giovedì 27 luglio 2017

“… l'umano / ha bisogno / di un limite”

Raffaela Fazio, Ti slegherai le trecce, Coazinzolapress 2017, pp. 82,  € 12,00

recensione di AR


https://www.facebook.com/CoazinzolaPress/posts/1728131803871145


Una narrazione in versi che ci fa rivivere intensamente i miti legati a importanti figure femminili dell'immaginario greco, sempre raffinato e profondo nel raccontare storie che riflettono in maniera precisa e mirabile i turbamenti dei sensi e dell'anima di ogni persona. Raffaela Fazio ha un verso corto dal ritmo serrato ma dotato di grande musicalità e non è affatto difficile trovare, unendo due o tre versi vicini, il nostro meraviglioso endecasillabo, ad esempio in Estia (p.12): “Chi resta t'invoca / Vergine, fuoco / e chi altrove si ferma che // che il tuo ingresso / …”  O in Ero (p. 13) i primi tre versi e il distico successivo: “«Tieni in vista / la fiamma / sulla torre». // Quella preghiera / è soffio che sovrasta / …” O in Selene (pp. 32-33): “Ma i tuoi baci / ti fanno prigioniera. / Non sai a quali chimere / danno vita / nell'infinito sonno / del pastore /…” O in Atalanta (pp. 37-38): “Scorgesti finalmente / il tuo rivale / che correva: / le spalle il collo teso / la speranza / di vincere il tuo amore.” O in Circe (p. 40): “Il gusto si conosce / dall'assaggio / ma il mistero / soltanto dal suo interno.” E altrove.
Già da queste minime citazioni è evidente la cura, la capacità di sintesi, l'abile costruzione di  scene e situazioni che scorrono concrete e palpitanti sotto i nostri occhi e ci trasportano dentro di noi, in quelle parti magari nascoste, rimosse e neglette che ci danno abbastanza fastidio (o ci fanno prorio male); oppure ci proiettano fuori di noi, in cerca di un altro/ve che ci appaghi, ci completi, ci trasformi, ci eterni: “Preferisci / all'inganno altro inganno. / Non t'illudi / che il tempo ritorni / ma t'inventi / l'istante che si eterna.” (Laodamia, p. 19).
L'Autrice apre la sua raccolta con un esergo che subito ci dà una chiave importante per immergerci nella lettura: “Il mito è qui un pretesto per dire il femminile. Le figure rilette dalla poesia si fanno symbolon: le loro storie evocano quei frammenti dell'anima che, nel vissuto, perlopiù tacciono, limitati o risanati dall'ombra.” E nella partecipe e perspicua Postfazione, Francesco Dalessandro scrive (p. 77): “… l'empatia femminile fra la poetessa e le sue protagoniste trasforma queste ultime in archetipi di un moderno sentire, in symbolon della situazione di frattura fra l'essere sé stesse e il mondo: di ieri, di oggi, di sempre.”  
La raccolta è suddivisa in cinque parti (ciascuna composta rispettivamente di 6, 5, 6, 5, 6 poesie, per un totale di 28 e il mese lunare è di circa 29 giorni): I. La fiamma e il buio, II. Il frutto e il seme, III. Il cerchio e il riflesso, IV. Il soffio e il canto, V. Il silenzio.
C'è dunque un procedere dai sensi/sentimenti che distinguono (fiamma e buio), generano (frutto e seme), possono illudere, deludere e “tradire” (cerchio e riflesso: “Il ricordo / delle parole / è un volo spento.”, Calipso, p. 41), si raffinano nella tensione di anime sospese tra sogno e realtà, tempo e non tempo, appagamento e oblio  (soffio e canto: “Ti slegherai le trecce / il sangue nelle vene. / Un suono ti conduce / all'abbandono.”, Arianna, p. 48) e “tacciono” (silenzio: “Con quale nome / potrai farti chiamare / se lo hai perso? / Con quale voce / cercare il desiderio?”, Eco, p. 54). 
I versi che ho scelto come titolo di questa recensione sono tratti da Eos (p. 46) e riassumono in poche parole il senso inesauribile dei miti che indicano appunto un limite all'essere umano, se non vuole rischiare la hybris di volersi ribellare o considerare pari agli dèi o di invaderne la privacy, arroganza che viene presto o tardi punita con sentenze inappellabili e per sempre  – v. Prometeo, Icaro, Sisifo… Cassandra, p. 61: “Sei sola / al centro del tuo squarcio. // (Il futuro / non vuole scorciatoie / ma una conquista / lenta / dell'uomo che nel buio / dal passato / cammina sulla brace).” 
Anche in Alcesti (p. 59) Raffaela canta: “Non esiste un'uscita / dall'ombra / che ci forma e ci spetta.”
Infine in Iris (p. 64) troviamo versi bellissimi che sono pure uno splendido auspicio per ogni poeta: “Come te / gentile / giunga la parola / che s'inarca. / Come te / leggera / si sporga sul dolore / o lo prepari. / (…) / Intatti / cangianti / restino veri / i colori che porti / a ricordo dei mondi. / Che fino in fondo / nessuno rinunci allo stupore!)”
È cos'è la poesia se non vibrazione autentica, “stupefacente” e sempre nuova di immagini, sentimenti, pensieri, sensazioni?
Un libro da assaporare, da farsi calare dentro, da elaborare con la mente e con il cuore. Un libro che ci trasporta in dimensioni altre e ci rivela (e implicitamente cura) le ferite dell'anima, risanandola con armonia.

Nessun commento: