sabato 31 maggio 2025

Una luce che attraversa il corpo

ERIKA SIGNORATO, LA MEMORIA DEL SALE, PUNTOACAPO 2025

recensione di Flavio Vacchetta



“Mai cambiare passo quando il cammino è propizio”, con questo principio di verità e di saggezza Ivan Fedeli nella prefazione al libro di Erika, ci offre l’esatta dimensione dello spirito dell’autrice, musicista, la quale attraverso la poesia s’interroga sui grandi misteri della vita propria illuminata ed illuminante.

Forse per ognuno di noi c’è una stella che al momento opportuno rende partecipe la nostra esistenza e ci fa capire quanto grande è il pensiero umano alla ricerca costante di un significativo equilibrio dove la fragilità del vivere trova la propria collocazione inventando la storia.

Dall’interno dell’anima nasce una sensazione di incertezza che spesso diventa fatalismo, il silenzio copre sempre solitudine e sofferenza (tanta per l’autrice) ma per Erika la luce di tanto in tanto attraverso il corpo sovrasta ogni quotidiano lamento.

La forza interiore di Erika è avvolgente e la sua passione per la poesia fa il resto.

La sua luce fa meditare sulla condizione umana che vive in apparente realtà, intrisa da un amore avvolgente e pieno di fascino, sospinta da musica sublime (attività principale della nostra autrice).

Immanente rappresentazione nella quale la poeta Signorato rimane con lo sguardo fisso e allargato cercando di allontanare da sé ogni ombra o polvere che trattiene lo slancio incantato della sua affascinante e personale “solarità”.

Erika è di una “umiltà” impressionante e si evince dalla sua opera poetica.

Purtroppo la realtà, per tutti, è inesorabilmente diversa e amare illusioni tendono, come artigli, le braccia verso di noi.

Ascoltando le poesie dell’autrice ci si addormenta in un talamo di stelle.

Queste poesie ne sono la lampante prova:


BOLERO p. 21


a passi di brace

ancora viva all’aurora

ci scaldano i baci

o il fiato vermiglio

- hai coricato le stelle -

la luna mi riposa

nel ventre



SCALE p. 38


nel disarmato equilibrio

scendo le mie scale

ti aspetto, io ti aspetto

è così azzurro

il primo gradino

che ora salgo

di te


Le poesie menzionate scorrono veloci accompagnate da soave musica (pane del suo lavoro) che fa brillare gli occhi e trasporta in un’atmosfera fantastica ove tutto è luce e la bellezza ingrandisce l’ansia di conoscenza e amore per tutto ciò che è turbamento e maestosità: più lo si guarda e più pare vicino, in un alternarsi di felicità e appagante dolcezza (tipico atteggiamento della nostra Erika).

E termino con questi esaltanti suoi versi:


CUSTODIE p. 43


C’è sempre il giardiniere

in quella villa

di silenzi

vorrei chiedere

il profumo della storia

le radici dei ciliegi.


Grazie Erika.



Nessun commento: