Equilibrio di Gabriele Oselini La serenità della natura Di questo poeta mantovano avevo già letto le sillogi Piove (Fara, 2011), La mia casa (Fara, 2014) e Fiori rossi (Fara, 2018), ritraendone una positiva impressione; in particolare ho potuto apprezzare le tematiche, connesse alla natura, una natura di certo reale e non idilliaca, per quanto non manchino note che richiamano una osmosi fra il mondo circostante e l’intima natura dell’autore, note che senza giungere a far assumere ai versi un alone mistico pur tuttavia li nobilitano con una rappresentazione intensa e di chiara efficacia. Anche in Equilibrio ritroviamo argomenti già affrontati, ma esposti in modo diverso, frutto di più attente osservazioni e di intuizioni più felici (Memoria - “lenti passi cadenzati / e brezza odorosa / sui campi coltivati / rosso tramonto / sulla spianata / d’argento / un morbido / grigio nebbia / sfuma anche la memoria”); è appena il caso di far rilevare che a questa atmosfera quasi rarefatta molto contribuiscono aspetti della natura tipici della zona di residenza dell’autore, con i campi coltivati e la felice chiusa finale che accompagna il grigio della nebbia alla memoria che si impigrisce e viene lentamente meno. Questa immersione nella natura è sempre presente e in alcuni casi diventa prevalente, tanto da fornire con poche e sapienti pennellate un quadro d’insieme che non è solo visione, ma è anche atmosfera, come in Primavera (“Incanto / sonoro / nell’aria / musicata / dagli uccelli / brillano / i campanili / nascosti a tratti / da brutti edifici / ma rami / in fiore / di ogni colore / profumano / tenaci / l’aria / della primavera”). E ogni osservazione del mondo circostante determina sensazioni ed emozioni che Oselini puntualmente riporta ed esterna con i suoi versi. È tanto più apprezzabile questa sua capacità di comunicare quanto prova perché lo fa con semplicità e pertanto il risultato è di particolare efficacia. Del resto la vita di paese, il Po, fiume imponente e silenzioso che scorre vicino, i campi coltivati, i filari di pioppi, i colori dell’alba e del tramonto si riflettono puntualmente nell’autore, determinano gli slanci di creatività, fanno sì che tutta la sua produzione presenti un filo conduttore che non viene mai meno. Oselini vede con gli occhi, ma soprattutto con il cuore e riesce a cogliere quella magia della natura che l’uomo del XXI secolo sembra aver dimenticato per rincorrere un fatuo benessere (“sulla riva del fiume / fra salici e fruscii / nembi d’uccelli neri / si specchiano / nell’acqua grigia // l’onda leggera / risucchia nella sabbia / avvolgente e sinuosa / orme di piedi nudi // una frasca nasconde / i pudici sguardi / di due giovani amanti”). È una scena incantata che compone un quadro d’insieme in cui, in un mondo quasi primigenio, l’uomo sembra ritrovare le passioni, gli affetti, con quei pudici sguardi di due innamorati nascosti da una frasca. Non credo che debba aggiungere altro, se non l’invito a leggere questa raccolta che, come le altre dello stesso autore, è capace di infondere un grande senso di serenità. Gabriele Oselini (1953) è nato e risiede a Viadana (MN). Ha conosciuto negli anni ’70 Daniele Ponchiroli, caporedattore della casa editrice Einaudi, col quale ha intessuto un rapporto di profonda amicizia e dal quale ha ricevuto numerosi stimoli culturali e umani.Ha partecipato a diversi concorsi nazionali di poesia. È stato segnalato alla III edizione del concorso Pubblica con noi di Fara Editore, con cui ha pubblicato (2005) una selezione di versi all’interno di Antologia pubblica, e successivamente le sillogi Specchio (2006), Finito (2008), Piove (2011), La mia casa (2014) e Fiori rossi ( 2018). Ha collaborato con l’editore Afro Somenzari di Fuoco fuochino. È stato premiato al VII Concorso di poesia Roberto Fertonani di Rivarolo Mantovano (2017). |
martedì 10 maggio 2022
La serenità della natura
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