Amedeo Anelli, Quartetti
illustrazioni di Guido Conti
Libreria Ticinum Editore 2020
recensione di Giancarlo Baroni
In questo libro dalla forma lunga e sottile come fosse un album da disegno, sedici poesie di Amedeo Anelli dialogano con altrettante illustrazioni ad acquerello monocromo di Guido Conti. Il primo si occupa di poesia, filosofia, teoria della Letteratura e d’Arte; il secondo, critico e narratore, non è alla sua prima prova come valente illustratore. Un incontro proficuo.
Il volumetto (neppure 40 pagine), pubblicato dalla Libreria Ticinum, si intitola Quartetti; l’omaggio al Thomas Stearn Eliot dei Four Quartets sembra evidente. A quale pubblico si rivolge? Non solo al gruppo ristretto di lettori che, come me, apprezza il confronto e lo scambio fra versi e immagini, ma “ai grandi piccoli e ai piccoli grandi”, cioè ai parecchi che si affidano volentieri alla fantasia e all’immaginazione.
In copertina Conti ritrae un gatto che, con passo felpato, appoggia le sue zampe su una base tenera e friabile, più aerea che terrena, quasi una nuvola. Lo stesso gatto viene disegnato anche di schiena, con la lunga coda alzata a indicare il cielo mentre, con un atteggiamento allo stesso tempo indifferente e fiero, passeggia senza fretta; oppure viene raffigurato raggomitolato su se stesso, tondo come una palla; in un’altra occasione fluttua magicamente nell’aria come uno stregatto. Il tratto e il segno, spesso sinuosi curvilinei e flessuosi, alludono poeticamente, accennano e non descrivono, a volte perdono consistenza e quasi si dissolvono in macchia liquida, in sgocciolamenti di colore, in figure filiformi alla Giacometti fragilmente ancorate alle ombre che proiettano a terra.
In diverse poesie di Anelli incontriamo dei gatti; ci chiediamo se la loro presenza sia un ulteriore omaggio a Eliot che scrisse nel 1939 Il libro dei gatti tuttofare. Nella filastrocca che apre il libro Anelli saluta un felino dal pelo fulvo:
«buona fortuna gatto rosso
buona fortuna a te buona fortuna a me
che la vita ti sia lieve come un soffio
buona fortuna senza un graffio».
La funzione del gatto come talismano viene ribadita nell’ultima poesia la quale, circolarmente come in una specie di girotondo, si ricongiunge alla prima:
«Il gatto gioca con una pallina di carta
è la mia ultima poesia
che così inizia il suo cammino
per il mondo».
Altri felini si aggiungono: «Masa la gatta-pera» che «corre come una corriera»; il gatto ingegnere che salta sulla maniglia e resta in equilibrio su un ramo oppure su un sofà: «una palpebra in su una in giù / cucù!»; il micio birillo che rincorrendo la coda «fa un giro tranquillo».
All’interno di una cornice giocosa, Anelli (che dirige la rivista internazionale di poesia e filosofia Kamen) accenna nei suoi versi a temi complessi. L’intonazione si fa allora più riflessiva, meditativa e colta pur mantenendo una musicalità e un ritmo che stemperano e attenuano i concetti. Anelli parla dell’inesorabile trascorrere del tempo («nella vita che non dura», «…la vita scorre / lasciala andare», «ciò che sembra persistere muta / ciò che muta pesiste») e delle radici profonde dei tigli dalle foglie a forma di cuore («i grandi alberi della mia infanzia») che solidi e ben piantati tentano di resistere alle intemperie e all’usura del divenire. I versi riflettono sulle forze opposte e contrarie che si alternano nel mondo e nella vita (armonia e disarmonia, «limite ed illimitato finito ed indefinito», stabilità ed instabilità, parte e tutto, superficie e profondità, musica e silenzio). Siamo figli, sembra dirci l’autore, di una verità “sempre in bilico / sempre sul precipizio”.
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