Testi crossover
persone che scavalcano gli eventi
dalle ore 9.00 alle ore 18.30
presso il teatrino Sala S. Francesco
dei Frati Minori Conventuali
Piazza S. Francesco, 14
Faenza ~ 3 marzo 2012
letture, testimonianze, dibattito
persone che scavalcano gli eventi
dalle ore 9.00 alle ore 18.30
presso il teatrino Sala S. Francesco
dei Frati Minori Conventuali
Piazza S. Francesco, 14
Faenza ~ 3 marzo 2012
letture, testimonianze, dibattito
In me il
vivere è sempre pensare,
un
pensare che muta e un vivere che muta.
(Wystan Hugh Auden)
Per Melania Klein la
psicoanalisi è un’arte che è in grado di occuparsi della
capacità di pensare e nessuno può negare che la poesia è anche
pensiero.
Se rivolgo
l’attenzione al mio itinerario poetico, devo riconoscere che esso
inizia e coincide nel momento stesso in cui sono stata in grado di
farmi carico dell'assunzione e della gestione del mio desiderio.
La prima raccolta ha
come titolo Poesie di una psicologa e si apre con il
testo La nascita il cui contenuto è il seguente: Ora che
il tuo non riconoscermi / non mi prosciuga e pietrifica più; / Ora
che il tuo sentire appartiene a te e il tuo desiderio devasta te; //
Ora: posso lasciare intravedere l’infinito / del mio sentire e
l’incalzare del mio / DESIDERIO
A partire dalla
scrittura di questo primo testo, si instaura fra vita e poesia un
continuo andare e venire che incoraggia e sostiene la ricerca
sia della propria verità che di quella del mondo nel suo
complesso.
In quanto donna, mi
trovo pienamente d’accordo e mi riconosco nell'intuizione di un
giovanissimo critico, Matteo Mario Vecchio che, immergendosi nelle
opere di alcune poetesse, quali Daria Menicanti e Antonia Pozzi,
per fare solo due nomi, scopre nelle donne una radicalità più
determinante rispetto agli uomini. Per quanto compete il campo
filosofico basta un nome per tutte: Simone Weil.
La radicalità
permette loro di accedere a verità e a eventi soggettivi fecondi di
possibilità evolutive nel contribuire alla creazione del proprio
destino.
La nascita
fisiologica appartiene al Mondo della natura, e si esplica e si
esaurisce nell’instaurare relazioni che appartengono alla sfera
del bisogno. Ma, oltre al bisogno, l’essere umano anela al
desiderio.
Il desiderio si può
affacciare se, oltre alla separazione fisica dalla propria madre,
segue anche quella psicologica, ossia se si interiorizza la propria
morte simbolica in quanto figli, uscendo così dalla situazione
dell’infanzia.
È questa la
condizione, sine qua non, per avere accesso alla relazione Simbolica
che schiude la porta del Mondo della Natura a quello della Cultura.
Il mondo della
Cultura è governato dalla Legge e dal Linguaggio attraverso regole e
non si esaurisce nella lingua che si parla tutti i giorni per
comunicare e progettare.
Ancora prima di
venire al mondo noi esistiamo nella mente e nella fantasia
dell’Altro: nel nostro caso si tratta della madre, del padre
e dell’ambiente famigliare in genere. Sono loro che parlano di noi
e al posto di noi.
Infatti un universo
di significanti preesiste alla nostra entrata nel mondo. Essi sono lì
ad aspettarci e ad accoglierci.
Non tutti i
significanti, tuttavia, sono in sintonia con noi, alcuni sono
adeguati, altri, in quanto inevitabili, sono tollerati, e con altri
può capitare di entrare in conflitto.
Il primo fra i
significanti che incontriamo è il nome, scelto generalmente dai
genitori.
Ancora prima di
nascere, allora, noi esseri umani siamo già segnati dal desiderio
e dalla parola degli altri e non ci rimane che avviare e costruire
l'evento del nostro esserci a partire dal discorso già dell'Altro.
Tuttavia, grazie
all'entrata nella sfera simbolica, noi possiamo metterci sulle
tracce del nostro desiderio facendo in modo che esso si costituisca e
confluisca nel linguaggio. Per venire alla luce e vivere il
desiderio ha bisogno di una rinuncia, che consiste nel separarsi
dall'oggetto primario, dalla madre.
Separazione fisica
tuttavia non significa automaticamente separazione psicologica, la
sola in grado di avviare il processo che interiorizza la propria
morte simbolica in quanto figli e l'accettazione di essere una
unità separata dal corpo e dalla mente materna.
Solo accettando di
essere divisi, di pensare come ricordo inconscio la perdita del
primo oggetto d’amore, la madre, si può accedere al Simbolico.
Il divieto paterno
favorendo lo scioglimento del legame con la madre, mobilita il
desiderio a cercare altro.
È la perdita a
istituire la dimensione del desiderio inconscio.
L’entrata nel
Simbolico aiuta a prendere confidenza con la propria essenza che
agisce, comunque, in noi anche a nostra insaputa.
Ciò che l'Inconscio
contiene in quanto verità di significanti linguistici e sociali ha
un carattere impersonale, anonimo sino a quando esso non si incarna e
si colora in una soggettività precisa.
L’io contenuto
nell'inconscio si manifesta attraverso sogni, lapsus, ma anche
sintomi. Nell’attività creativa esso parla attraverso le
formazioni retoriche come la condensazione, lo spostamento, la
metafora, la metonimia cioè con gli elementi pertinenti alla sfera
del linguaggio.
Lo stile allora ha
come meta il desiderio il quale, però, non riesce a raggiungerlo
appieno:raggiungerlo significherebbe la sua morte.
Nell'assumersi la
responsabilita di essere soggetti desideranti si entra nel divenire
della vita e della poesia in un processo che non finisce mai, in
quanto come sostiene Roland Barthes in Frammenti di un discorso
amoroso: linguaggio e
desiderio rinviano l'uno all'altro, scambiandosi continuamente: il
desiderio si differisce e si perpetua nel linguaggio, e il
linguaggio è mosso dal desiderio.
In questo processo, che non finisce mai ed alimenta la ricerca di
qualcosa che mai si lascia catturare totalmente una volta per
tutte, ogni verso deve diventare la trappola per catturare di
volta in volta una porzione di verità.
Nel concludere questo abbozzo di
discorso propongo l'ultimo testo poetico che chiude l'ultima
raccolta, Dove il vero si
coagula.
apre la porta all'azione
inonda il versodove di scintille
la giusta soluzione
aiuta l'essere ad esserci
Biografia
Caterina Camporesi è nata un po’ di anni fa in un delizioso paesino ai confini tra la Romagna e le Marche. Ha lavorato come psicologa con la pretesa di alleviare gli affanni che alloggiavano nella psiche dei suoi simili. Nel mezzo del cammino della vita ha incontrato la scrittura poetica che, affiancandola a quella saggistica, ha contribuito a nutrire la sua mente. Duende, Solchi e nodi, e Dove il vero si coagula, sono le ultime pubblicazioni. I suoi saggi, che amalgamano esperienze psicoanalitiche, letterarie, sociologiche e altro ancora, si possono leggere sia in riviste cartacee, che in quelle on-line. Ha tradotto dallo spagnolo due poeti boliviani.
Caterina Camporesi è nata un po’ di anni fa in un delizioso paesino ai confini tra la Romagna e le Marche. Ha lavorato come psicologa con la pretesa di alleviare gli affanni che alloggiavano nella psiche dei suoi simili. Nel mezzo del cammino della vita ha incontrato la scrittura poetica che, affiancandola a quella saggistica, ha contribuito a nutrire la sua mente. Duende, Solchi e nodi, e Dove il vero si coagula, sono le ultime pubblicazioni. I suoi saggi, che amalgamano esperienze psicoanalitiche, letterarie, sociologiche e altro ancora, si possono leggere sia in riviste cartacee, che in quelle on-line. Ha tradotto dallo spagnolo due poeti boliviani.
Nessun commento:
Posta un commento