venerdì 11 febbraio 2011

Su A dieci minuti da Urano di Carla De Angelis


recensione di Marcello Tosi


“Poesia che non si attorciglia nella fretta di comunicare, osserva nella prefazione Stefano Martello, ma filtra le tante cose utili e meno utili, ed alla fine, in quelle dieci o quindici parole ritrovi l’essenza”, nei versi di A dieci minuti da Urano (poesie di tentata conquista) di Carla De Angelis, edito da Fara.  
La poetessa romana traccia le linee del suo viaggio esistenziale alla maniera di Graham Greene: “Con una buona propulsione e qualche graffio sullo scafo, perché è alla vita che non riusciamo a rassegnarci”, mentre la scoperta della dimensione primigenia di una genesi universale e cosmogonia che lascia le sue tracce nella dimensione del quotidiano, muove dalla lettura della Teogonia di Esiodo: ”La Terra generò primamente, a sé simile Urano… e insieme sede fosse dei Numi del cielo sicura”.    
Voler aprire l’armadio del futuro, come scriveva Gertrud Stein, “dilatando cassetti e memorie”, significa accingersi a ripercorrere il segno di un cammino, di un altro sogno sulla strada per riconoscere la vita, e inseguire la coppa del segreto rubata al tempo. È la dimensione del tempo “imperfetto”, quello dilatato nel tempo e nello spazio del ricordo, che si fa scrittura. Preziosa, sottile la scoperta che poiché è il quotidiano che ci rincorre, occorre “volgere lo sguardo per far più leggero il futuro”, mentre è “la linea di un sottile dolore che pure nel sorriso non lascia mai. a farci temere di più la vita”.
Il quotidiano è una scena su cui si rincorre la vita, che continua a far doni. “È il quadro che appendo, … chiuso l’uscio”.  Un solo gesto, un solo tocco può bastare per la scintilla, che fa scaturire la consapevolezza che Essere è “una montagna forte come la parola perdonata dal dolore”.  E’ il desiderio in attesa del volto amato che colma il vuoto. E riordinare con perizia le cose, è come “scrivere senza il peso del cuore” e domandarsi se un libro “è capace di realizzare / confermare/ screditare/manipolare opinioni”. Il profeta è poeta, e chi conosce il segreto per volare “impasta uomini e tempo”. E vive con dolorosa consapevolezza il presente al punto di desiderare di non dover più chiedere scuse “al pane che butto.. / alle carrette del mare. Siamo ancora buoni?”

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