venerdì 31 maggio 2019

REPORT DI LETTURE: foglio quarto

rubrica a cura di Fabio Cecchi


Stefano Benni - DANCING PARADISO - Feltrinelli 2019  

Un libro esile. Un racconto steso in versi, modello a stento sopravvissuto. Le missioni sono pane per Stefano Benni, un professionista a sé del mondo delle lettere e personificazione del non convenzionale. La missione odierna penso sia riuscita a metà. L’impostazione è valida e la scrittura frizzante. La storia si accartoccia su sé stessa senza trovare sbocco appagante.

La lettura viene spezzata ed agevolata per via del seguente sistema di assegnazione: un capitolo a personaggio, dunque un intervento per volta. La storia vive attraverso di loro, vivificando maschere più o meno simpatiche, come una scrittrice delusa dalla vita e un musicista ricoverato, riportato sul palco da un collega del tempo d’oro. La scena appartiene comunque per la maggiore a un giovane e una giovane. Elvis, omonimo dell’idolo, è un fanatico recluso e pericoloso. La vena maschia - scorretta, sprezzante, volgare, tragicomica - spetta ebbene a lui. Amina, nostalgica immigrata, fa l’inserviente di un localaccio notturno. La vena femminile - indagatrice, profonda, sensibile, socialista e progressista - spetta ebbene a lei.

La voce narrante, anch’essa una tentata maschera, apre e chiude l’incontro tra codesti soggetti. Un acquisto consigliato al fan collezionista, oppure a chiunque vada cercando una proposta di lettura alternativa e leggera. 


Jonathan Franzen - LA FINE DELLA FINE DEL MONDO - Einaudi 2019

Sono sfilato tante volte, negli anni, davanti a scaffali ospitanti Libertà e Purity e senza mai decidere di affrontarli. Il primo impatto col celebrato statunitense avviene quindi adesso. Un impatto eccellente. La pagina possiede ritmo e sostanza. La scrittura è semplice e curata allo stesso tempo. L’idea di essere alle prese con un romanzetto bizzarro viene subito smentita. Il capitolo primo è una presa di posizione a difesa del saggio letterario, nell’epoca della diffusione internettiana incontrollata di opinioni e messaggi vari. Sono a venire altri argomenti: la vittoria presidenziale di Donald Trump, contro ogni pronostico, la convivenza delle etnie a Manhattan, il ritardo ambiguo delle politiche ambientaliste.

Quest’ultimo tema soggiace infatti, tranne rari scampoli, alla totalità del volume. Lo scrittore si aiuta nella stesura di un messaggio ambientalista convincente tramite una passione personale: il birdwatching. Il trattamento riservato alle specie alate servirà come indicatore della valenza dell’ecosistema per la locale popolazione. Un viaggio, un capitolo, con corredo puntuale di cronaca e impressioni. La Giamaica ne esce abbastanza bene, Albania ed Egitto niente affatto. I capitoli ultimi spettano all’Africa e all’Antartide, essendo Franzen transitato anche lì. 

L'epilogo manca purtroppo di un effetto catartico degno. Il libro unisce pagine di diario di viaggio a un messaggio sociale e merita la lettura, magari coscienti del tema di fondo.   


Marco Missiroli - FEDELTA - Einaudi 2019

Ci siamo! Sì, ho trepidato un poco, nell’attesa di avere tra le mani il dato oggetto. La decisione di non acquistare gli Atti Osceni penso abbia influito. Marco non ha fretta di pubblicare, lo sappiamo, va così e così lo prendiamo. La sinossi data in pasto alla stampa è stato assaggio onestamente leggero. Quali frutti di stile e pensiero? Vorrei permettermi un approccio seriamente critico. Ho seguito in fondo ogni pubblicazione del mio conterraneo, come sentivo giusto. Ebbene sì. Ci siamo.

Il romanzo manifesta serietà e intensità. L’attacco è diretto e avvincente. Lui e Lei verranno abilmente seguiti su scene separate, quelle che proveranno, con leciti dubbi di fondo, a ritagliarsi nel proseguo. Quale grado di fedeltà la coppia saprà imprimere alla storia coniugale? L’elemento di crisi viene sguinzagliato da subito, senza però godere di sviluppo scontato e continuo, nota di merito. Il gioco degli eventi deforma la stabilità dei personaggi prima nella mente quindi nei fatti, come abbiamo visto nei “perfetti sconosciuti” del grande schermo. Il polverone che si leva sugli svolgimenti, diventa verso la metà un polverone generale. I dettagli sono molti, ma non molto significativi.

C'è altro che non convince. Qualche momento privato, ancora una volta, quei dialoghi ingloriosi dalle stoccate secche, quasi drammaturgia. E il discorso trasversale delle parentele. Marco si è spesso esteso su tre generazioni. Qui il suo grado di interesse ci sorprende: spazio generoso alla genealogia, ma il fattore senilità non appare capitale, appare un espediente intentato perché cordiale. Il Senso dell’Elefante onora di una festa di compleanno una pargoletta, Fedeltà onora una nonna. C’è nuovamente il molo di Rimini… Milano & Rimini one more time. 

Sta bene. Il senso critico l’ho esercitato a dovere. La bilancia di meriti e demeriti spero sia bene composta. Il romanzo sorge da un palpabile estro creativo. Un minimo diluito, può darsi, nulla ad ogni modo che impedisca di apprezzarlo e dirlo riuscito. Il mio voto: sette e mezzo.


Simona Vinci - LA PRIMA VERITA - Einaudi 2016

Il romanzo non ingrana subito. C’è persino un prologo tripartito. La scrittura, cauta al punto giusto, sollecita la curiosità. La trama, al contrario degli svolgimenti, appare assolutamente minimale. La giovane Angela, nel dottorando accademico, si dispone con altri volontari alla prova sul campo, un manicomio insulare greco di oscura fama. C’è una situazione primitiva da risollevare. Il disegno di squallore è subitaneo: persone non più persone si muovono a gattoni o strisciando il terreno. L’autrice non calca saggiamente la mano: il romanzo resta desolato ma pulito, sino almeno a metà, al momento della digressione storica.

La guerra civile reca divisioni e violenze tra le persone e dentro le persone. Le divagazioni sono troppe, però, non vengono in aiuto. La storia greca, sorprendentemente, si dissolve entro la fine. La Vinci, fuori dagli schemi, prende di persona la parola per storicizzare il fenomeno della reclusione sanatoriale. Qui gli spunti tornano validi. Le storie personali sono mestamente dirottate a identità sperdute nella massa informe degli internati. Dalla nostra Emilia alla Sierra Leone.

Un bilancio? C’è troppa carne al fuoco. La storia di finzione, la storia nazionale greca, presente e passato… Un libro interessante lontano da livello di eccellenza.    


Giovanni Marradi - FANTASIE MARINE - Tipografia Cino, Pistoia, 1883

Sono entusiasta di questo arrivo nella mia umilissima collezione. Il volume è integro e la carta interna pulita. La poesia di oltre un secolo antica, invece, com’è a leggere? Questione di intendimento e cognizione. Sono uscito soddisfatto, mesi fa, dalla scoperta della lirica sicula del Cesareo. Quella di Giovanni Marradi, nato e spirato a Livorno, sembra di azione e contemplazione pienamente toscana.

Un saluto giubilante al Carducci, copia di altre copie, inaugura il libello. Si passa da un sonetto per Guido Mazzoni ad uno sulla leggendaria Lady Macbeth, entrambi interessanti. Sono ammirevoli anche gli endecasillabi sciolti, tre paginette, aventi tema una giornata alla marina solatia. Il suddetto metro riappare saltuariamente ma in Colloqui, per esempio, il testo riesce troppo discorsivo finendo col perdere di consistenza.

La punta di interesse, sul fronte tecnico, appartiene allo schema xAxA, yByB, ecc … con alternanza di verso sdrucciolo e verso piano con rima. Una schema adoperato con maestria. Sulla metà prendono posto pagine di riflessione personale: la malinconia, la solitudine, le varie pieghe che sappiamo compongono il dramma esistenziale. C’è un dramma specifico su tutti: la sorella minore Itala si spegne trasferita in Lombardia fresca di nozze. Sono dedicati versi vivi e potentissimi, impregnati di una pascoliana affezione consanguinea lacerata.

Una raccolta seria e solida che sa appagare un giusto desiderio di poesia. Giovanni Marradi è stato pubblicato, senza grande rinnovamento editoriale, anche da Zanichelli e Le Monnier. Si legga ancora, avendo modo, coraggio.    

martedì 28 maggio 2019

Ad Angela Angiuli e Marco Mastromauro la Menzione d’onore del Premio Poseidonia-Paestum 2019

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA
POSEIDONIA – PAESTUM

Siamo lieti di comunicarLe che la Giuria della XXV Edizione del Premio Internazionale di Poesia Poseidonia-Paestum, dopo attento esame dei lavori pervenuti, ha conferito i seguenti riconoscimenti:

Menzione d’Onore
a Marco Mastromauro (Novara)
Sez. Poesia Edita – per la silloge
(Fara Editore – Agosto 2018




Menzione d’Onore
ad Angela Angiuli (Bolzano)
Sez. Poesia Edita – per la silloge
(Fara Editore – Gennaio 2019)



La Cerimonia di premiazione, alla presenza di autorità del mondo politico, della cultura e dello spettacolo, si svolgerà a Paestum sabato 29 giugno 2019 alle ore 20:30 nella suggestiva Piazzetta della Basilica Paleocristiana.

Gli Attestati di Merito e i Premi in palio, come previsto dal Regolamento del Prestigioso Concorso, dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori o da eventuali delegati.

Domenica 30 giugno è prevista una visita guidata per ammirare i suggestivi templi dorici e il Museo Archeologico Nazionale.

Cordialità 
Il Coordinatore Organizzativo 
Dott. Rita Bellelli Lions club Paestum 

Il Presidente del Centro Permanente per la diffusione della Cultura  
Dott. Giuseppe Funicelli 
www.poseidoniapaestum.com
www.infopaestum.it

Addì 20/05/2019 

lunedì 27 maggio 2019

Letteratura africana. La voce del poeta Ndjock Ngana a Rimini 30-5-19


È una caratteristica ricorrente negli Scrittori Africani: l’immissione di parole, frasi, e strutture psico-sintattiche delle proprie lingue madri nelle rispettive lingue di colonizzazione, nonché la forma letteraria modulata sui ritmi e sui modi dell’espressione musicale, ritmi e modi che condensano visioni del mondo dal punto di vista antropologico, sociologico, filosofico e religioso: miti, racconti, leggende, proverbi. 

Il ricorso a questo espediente viene praticato soprattutto per ri-immergersi nelle acque dell’oralità, in cui i popoli africani si sono sviluppati e sedimentati da millenni. Il simbolismo, il ritmo, l'emozione emergono non soltanto per adornare il quadro estetico ma principalmente per raggiungere lo scopo della formazione, dell'educazione e della saggezza. 

Mario Fresa - Dodici poesie su Nazione Indiana

Mario Fresa




Nuove poesie inedite di Mario Fresa, tratte da Il mantello di Goya, sono apparse oggi su "Nazione Indiana", a cura di Andrea Raos.

Si possono leggere qui




















REPORT DI LETTURE - foglio terzo -

rubrica a cura di Fabio Cecchi

Signore e Signori, ce n'è voluta ma ecco online il foglio terzo di letture! Qui a vostra completa disposizione. Sono appena quattro titoli, questa volta, dateci dentro. Il foglio quarto, in compenso, è pronto a subentrare. State pronti. Viva la buona lettura. - F -  


Marc Levy - UNA RAGAZZA COME LEI - Rizzoli 2018 -
Chi sapeva? Io ho colto solo per caso quest’ultima fatica presente in libreria. Marc Levy tiene la mia stima, avendo allietato molte serate dedicate. Il suo ricettario storicamente prevede un gioco romantico e curioso di assortimento e avvicinamento tra il protagonista e la protagonista. Il contesto geografico e culturale, nel mentre, viene adoperato in tutte le potenzialità. Il romanzo in questione, con titolo tradotto alla lettera, per una volta, fa ruotare su scena un sacco di personaggi. La cornice è New York, febbrile e cosmopolita.

Il giovane indiano Sanji congiunge le sue vicende a Deepak, che passò l’oceano un po’ di generazioni addietro. L’eroina di turno è Chloè, che stenta a fare breccia sino metà avventura. Il messaggio sociale combina una prospettiva sulla disabilità (Chloè) al sostegno a una democrazia attiva e meno classista (Sanji). Un romanzo molto ben congegnato e forte di snodi narrativi sicuramente interessanti. Il difetto di superficialità non consente un traguardo più alto. Marc Levy ha prodotto e produrrà migliori cose.


Fabio Orrico - 20 PEZZI FACILI (PIU UNO) - Fara Editore 2019 - Alessandro, mio stimato editore, mi favorisce questa recente pubblicazione. L’opera vincitrice, per essere precisi, al concorso Narrabilando annuale, sezione prosa. Il libro si rivela un signor libro, formato da venti capitoletti di commento ad opere cinematografiche. L’autore, dall’alto di esperienza ventennale nel proprio campo artistico, dimostra adatte credenziali per esercitare voce critica. La prosa è impostata su un alto livello. L’operazione si connota riuscita, per dare esempio, dal memorandum costante, via e via leggendo, di portarsi il prima possibile a trailer e clip, quel materiale insomma trovato tanto avvincente su pagina. Il cinema americano (Scorsese, Coen, ecc) viene spesso chiamato in causa, per afflizione di chi scrive, mentre di casa nostra si parla in bene di Bellocchio e Argento.  


Maurizio Maggiani - MECCANICA CELESTE - Feltrinelli 2010 -
Un affresco portentoso. Un’esperienza di vita. Qualche mancanza sarà senz’altro ravvisata ma l’esperienza rimane notevole. Un’analisi non è cosa semplice. La collocazione temporale, oltre la metà del Novecento, va scalando nella rimembranza agli anni furenti del secondo conflitto mondiale. La collocazione spaziale è Toscana montana e rurale (Sant’Anna, Vagli, ecc..) ora proposta in leggenda ora in Storia, nazionale e locale, militare e popolare.

Si tratta di trecento pagine, eppure un materiale talmente intenso sembra perpetuare l’estensione. Un’intelligenza sottile e stimabile ci risucchia dallo spazio della città, anonima e cementificata, per rilasciarci entro dimensione assai diversa. L’inizio è ispirato e scorrevole. Maggiani, nello stile che appartiene anche a Benni, spalanca un cosmo di prima impressione fiabesco. I primi soggetti sono maschi ma l’altro sesso viene maneggiato poco più avanti con alta maestria. Il discorso del passaggio generazionale, sopra le dinamiche delle nascite e degli invecchiamenti, è letteratura che varrebbe un posto nei compendi in uso alle scuole.

L’autore sembra abbracciare e attendere con gusto alla ruralità, un lavoro non facile, non per tutti. Cos'altro occorre? Un lettore audace per una settimana di lettura, le varianti sempre alla mano. Il mio voto è un otto pieno. 


Walter Veltroni - CIAO - Rizzoli 2015 -
Un libro di formato grande per una storia semplice, nell'idea e nello svolgimento. Un’escursione lungo il rapporto tra figura paterna e filiale. Walter ritrova Vittorio. Il nucleo fondante del libro è infatti il loro incontro immaginario. Il genitore, mancato sulla mezza età, viene ritrovato terrenamente con debita commozione e altresì riverito come giornalista encomiabile. Si passa allora, di pagina in pagina, nella rievocazione di episodi sparsi, dagli anni Sessanta in avanti. Un capitolo per il terreno di impiego del padre, gli studi Rai, un altro per il clima politico del dopoguerra. La ricetta semplice porta effetto garantito, suscitando e rinnovando l’emozione, ma l’autobiografia ben svolta non è nulla di deprecabile. Il mio voto è sette.  


sabato 25 maggio 2019

Donna del mare di Franco Casadei 1° class. Premio Alda Merini. Complimenti!


Poesia Edita
1° classificato Franco Casadei con




https://www.facebook.com/franco.casadei.14

Qualche verso letto durante la premiazione

Il tutto nel frammento

Bianco il tuo viso
come il respiro della neve,
la mano racchiusa nel sonno
sembra un fiore

io ti coltivo,
nella tua conchiglia
sento tutto il mare.

 
L’eclissi di te

Rimani,
non lasciare l’eclissi di te
dentro al mio cuore.

Chi ti desidera è un sole
che non sa stare alla tua assenza,
ti cerca nei luoghi che hai lasciato
nei sentieri percorsi fianco a fianco.

La lontananza vanifica
ed equipara al nulla
anche le ore più fervide di vita.

Indelebile nell’anima
una traccia di ferita.
 

Tu

Tu, come l’onda,
sposa tormentata del mare
sempre incerta
fra tumulto e calma.

Con te, nell’altro mondo
vorrei accordare violini.

–––––
 

2° classificato Stefano Vitale “Il retro delle cose”
3° classificato Sonia Giovannetti “Dalla parte del tempo”
3° ex-aequo Vanes Ferlini “La curva di Gauss”

https://premionazionalealdamerini.webnode.it/verbale-di-giuria-alda-merini-quarta-edizione/?fbclid=IwAR2grQCy93K5P7jTa5uGtpzOLLFZYx1oUUzaDOoTF38CSEFgEVU00uicROs

Premio Speciale della Giuria
Anna Maria Gargiulo “Amaritudine”
Pietro Verna “Mia”
Giovanni Ronzoni “Parole sparse”
Sergio Camellini “Tenero è l’amore”
Menzione Speciale con Diploma D’Onore
Emma Mazzucca “Il resto nelle mani del mondo”
Vito Adamo “La costanza delle maree”
Maria Cristina Biasoli “Nuvole di fumo”
Gabriella Cinti “Madre del respriro”
Maddalena Leali “Non uccidermi”
Gabriella Montanari “Anatomie Comperate”
Francesca Favaro “Luci”
Grazia Di Lisio “Quasi sottili lampi”
Oreste Kessel Pace “Mytos”
Violetta Traclò “Parole su tela”
Ugo Mauthe “Minuziosa sopravvivenza”
Ilaria Prancalanci “Ricorderò il domani”

giovedì 23 maggio 2019

“Come un nido è il mio Nome…”

Raffaela Fazio, Midbar, Raffaelli 2019

recensione di AR



Per chi ama la Bibbia e la cultura che l’ha originata, questa raccolta di Raffaela Fazio sprigiona aromi, distilla umori, veleggia su racconti, intrighi, riflessioni, inni, canti, meditazioni, rivelazioni che sempre ci provocano, inquietano e in qualche modo conquistano. Midbar in ebraico è il deserto, e contiene la parola/fatto (i due concetti sono inscindibili nella lingua biblica) dabar. Essendo la mem una particella locativa, si può interpretare midbar come “luogo della parola/del fatto/di quanto accade”. Il deserto è come il silenzio che rende possibile al suono di essere, la pagina bianca che permette all’inchiostro di tracciare le parole, lo sfondo su cui possono stagliarsi disegni, segnali, simboli; lo spazio dell’incontro perché: “Nel deserto, non si sopravvive da soli. // MiDBarR è dunque il luogo sia dello svuotamento che dell’incontro, entrambi necessari a una parola che, per esistere, deve farsi cassa di risonanza dell’alterità” (p. 15).
Introducono Midbar cinque (splendide) citazioni chiave. In quella di Heidegger troviamo: “… fare significa provare, soffrire, accogliere ciò che ci tocca adeguandoci ad esso”. Segue la citazione di Bultmann che ci ricorda come amicizia, amore e fedeltà si comprendono “unicamente nell’aperta disponibilità all’incontro personale”. La terza è tratta da Rosenzweig e proponiamo per intero (visto che la Bibbia è la Parola dell’Eterno: “La parola esige risposta. Solo nella risposta è la verità della parola, della stessa giustezza. Questa logica non è atemporale. Al contrario, essa è logica del conoscere reale, quindi temporale”. Seguono Buber che invita a un “ritorno decisivo a sé stessi” ce urge al cammino, e Di Sante che ci ricorda che la parola è innanzitutto istituire una relazione e solo successivamente “elaborazione delle idee”.

L’opera di Raffaela si compone di tre parti: I. La misura dell’appoggio, II. Anticipo del giorno, III. Di buio e di fiato. La prima poesia, Dabar, è una vera, ammaliante ouverture, e inizia così: “Ogni parola è un passo. / Cambia nel dirsi e nell’ascolto / come una distanza / raggiunta con il corpo / e superata. / … / E il nome pronunciato / è già percorso. / …” (p. 19). Si continua con Babele (p. 21): “… / squadrammo la parola. / E la parola-argilla / scordò che era terra / reclamò l’altezza di una torre / … / rinunciammo al tempo del riposo / alla carezza, allo spazio / che differenzia il senso. / …”. La narrazione poetica ci presenta personaggi e storie salienti come quella di Giuseppe: “… / Il futuro / è calarsi nel buio / una seconda volta: / tra i denti / una nuova risposta. // Vedi, padre, / io sono finalmente / la mia scelta. / …” (p. 27). O la vocazione del balbuziente Mosè: “… / Quando la voce sogna / riunisce / il gregge dei suoi suoni / e il tempo le obbedisce. / … / Infinito, incompiuto / il cielo / ci presta un tetto provvisorio / come il palato / su cui la lingua batte / e sfiora / il senso.” (pp. 31 e 32).
Quale forza essenziale, visionaria, combattiva e al contempo struggente, in questi versi!
Nella seconda parte mi pare si abbia a che fare con situazioni di soglia, di trasformazione, attesa e “scavalcamento”: “… / Il senso non scompare. / Solo muta / il bruciore tra gli estremi / che interroga la luce / e la ripete / in profondità // …” (È scritto, p. 37); “… / io vedo quello / che ancora non sei / il ramoscello / che il tuo nome porta / dall’ulivo / fatto di luce. // E ti aspetto sulla riva. / Ti aspetto / dentro la tua voce.” (Giona, p. 39); “… / Ma cosa attendi / vecchio / se non pretendi nulla? / Perché / dal fondo dei tuoi anni / alzi lo sguardo? / …” (Alle querce di Mamre, p. 41); “… / Ciò che era pietra / distesa / è ora stele, orecchio / posato / sulla bocca del cielo. / …” (Leggero, p. 44); “… / Come un nido è il mio Nome / che cresce con l’uomo. / In me / c’è spazio per il grido / la lode / il dubbio. / … / Se anche mi scordi / non sarai mai / solo.” (Dal roveto, p. 54).
L’ultima parte “indaga” i misteri della creazione, dell’universo e il “posto” dell’uomo: “… / il buio / soffiando su sé stesso / non si separa dalla luce. /…” (In origine, p. 57); “Prima del frutto / l’uomo / è eterno e non eterno: / zona d’ombra. // … / (non può / che essere mortale / per sopportare il male / dentro il bene).// …” (ivi, pp. 61-2); “… / e ciò che posso: / salvare chi amo / attraversando me stessa / come una finestra / sulla vita che passa.” (Rachab, p. 70); “… / Ogni uomo ha un peso di stelle / dentro il sonno / un destino. // Ma tu sei leggera / e profumi muovendo i capelli. / Chiedi pace / al respiro. Scegli il posto / che la notte non nega. / …” (Rut, p. 75); “… / Su me / le tue pupille / sono le stelle e i buio / che le tiene, la creta / premuta dal sigillo / …” (Parlerò io, p. 83).
Un viaggio ricco di incontri che ci scavano dentro, con parole-domanda che esigono una risposta “umana” ovvero esistenziale: ciascun lettore formulerà (o cercherà di trovare) le sue e sentirà risuonare a lungo nell’anima i versi che più l’hanno colpito. È consigliabile fare più letture, magari con una buona Bibbia da compulsare di tanto in tanto per assaporare al meglio gli echi e richiami di questo Deserto e dare uno sfondo e uno spessore più ampio a segnali che potrebbero altrimenti passare inosservati.
Come osserva nella luminosa Prefazione Massimo Morasso, Raffaela «punta sempre a “fare simbolo” fra una rivelazione celeste in forma di annuncio e una narrazione terrestre delle condizione umana» (p. 7).



venerdì 17 maggio 2019

Vincitori Tra Secchia e Panaro 2019: Focarelli, Vivinetto, Ramberti, Panetta

Associazione Culturale La Fonte d’Ippocrene
Circolo di poesia
Via Marie Curie, 22/e 41126 Modena
(C.F. 94041220362)




XXIV PREMIO NAZIONALE DI POESIA 
VERBALE DELLA GIURIA

SEZIONE B: Poesia Edita
Il giorno 13 maggio 2019, Elio Caterina, Paolo Francia e Antonella Jacoli, componenti la giuria del XXV Premio Nazionale di Poesia “Tra Secchia e Panaro” sezione Editi, si sono riuniti in Modena, presentando una rosa di 44 Autori (tutti gli 86 partecipanti al premio sono stati ammessi):

Pasquale Balestriere, Carlo Bay, Eleonora Bellini,  Fausta Boldrini Schiavi, Stefano Caranti, Franco Casadei, Vincenzo Chiantia (Quito), Eleonora Maria Chiavetta, Giorgio Coli, Valerio Cruciani, Francesco Curto, Roberto Dall'olio, Dario De Serri, Anna Maria Di Brina, Pasquale Di Palmo, Vanes Ferlini, Mauro Ferrari, Fabrizio Ferreri, Raffaele Floris,  Carlo Focarelli, Giovanni Granatelli, Gianfranco Isetta,  Emanuela Lorenzi,  Maria Luperini, Maria Elena Manenti,  Teresa Mariniello, Luciana Moretto, Roberto Mosi,  Carla Mussi, Gabriella Paci, Maurizio Paganelli, Alfredo Panetta, Edoardo Penoncini, Roberto Ragazzi, Alessandro Ramberti, Claudio Recalcati, Eleonora Rimolo,  Valentino Ronchi, Mario Rondi, Silvia Rosa, Lina Salvi, Giovanna Saulini, Stefano Vitali, Giovanna Cristina Vivinetto

La giuria ha deciso un ulteriore incontro in data 15 maggio 2019, per concludere i lavori. Dopo meditata lettura e approfondita discussione, la Giuria ha presentato una rosa  di 25 Autori Finalisti:

Eleonora Bellini,  Fausta Boldrini Schiavi, Stefano Caranti,  Valerio Cruciani, Roberto Dall'olio, Anna Maria Di Brina, Pasquale Di Palmo, Vanes Ferlini, Carlo Focarelli, Emanuela Lorenzi,  Maria Elena Manenti,  Teresa Mariniello, Luciana Moretto, Roberto Mosi,  Carla Mussi, Alfredo Panetta, Edoardo Penoncini, Alessandro Ramberti, Claudio Recalcati, Eleonora Rimolo,  Valentino Ronchi, Mario Rondi, Lina Salvi, Stefano Vitali, Giovanna Cristina Vivinetto

Classifica Finale

1° class. Assenza 
di Carlo Focarelli 
(400,00 € e Diploma)




2° class.  Dolore minimo 
di Giovanna Cristina Vivinetto 
Floridia (SR) 
(300,00 € e Diploma)




3° class. Vecchio e Nuovo 
di Alessandro Ramberti
Rimini 
(250,00 € e Diploma)









4° class. - Thra sipali e sonnura 
di Alfredo Panetta
Trezzano sul naviglio (MI) 
(150,00 € e Diploma)



Premio Speciale della Giuria a

di Valerio Cruciani – Roma 



di Eleonora Rimolo 
Nocera Inferiore (SA) 



e “Primo e parziale resoconto” 
di  Valentino Ronchi 
Melzo (MI)


(Diploma e prodotti modenesi agli autori)


Premiazione 
domenica 02 giugno 2019 ore 15:45
Presso Centro Civico - Via Marie Curie, 22/e - MODENA (Villaggio Giardino).

N.B. I Poeti Vincitori ai quali sono assegnati premi in denaro dovranno essere obbligatoriamente presenti alla cerimonia di premiazione.

Il Comitato Organizzatore ringrazia tutti i Poeti che hanno aderito alla XXV Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Tra Secchia e Panaro” con l’augurio di ripetere l’esperienza anche nel 2020.

N.B. Per raggiungere Via Marie Curie, 22/e Modena
Con gli autobus 1, 4, 10 (chiedere Villaggio Giardino – Biblioteca) - Con Automobile: si consiglia uscita Modena Nord seguire tangenziale per Sassuolo - Uscita 17 B Via Giardini Centro - alla seconda rotonda girare a sinistra, dopo il 1° semaforo svoltare alla 2ª strada a Sinistra (centro commerciale Villaggio Giardino).

Per informazioni: Antonio Nesci (tel. 339 2812278)   annesci@libero.it