di Emilia Dente
Acrobata sospeso sul filo intricato dell’arcobaleno. Viandante solitario che muove passi inquieti verso il profondo e semina e raccoglie frammenti di sé . Questo è il Poeta, questo è Antonio D’Alessio che nell’inchiostro rosso sangue dei versi tormentati lascia fluire il suo essere amore. Per le ombrose vie dei fogli sgualciti germogliano emozioni e paure, in un percorso scosceso alla ricerca della verità. Riflessioni acuminate che, come spine, lacerano i pensieri, ingoiando l’essere nel baratro della propria “aria emotiva”.
Nel caleidoscopio della poesia, Antonio svela il coraggio e la paura, il rancore e il piacere, l’ansia di esistere veramente nell’autenticità dell’essere che ha gli occhi aperti e sa che “il cielo/ è dietro la stanza”.
Nei giorni di vento e di tuono che stiamo vivendo è una scelta coraggiosa quella del poeta, la scelta di “essere”, con l’affannosa consapevolezza di dover mettersi in cammino, di dover fare e divenire ricerca viva, percorrere i sentieri ripidi del sé, scendere giù, giù nelle profondità della mente e del cuore e sentire sulla pelle il peso soffocante del nulla che rode la vita. È la scelta assurda e vera di franare nella voragine dei propri tormenti per svelarsi, svestirsi dei pesanti panni sociali – non aspetto altro che svestirmi, sussurrava già all’inizio della raccolta- per poter finalmente, nudo e libero, riflettersi nell’immenso specchio della Creazione.
Ci vuole forza, candore, onestà per direzionare nel profondo il proprio cammino, direzione contraria e mal tollerata dalla moltitudine che si affanna invece a salire, ad arrancare per le strade più scintillanti dell’effimero successo. Diversa è la scelta di Antonio, testimoniata pure in queste Poesie ritrovate. È la scelta di chi porta inciso negli occhi e nel cuore una verità e sa bene che la morte è “ nello spirito di / chi non inizia a combattere/con sé”.
v. anche Paolo Saggese
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