una lettura di Marzia Biondi
Ciao Alessandro,
è stato un
piacere conoscerti ed incontrare belle persone: grazie ancora per
l'opportunità dell'incontro a Santarcangelo e per aver chiesto la mia
umile opinione in merito al tuo bellissimo testo Orme intangibili.
È un testo da gustare a
piccoli sorsi, molto intenso e ricco, da meditare, anche se credo non sia
sufficiente per per scoprirne i segreti, forse presenti anche per chi lo ha
scritto. La risonanza al bellissimo testo Orme intangibili avuta durante l’ascolto è confermata dopo la sua lettura.
L’altra sera ho accennato alla “pienezza”
delle orme, senza lasciarsi abbagliare dall’aggettivo “intangibili”;
paradossalmente, proprio perché non palpabili, è possibile cogliere ciò che è
fra le righe di ogni giorno, delle piccole grandi situazioni della quotidianità
e grazie alla relazione con l’altro, non bastando a noi stessi.
È grande la presenza di chi ha lasciato
l’impronta nell’orma perché “ci tiene in braccio” in ogni istante. Tutti
possiamo essere i colori della vita o la tavolozza…
Accenno ad alcune considerazioni,
nell’umiltà d’inesperta e senza giudizio:
– Già nella premessa è molto forte il
messaggio dell'essenzialità di dover accogliere, accettare, amare i propri
limiti; caratteristica dell’appartenenza al genere umano per non peccare di
superbia, a ricordo della nostra essenza a “Sua immagine”. Con l’amore poter trasformare tale muro in
uno strumento di crescita per andare oltre, divenire altro per essere un dono
migliore per sé e per gli altri. Tutto questo in risposta al Comandamento di
“amarci l’un l’altro come Lui ci ama”.
– In tutto il testo è presente, in maniera
più o meno trasparente, la necessità di acquisire sempre più la consapevolezza
della nostra fede, e tramite di essa, saper percepire, e possibilmente attuare,
i nostri talenti. Strada facendo anche il fermarsi un attimo a riflettere se a
volte ce li dimentichiamo, se l’orgoglio di potenzialità cognitive si
sostituisce all’armonia generata dall’unione di cuore-mente, per scoprire altro
dono ricevuto insieme alla vita, oltrepassando così un limite, spesso da sé
stessi imposto, e rinascere più volte nella medesima esistenza.
– L’Antefatto:
forte immagine di rinascita da un’apparente ferita fisica: anche la sofferenza
fisica, nelle mani di Dio, è un potente strumento di luce per dirigere il
nostro sguardo verso il raggiungimento del Disegno. È palpabile che sia
la Fede ad illuminare la mente, incompleta nella capacità di comprensione, di
per sé imperfetta; può solo espandersi quando si chiede la fede. “Cosciente”:
concludere il verso con tale termine ravviva ulteriormente l’immagine di essere
nella “vera” vita, le dona spirito quasi a poterne prendere il contatto
materiale.
– Prologo:
in esso è racchiusa l’essenza del testo nel suo insieme. Al centro, o se si
preferisce, alla base c'è l’Amore, antidoto a qualsiasi forma di male,
viscerale, latente, apparente o sconfitto, il tutto nello spazio-tempo umano,
sterile quando rivolto solo a se stessi senza un obiettivo più in alto ed
altro, nel quale sono inevitabili le “crepe” a babilonici progetti autocentrati
costruiti sulla sabbia dell’onnipotenza umana.
– Interessante il corpo come “gancio” per rimanere terreni, ma al contempo
uno strumento per conoscere i segreti più reconditi dell’anima, divenire musica
risonante l’illuminata vita; “uscire così dalla tana”. Si potrebbe riassumere
il libro, generandolo ex novo, con
quanto scritto nell’ultima quartina di pag 21: “… in atomi di solidarietà / con
il coraggio unito all’obbedienza / che implica la fede e l’alimenta / curando
il campo della società”. Non da ultimo il riferimento alla “carne” come segno
tangibile, “narrativa”, che porta i segni dell’amore, delle debolezze umane in
essa “incarnate”. Lascia senza fiato.
– Il silenzio e l’ascolto dello Spirito; in
molte parti del testo vengono richiamati questo connubio e l’importanza di
rimanere ancorati all’essenza che ci anima; al contempo viene sottolineata la
carenza di entrambi nei nostri gesti quotidiani
– “(Se il tempo non passasse?)”: bellissima riflessione sul concetto di tempo, anch’esso dono e non amico/nemico a seconda del bisogno umano di soddisfare necessità ritenute impellenti ed indispensabili. Un attimo è una vita; in un attimo la si perde, si scopre quella più in alto.
– “(Se il tempo non passasse?)”: bellissima riflessione sul concetto di tempo, anch’esso dono e non amico/nemico a seconda del bisogno umano di soddisfare necessità ritenute impellenti ed indispensabili. Un attimo è una vita; in un attimo la si perde, si scopre quella più in alto.
– La bellezza, il sorriso come uniche armi
per assorbire i buchi neri, il perdono come massima espressione d’amore e di
libertà, il coraggio d’intraprendere la propria strada da scoprire col cuore,
il dolore come dono per avvicinarsi di più alla Croce.
– “L’amore porta l’anima all’inizio / l’abbraccio
cuore-spirito è tatuato / nelle membra che l’hanno sostenuta: già belle per il
fuoco del giudizio” a p. 37: è già contenuto tutto il senso del testo intero;
in questo passo si sottolinea maggiormente la battaglia continua che l’umano fa
con sé stesso per rimanere unito al cuore ed avere così una chiave di lettura
interiore aperta alla traslazione col mondo fuori.
Ci sarebbe tanto altro da dire, ma forse
sarebbe più costruttivo in un dialogo di riflessione e comprensione maggiore di
quella che si può raggiungere con uno scritto.
Alla lettura risulta molto particolare
l’inserimento dopo ogni quartina della frase fra parentesi.
Mi permetto di esprimere una mia inesperta
opinione: di primo impatto forse distrae un po’ dalla fluidità nell’immersione
nel testo, nel sentire anche quello che è fra le righe; tuttavia in ogni
poesia, l’unione delle singole frasi fra parentesi, esplicativa e rafforzativa
della poesia nel suo insieme, di fatto ne genera una nuova con un ritmo forte,
intriso di sonorità.
Complimenti per la ricercatezza dei termini
lessicali, apparentemente semplici, e per questo di complessa elaborazione nel
componimento, per la creazione d’immagini forti rappresentanti concetti legati
alla religiosità e all’umanità, perciò difficili da circoscrivere.
Guardare gli schizzi di volti,
apparentemente inespressivi, spauriti, senza identità di genere o temporale fa
riflettere a come di solito si guarda alle cose fermandosi solo alla loro
apparenza.
Sono contenta di averlo letto, di essermi
arricchita e cresciuta. Grazie e a presto
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