mercoledì 5 marzo 2025

Lo sguardo che sta in mezzo: tutto è chiaro, misterioso, irrisolvibile

recensione di Francesco Randazzo


La spianata del silenzio di Flavio Vacchetta si legge pianamente, con una sorta di sorriso ironico per un linguaggio semplice, puro, parole scritte silenziosamente, con levità e grazia; ma nel tempo della memoria, ogni immagine, ogni visione, ogni domanda, si eleva verso un cielo che non risponde.

S’intuisce che siamo nel tempo della “senectute” senechiana, saggia ma priva di sentenze, fatta di piccole cose alla Gozzano, con uno sguardo disincantato che nasconde l’inquietudine del vivere e morire, dello stare in mezzo sapendo troppo e sapendo troppo poco, un paradosso che il poeta non scioglie, ma sublima in una Sehnsucht contagiosa, lieve, come il formicolio di un brivido che inquieta per un istante, nella spianata del silenzio, dove tutto è chiaro ma allo stesso tempo, misterioso, irrisolvibile.

In vita ho visto
splendore dimesso
sorgivo

nuova umiltà
improvvisa e rilucente
di vento, gran vento
umano.


Il soffio del respiro, della natura, dell’umanità, del cosmo dove tutto si crea e dissolve, dove il vivere fluttua perenne anche al di là di noi stessi e dunque la coscienza del poeta:


Non dorme, si propone
oscilla tra bene e male
prepara un’anima di legno
si trastulla comodamente.
Non provare a non darle risposta
resta in guardia.
Se la noti nell’aria
adattati ai suoi respiri
sollevala senza capire
da finte mosse
se necessario.
Ma rispondile senza scandire il tuo nome:
è già in suo possesso
cucito sulla tua pelle d’orso.

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