Il fico seccato
Dove vai a cercare vagando
l’ultima parola sulla vita?
Il cammino, simile al canto, è movimento.
Il sole picchia forte e il vento porta via
le cose più belle. Si suda, si fatica,
ci si nasconde fra le lenzuola nel buio
del letto. Si lascia estinguere la sveglia.
**
È meglio avere davanti a sé
una pagina bianca. Sporcarla
il meno possibile. Ascoltarla,
scrivere solo quel che suggerisce
ma non toccarla se tace
quando nulla ti
dice. Potessi
fermarmi prima del disastro,
del verso sbagliato o della parola
di troppo. Potessi
non alzarmi dalla sedia
esausto, fare un respiro più lungo
trovare la vita.
**
Pietre sul muro a secco
Perché, dimmi
non fare sul serio, nasconderti
nelle pagine di un diario
e non nelle pieghe del cielo,
del vento,
nel volto di una persona accanto
sospiro queste parole
lasciate come pietre
sul muro a secco di un vecchio orto
incolto, che le trovi un giorno
a sparpagliarle il vento o la mano
di un ragazzino distratto
passando
**
Bisogna leggere tanto
prima di accorgersi del mare
e del cielo all’orizzonte
Che vedo da qui
seduto sugli scogli.
**
Fioca luce sulla scrivania
di una lampada accesa
il calore del termosifone
una mattina d’inverno
del pino ancora verdi
gli aghi e le tegole sbiadite
tranquille
davanti a me,
alla finestra.
**
Mi vesto
di fiori nel bosco
mentre cammino,
e del monotono suono
d’uccelli costante d’estate.
Mi vesto della sabbia
in riva al mare, del motore
delle macchine e dei pedali
d’una bicicletta, mi vesto del vento
in discesa, in mezzo a un paese
in collina, e delle case
che scorrono veloci a fianco.
E anche della farfalla
che si posa per un momento
sul rampicante fiorito
di bianco torno torno al gazebo.
Ma nudo sono qualcun altro.
**
Sì, amo il buio la notte
le sagome degli alberi nel cielo
i muri più ruvidi al tatto
più tenaci e fredde
le scale in un giardino,
il prato più verde
ogni cosa più distante
come il destino
e le stelle nel blu
infinitamente prossime.
**
Nostalgia carnale
sinfonia estrema
di luoghi conosciuti
e volti giunti ora
dal passato. Tempo
che non è tornato adesso
ma scorre qui a me
davanti con i sogni nelle
stanze che m’hanno alzato
negli anni la vita più
bella che pensavo: e
non vivevo per troppa
vita, per domande – punta
nella schiena – respiro nostalgia.
Alessandro Burrone è cresciuto tra Torino e Cigliano (VC), dove vive.
Si è specializzato nello studio della lingua e della cultura cinese all’Università Cattolica di Milano e all'Università di Lingua e Cultura cinese di Pechino.
Ha conseguito una doppia laurea magistrale in Storia e affari internazionali presso l’Università di Pechino e la London School of Economics and Political Science.
È al momento dottorando presso l’Istituto di Studi Internazionali dell’Università di Pechino, e collabora con diverse riviste e blog letterari.
Con Fara Editore ha esordito, nel 2022, con la raccolta di poesie "La sete, il sonno".
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