recensione di Michele Luongo
Ho avuto il piacere di leggere le poesie postume di Antonio D’Alessio La sede dell’estro, dove riga dopo riga emergeva quello straordinario mondo che è dei giovani: l’energia, l’inquietudine, il sognare. Queste nuove poesie ritrovate e donate al papà Vincenzo D’Alessio, che bene fa a pubblicare, trasmettono il semplice ma ricco pensiero del figlio Antonio.
Questa nuova raccolta è come un sussurro che ci accompagna in un momento molto delicato che il giovane Antonio ha vissuto prima di lasciarci. Sono poesie che scavano nel silenzio di un giovane. Un silenzio che parla del dolore interiore, della condizione umana, della confessione del dramma quotidiano che il giovane Antonio ci ha lasciato sulle pagine bianche.
Pagine scritte con le spine della sofferenza, che ci inducono alla riflessione, emerge il dolore, l’amore, lo spirito, le lacrime e quel dialogo silenzioso, interiore, con l’anima che ci lascia così, senza parole: “… Non aspetto altro che svestirmi… Adesso poso lo sguardo sul tramonto… Mi distogli dal sonno… Hai visto crescere… Tutti abbiamo una uscita al bivio… Mi illudo che queste sofferenze… non sono altro… Ho visto creare disegni di nuvole… Or, mi prendi, per amor… o lasciami al gioco della sabbia… La fiamma nel petto… Una lotta che s’evolve da una vita…”
Antonio ancora una volta, prima di cedere, ci fa dono della sua testimonianza di giovane. Un messaggio, un grido, una voce, una richiesta di amore che ogni giorno milioni di giovani ci lasciano, ma una società sempre più egoista, cieca, non sa più riconoscere, disperdendo valori, affetti, ideali. Antonio nel suo dolore ci richiama al valore dell’immensità della vita: “una lotta in continua evoluzione” che, purtroppo, riconosciamo solo quando non c’è più.
Pergine Valsugana, 2011
1 commento:
La poesia è una voce che non si spegne.
http://amicidiletture.blogspot.com/2012/02/lultimo-tramonto-di-un-giovane-poeta.html
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