mercoledì 9 febbraio 2022

Su Fare Voci Salvatore Cutrupi presenta e intervista Carla De Angelis

Nel numero di Febbraio 2022 di Fare Voci 

conosciamo la poetica di Carla De Angelis



Voce d’autore        —————————————-

E lascia alla notte riordinare

Carla De Angelis, Tutto il tempo sul petto

di Salvatore Cutrupi

Tutto il tempo sul petto è il titolo dell’antologia di poesie scritte da Carla De Angelis e pubblicate da 2006 al 2021 nei suoi libri precedenti (“Salutami il mare”, “A dieci minuti da Urano”, “I giorni e le strade”, “Mi fido del mare”, “Fra le dita una favilla sembra sole”) e nella silloge più recente che dà il titolo al libro.
Una delle caratteristiche dell’autrice è quella di non aver cambiato negli anni il suo modo di scrivere, di poetare, anche se la strada della scrittura, col passare del tempo, le ha regalato suoni e colori che hanno ampliato i suoi versi di orizzonti nuovi.
Nell’antologia non c’è soltanto un tema unico come filo conduttore dell’opera; i vari argomenti sono il frutto delle emozioni che, di volta in volta e momento per momento, sono poi divenute fonte d’ispirazione per le sue poesie.
Accanto alle riflessioni che riguardano la sua intimità e ad una nostalgia che va e viene, nei suoi versi ritroviamo le luci e le ombre della quotidianità e la rappresentazione della bellezza del creato.
Nel suo lungo viaggio poetico Carla De Angelis traccia anche il ricordo di amici, donne e uomini rubati alla vita, e non dimentica di raccontare le storie di persone fragili, di quelle abbandonate, di quelle che non hanno voce.
Le 233 pagine della raccolta sono la dimora di versi incisivi, decisi, essenziali, dove ci sono soltanto le parole necessarie, quelle utili a fare arrivare al lettore in modo diretto il suo pensiero.
Ci sono anche poesie molto brevi che fanno pensare a quelle della cultura giapponese (haiku e tanka) dove è presente la filosofia del pensiero Zen e soprattutto la profondità dell’attimo, che aveva contaminato grandi poeti italiani del passato come D’annunzio, Ungaretti, Quasimodo, Saba ed altri ancora.
Leggere il libro di Carla De Angelis significa essere pronti a vivere un’altalena di emozioni che la poetessa fa nascere nel lettore, a volte in modo forte e vigoroso e altre volte in modo tenue, pacato, come un sole che si fa strada in mezzo ad una coltre di nuvole.

 

dal libro:

L’età di ieri
E’ tornata a visitarmi
Portata dalla nostalgia
Ha arato la terra del tempo
Sparso i semi
Il sogno le lacrime il sole
L’hanno resa fertile

*

La differenza è quando
il sole va dall’altra parte della terra
e lascia alla notte riordinare
il caos del giorno

di tutti i giorni
tutte le notti

*

Questa borsa è troppo pesante da portare
occorre una scelta
la capovolgo sul tavolo
conserverò ciò che è importante

Sette gatti un coniglio due papere
scriverò due lettere
solo due lettere
qualche numero di telefono

*

La cura dell’orto inizia dalle piccole cose
un soffio di luce dove la vanga
spinge la paura che ondeggia
una canna la trattiene
un sudore tiepido ritrova la primavera
nei solchi fluttuano le parole
i merli segnano il confine alla fatica

C’è un odore buono ci sarà un buon odore
non mi sottraggo al dubbio
la differenza è nel seme o nella terra?

*

Ciò che era bello non era l’incontro
l’abbraccio, il segreto
o camminare sul fuoco
era la certezza che ogni volta quel
fuoco appena spento si sarebbe riacceso
ciò che era bello
era svegliarsi ogni mattina
in attesa

 

 

Intervista a Carla De Angelis:

Nelle poesie del libro i segni di punteggiatura sono molto rari e in tante poesie ci sono spazi lasciati vuoti. Qual è il motivo intimo o il significato di queste sue scelte?
Trovo che nella vita l’attesa e il sogno hanno una parte importante, così come disporsi ai nuovi eventi, alle situazioni, allora perché mettere un punto? Lascio al lettore e mi lascio la possibilità di un’altra strada, di altre parole che possono portare alla pacificazione o alla protesta.
Non so se questo può definirsi un motivo intimo, certo rappresenta una realtà, un mio modo di scrivere e di fare altre attività interiori, forse artistiche. Non amo definirmi poeta o artista, solo chi mi legge o vede i miei lavori di ceramica può esprimersi. Anche quando lavoravo la creta i miei lavori hanno sempre avuto una via d’uscita, un tentativo di evasione, un’altra vita quella che forse desidero o desidera chi mi legge e osserva. Per questo niente virgole – poche – quasi nessun punto; c’è il timore di rallentare e perdere l’obiettivo finale, che in verità non arriva, così continuo a scrivere.

I suoi versi danno spesso la sensazione di trovarci di fronte a un dialogo. In questo dialogo la poesia fa la parte “dell’altro”. È così?
Non ho mai pensato a un dialogo, ho sempre pensato che spesso la parola scritta valga a salvare un gesto immediato, non pensato ed istintivo; anche la parola scritta può provocare sensazioni tutte diverse, giustificate dalla personalità di ognuno. Certo metto sempre molta attenzione alle parole, so che poi altri leggeranno, a volte quando un mio libro viene pubblicato mi prende l’ansia pensando al giudizio di altri che leggeranno. L’ansia svanisce quando molti lettori mi dicono di immedesimarsi nelle mie parole e di “risolvere” o “pensare” a situazioni che ritenevano irrisolte.

Nel suo scrivere colgo sentimenti di malinconia, gioia, nostalgia, speranza, inquietudine. Quando ha letto il suo libro stampato, quale di questi sentimenti ha trovato più vicino al suo stato d’animo, al suo “sentire”?
La vita è come una margherita ogni petalo rappresenta gioia, nostalgia, speranza e inquietudine. Abbiamo bisogno di tutto, non ci sono parole sufficienti per descriverla, a giorni, a ore perfino a istanti, proviamo tutti questi sentimenti. “Essere o non Essere – Ci sono più cose in cielo e in terra di quante ogni filosofia possa sognare” (William Shakespeare).
Nel dolore, nella gioia, nel sole o nel buio della notte tutti i semi germogliano, così sono le parole che mi vengono in mente nei momenti e nelle situazioni più varie.
Non riesco subito a scriverle, mi fanno compagnia a volte per giorni, poi, non so come dalla mente fluiscono alla mano e scrivo, prima sul quaderno e poi sul computer.
Quando leggo il libro stampato, il primo sentimento è la gioia e leggo come se il testo fosse di altri; poi mi prende un po’ di ansia pensando che altri leggeranno non solo le parole, ma leggeranno “me”.

Alcune poesie hanno le caratteristiche della tradizionale poesia breve giapponese (Tanka e Haiku). In quale misura il suo poetare è stato influenzato dal pensiero filosofico Zen?
A costo di sembrare poco attenta alla filosofia Zen che conosco e apprezzo, non so quanto mi abbia influenzato.
Da sempre non ho la capacità di scrivere testi lunghi; a questo proposito mi ricordo che prendevo pessimi voti a scuola perché i miei temi, sottoposti al giudizio dei professori, erano troppo corti. Le parole sono importanti, a mio parere ne bastano poche e finalizzate per esprimere quello che si vuole dire.
Troppo spesso occorrono parole per spiegare altre parole e non è facile venirne fuori. Questo ovviamente è il pensiero, però ammiro chi ha il dono di descrivere e dilungare i concetti con sapienza.

Molte poesie del libro sembrano messaggi a persone andate via per sempre o che ci hanno dimenticato. È questa la sua intenzione quando inizia a scrivere una poesia?
Può sembrare che io scriva messaggi, in verità scrivo a me stessa per non dimenticare chi mi ha accompagnato nella vita qualunque sia stato il sentimento o il percorso.
A volte mi vedo dal di fuori e riconosco passi della strada che ho già percorso con altri interessi, altre passioni. Forse alcuni tratti della personalità che vivo al momento erano già presenti, con il tempo si sono palesati quasi a farmi dimenticare come ero.
La scrittura è lì, specialmente se finita in un libro e quando rileggo, mi stupisco dei sentimenti che al momento mi hanno indotto a scrivere.
Devo confessare che accade raramente di rileggermi, e credo sia un bene, amo molto leggere libri di altri scrittori, dopo sento di avere ricevuto un bel dono come un abbraccio affettuoso.

 

L’autrice:
Carla De Angelis è nata a Roma, dove vive e lavora. Ha scritto racconti e saggi pubblicati su diverse antologie e ha collaborato con riviste italiane ed internazionali.
È una delle ideatrici di “Corviale cerca poeti”, la rassegna di poesia che annualmente si svolge presso la Biblioteca di Roma “Renato Nicolini” di Corviale.
Con FaraEditore ha pubblicato in poesia “Salutami il mare” (2006), “A dieci minuti da Urano” (2010), “I giorni e le strade” (2014), “Mi fido del mare” (2017) e “Fra le dita una farfalla sembra fiore” (2019).
Per Progetto Cultura nel 2011 ha pubblicato “Mi vestirei di mare”.
È inserita ne “Le ali delle terra. Altre poetesse fuori dal coro” (a cura di Marco Onofrio, Edilet 2021).
Nel 1995 il Presidente della Repubblica le ha conferito l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

(Carla De Angelis Tutto il tempo sul petto pp. 233, 15 euro, FaraEditore 2021)

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