sabato 25 giugno 2022

“tra le rocce / abbracci i vuoti”

Nicola Scodro, Naufragi di un’illusione, Grafiche Dalpiaz, Trento, luglio 2020

Fotografie di Nicola Scodro, Illustrazioni di Anna Girardi, Progetto grafico di Davide Iadicicco, Revisione di Althea Ronzani, Postfazione di Aldo Martin

recensione di AR



«il tuo nome è un mucchio / senza senso di lettere / e ti senti trascinare / da una piena di emozioni» (Consapevolezza, p. 43); «“Questi monti / sono stati creati / per la pace, e per una / invisibile guerra / contro il rumore assordante / del silenzio”» (Fine, p. 35); «Avvolge tutto / e divora / chioma / dopo chioma, / le cime / ombre nel latte / assassino.» (Temporale improvviso, p. 31); «Nudo nel vuoto / d’una notte immensa / immagino le stelle / accarezzare i picchi / svettanti su onde / di panna gelata» (Affresco, p. 29).

Ci si emoziona a immergersi nei Naufragi di Scodro, nei suoi versi a volo d’uccello splendidamente aggrappati alle rocce dolomitiche. Una sabiana trasparenza pervade raccolta d’esordio. C’è una onestà giovanile ed entusiasta che sa scalare le pareti dell’anima e fare il punto accettando le svolte inevitabili, le sconfitte, le ripartenze. Se «I primi furono versi d’amore» (Rapsodo, p. 1), «Vennero poi versi dispersi / dall’aria frizzante d’una cima / (…) / tra notti di sogni estremi. / (…) / E ancora voglia di scalare / nuove vette, di inseguire amori / e ritrovare amici al tramonto // – disperazioni disciolte / in solitudini» (ivi).

Un dettato sobrio, fulgente di immagini (i versi nel titolo di questa recensione sono tratti da Come una stella alpina, p. 23), di vibrazioni intime che restano impigliate nelle nostre viscere riportandoci al tempo in cui gli orizzonti sono sconfinati, le ferite più cocenti dolorose… ma in cui si ha pure una capacità di recupero assoluta: «m’aggrappo al cielo / più rosso dell’inferno / del mio cuore» (Inferno, p.15); «Viveva di poco, / un fuoco tra i ghiacci, / il sussurro del vento, / il sole sui rododendri, / la presenza della morte che insegnava a sopravvivere» (p. 21).

Un voce poetica fresca, arguta e sensibile che, come osserva Aldo Martin, realizza «squarci dai quali poter attingere, con un pizzico di nostalgia, la verità e l’amore» (p. 79). Non possiamo che concludere con le parole di congedo di Nicola, datate 5 luglio 2020 (p. 82): «A te lettore, / buona strada / qualunque essa sia»


 

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