It's friday è una rubrica di poesia a cura di Luca Pizzolitto
Ci vuole un luogo
Ci vuole un luogo a perdonar la vita
che incida di luce le ombre distorte
sul mondo e di erba nuova rivesta
i cigli sospesi nel sonno d’inverno,
un luogo fatto di semi e di zolle,
steli rinati all’esile tocco di un canto
e danze sottili di fronde, orme di gechi
su muri scrostati dagli anni, e voli
di falchi su cime di alberi al vento
contorti, invitti all’insonnia del tempo.
Ci vuole un luogo dove sui greppi
ascoltino i millenni in silenzio il silenzio
del tempo e lascino al vento le parole
da dire, dove vagare lontano restando
ai ceppi di un elce e nel presente che arde
attendere folli che l’ultima notte cancelli
se stessa, come il frutto che cade al cadere
del suo ultimo giorno nell’incavo vasto
in
cui, franta, ogni cosa si arrende.
**
Giorno
d’inverno
Il mondo è rimasto fuori a misurare
passi sospesi sull’orlo di un’aurora,
inquietudini tramate nel cielo grigio
di questo inverno che chiude gli occhi
a spasimi di vita. Tornerà il tempo
a reclamare sguardi sul divenire inesorabile
del mondo, a scuotere nell’anima i sensi
addormentati e riportare al cielo voci rinverdite.
Ma ora voglio restare avvolta nel silenzio,
nella sospensione ingannevole del domani
che ritorna, voglio guardare di là del vetro
la fronda che si muove al vento e la pioggia
bagna di un lento gocciolare, l’erba cieca
sul ciglio dell’attesa, e ristare, voglio,
nell’oblio della vita che è già stata,
immobile in questa assenza di moto
e di dolore, attendere impassibile il tempo
da guadare nel gorgo di stagioni orbe di colore,
come il tronco che all’acqua ruvido resiste,
come la terra che al vento indomita rimane.
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Infinito
andare
Di là dalla collina, in fondo all’orizzonte,
il mare sta immobile nella foga del tramonto.
A oriente, sopra le cime quiete dei cipressi,
sopra il sonno argenteo degli ulivi, lenta sale
la luna, e paziente in sé raccoglie il borbottio
delle fronde nel vento inerme a trattenere il tempo.
Domani ci accoglierà di fronte un nuovo giorno,
verrà dal magma muto che ancora non sappiamo,
risalirà portando sulle onde gli enigmi di un tempo
ancora spoglio, che poi, sfiorito, disperderà
nel grembo del silenzio l’odore del passato.
Si dissolvono, così, nell’infinito andare delle trame
dentro l’universo, le nostre diafane stagioni,
conflagra in nude spoglie il dolore della terra,
e migrano i pensieri come stormi all’orizzonte
a ricercare nel rosso del tramonto visioni perdute
dentro
sogni, chimere a reggere l’ombra della sorte.
**
La
luce dell’estate
Si scioglie, nella trasparenza fresca
di un aprile silenzioso, lo sferragliare
acuto di un treno in gara con il vento,
e nell’abbandono inerte al finestrino
vola il pensiero ai colli sul confine,
al verde fragile di rami tra le foglie,
agli aliti nel sottobosco di risvegli
e di prodigi. Si rivestono i canneti
lungo i fossi, respira un corso d’acqua
tra rive di alberi in preghiera, declina
senza pena la sera nel tramonto e sembra
avere quiete il mondo che divampa
all’eco di lontane primavere nel glicine
contorto che pende sopra un muro.
Ma improvviso frange la corsa
dentro il vento, il buio in un tunnel
delle notti sotto un colle addormentate,
e un’inquietudine tracima di cose sconosciute.
Ci sarà, al di là, la luce dell’estate?
Poesie da Infinito Andare (Il Convivio 2022), prefazione di Alfredo Rienzi
Emanuela Dalla Libera è nata a Vicenza, laureata a Padova in Lettere e Filosofia, ha insegnato Materie Letterarie negli istituti superiori. Trasferitasi da qualche tempo in Maremma Toscana si dedica alla poesia. Ha pubblicato due sillogi poetiche, “Lo sguardo altrove” e “ἡσυχία Sedimentare il tempo”, entrambe edite da Gilgamesh. Fa parte di associazioni culturali e collabora con riviste di critica letteraria. Ha partecipato a concorsi letterari nazionali e internazionali, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
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