlocutore non nominato dei suoi versi, forse il lettore, forse un amico, forse una donna, forse Dio, forse un sedime. Buona permanenza e buona lettura!

(Consigliato da Filomena Gagliardi)