Il vuoto: per alcuni un concetto
filosofico-spirituale, totale negazione dell'idea di assoluto che apre a una
sorta di ascetismo ateo, non mediato da divinità o da santi: una
"mistica del vuoto" che, meditando sulla transitorietà e relatività
di ogni fenomeno, permette di raggiungere uno stato di distacco non solo dai
beni materiali ma addirittura dalla stessa ascesi, dall'ego o dal bisogno di
dio, un superiore e umano stato di serenità imperturbabile in cui il
distacco dalla vita e la massima apertura ad essa paradossalmente coincidono.
Per altri, invece, il vuoto, in maniera più prosaica, ha una valenza
estetico-architettonica, la funzione di ripulire i sensi dei tanto stressati
occidentali da un overbuffering di dati visivi: un soccorso
"zen" a esistenze consumistiche prese in ostaggio dal superfluo.
"Vuoto di senso, senso di vuoto" cantava Battiato nel brano Il
vuoto, riferendosi in questo caso a un vuoto negativamente inteso, a una
sempre più dilagante condizione di povertà interiore scandita da un tempo
affannosamente inseguito da un'umanità allo sbando.
In poesia il vuoto rappresenta la terra promessa,
la meta ideale del versificatore: questo indipendentemente dall'utilizzo o meno
di una metrica ben precisa che addomestichi le sillabe o di esotiche
forme metrico-stilistiche come i senryu o i tanka, cugini stretti
dei più conosciuti haiku, adoperati da Francesca Innocenzi nella raccolta
intitolata "Canto del vuoto cavo" (ed. Transeuropa, 2021;
collana di poesia: Nuova Poetica 3.0). Sintetizzare il segnale in uscita,
scremare il verso, costringerlo in abiti rituali senza far perdere forza e
significato al messaggio, che proprio perché ripulito dal superfluo di cui
sopra, meglio risuona con la sua destabilizzante semplicità. Un'asciuttezza da
non confondere con un modaiolo minimalismo o un esasperante essenzialismo
pseudo-ungarettiano che rasenta la banalità: d'altronde la firma nipponica
degli stili adottati dall'autrice rappresenta un chiaro intento di ricerca; non
vi è — come accaduto ad autori anche affermati, bisognosi di una fase a sentir
loro zen della produzione — l'esigenza di semplificare i concetti perché
è la regola stessa del tipo di componimento scelto che determina la
poetica e allontana tutti, autori e lettori, dall'equivoco di una fruibilità
che non rispetta la poesia.
Componimenti che sanno unire un messaggio sociale,
attualissimo, alla delicatezza di un'immagine naturale: "I. il capitale /
ti aspetta al varco. / sotto il ciliegio / inerme sosti — / il sistema stritola
/ chi non sta al passo" (da "dittico del dio estremo"; si può
schiaffeggiare il dio denaro anche con un petalo di fiore, senza per forza
scomodare l'opera di Karl Marx!). E ancora: "II. Il dio estremo / esige il
sacrificio / perché è sciagura / la tregua. Così / il ciclo produttivo /
assembla i morti". Anche la superficialità dei discorsi da bar può essere
disinnescata: "i mantenuti /dallo Stato negli hotel / con cellulari /
costosi — gabbie / di sproloqui su mondi / che non si sanno"; la poesia in
generale, grazie alla sua naturale trasversalità che unisce il visibile a quel
che non si sa, ci libera da una fin troppo facile e a buon mercato
linearità degli sproloqui nel quotidiano. E i segreti della poesia-botanica, lo
sfoltimento dei rami e delle parole: "gesto di cura / al di qua del
fiorire / la potatura / taglio dovuto. / sfoltiti i rovi fitti / passa la
luce"; una luce diversa sulle parole e quindi sui pensieri che le hanno
originate, per farsi capire e addirittura per meglio capire se stessi, per
raggiungere la verità in maniera sobria, pulita, diretta. Una purezza che non
deriva dall'atarassia, dalla scelta di sospendere da terra la propria
esistenza; solo chi abbraccia le infelicità della vita può cercare con animo
sincero le prelibatezze della poesia: "ringraziava Dio / che avesse
scadenza / la felicità / della poesia / si seccava altrimenti / il
serbatoio"; non è a causa di una visione esageratamente romantica
dell'arte, se arriviamo a dichiarare che la poesia riesce a scavare
efficacemente tra le parole, per trovare quelle giuste seppellite in noi, solo
grazie alla trivella diamantina del dolore: un eccesso di benessere può
distrarre dalla ricerca. Persino i lockdown agevolano lo scavo e la
ricerca dei vuoti cavi (ovvero di vuoti di significanti, e che essendo
cavi, contengono, accolgono, conservano piccoli tesori) o rendono raggiungibili
i vuoti interiori che sono una ricchezza per chi sa crearli in sé o
riconoscerli: "I. c'è coprifuoco / sul davanzale. vita / tracima dentro /
fuoco di stanza, stella / che dal tumulto chiama" (da "trittico dei
lockdown presunti"); in clausura si rivalutano la bellezza e la funzione
dell'immensità che è in noi, e da cui spesso fuggiamo perché la riteniamo ingovernabile:
"III. ah veramente / credevi nelle imposte / che alla sera / chiudono —
cosa, se hai / il bistrattato immenso?".
immaginarti
girasole rivolto
a nero astro
mentre
l'estate
tramonta ti eclissi
a rispuntare
♦
la
falciatrice
bohèmienne di notte
danza per le vie
del mondo.
Tanti
per non guardarla in faccia
le stanno addosso
♦
maggio,
racconta
la verità del cuore.
da tanto verde
assorda in silenzio
il parco diroccato
♦
le cose
stanno
anche se non le vedi.
sul riverbero
sosti, millimetrico
angolo di scacchiera
♦
Nota a cura di: Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli per giornali e riviste. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica – che ama definire “raccolta di formazione” – intitolata “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0). Ha pubblicato “Esperimenti”, raccolta di racconti; il mini-saggio “La bistecca di Matrix”; nel 2013 la prima edizione del racconto lungo “Call Center”, nel 2018 la seconda edizione “Call Center – reloaded” e la raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”. Nel 2019, per i tipi delle Edizioni Kolibris, viene pubblicata la raccolta di poesie intitolata “Pomeriggi perduti” (collana di poesia italiana contemporanea “Chiara”), che è anche il nome del suo blog. È del 2020 il volume 2 della raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”; nel 2021 la terza e ultima silloge dei materiali di risulta. Alcune sue poesie sono state tradotte in portoghese, inglese e spagnolo.
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