Edizioni G.C. “F. Guarini”, Montoro Inferiore, 2001
nota di lettura di AR
“Tutto è com’è… / È quotidiano” (p. 33)
Questi versi ritrovati, affidati alla findanzata Anna Daniela, ci rivelano un lato molto intimo di Antonio D’Alessio, strettamente connesso alla sua filosofia di vita: un approccio direi artistico e creativo (essendo anche musicista), attento alle situazioni di emarginazione e sofferenza, amante dell’ambiente, aperto al recupero delle proprie tradizioni nel confronto dialogante con le altre culture. Se alcune pagine sembrano appunti di diario, a volte un po’ oscuri ed enigmatici, altre ci offrono delle poesie sfolgaranti, venate di ironia e malinconia, che scavano un posto nel cuore e provocano la nostra mente con una implicita richiesta di metánoia, di conversione o meglio, traducendo più letteralemente la parola greca, di cambiamento di mentalità: “… sei lì che reclami la mia assenza: / dove credi che sia; / nel concepimento della mia presenza!” (p. 15); “Oscillo in un tintinnio, soave, delicato / Di campane / verdi secche / lontano dalle radici: / libero…” (p. 21); “si muore senz’anima / è un’anima già morta / nello spirito di chi / non inizia a combattere con sé” (p. 27); “Pur sapendo / Che la libertà è la strada che non ho scelto” (p. 41); “scrivo per capirmi” (p. 44); “raccolgo pezzi di pasol, / che non hanno incastri / perché non sono semrpe gli stessi” (p. 45); “Perché poi quello che cerchiamo, è, di stare / meglio” (p. 46); “nulla mi ostacola se / non una figura / convessa / che mi somiglia”; “Si premeva per egocentrismo / sfrenato di lasciare tutto / indietro-legato” (p. 51).
Come srive nella partecipata lettera prefatoria Narda Fattori: “… Antonio era consapevole che la via dell’autenticità è stretta (…) ‘la profondità’ fugge e impone una continua fatica alla ricerca,. (…) c’è in queste poesie una necessità drammatica…”. Non possiamo non concordare: del resto ogni poeta ha antenne particolarmente sensibili: indaga sé stesso e il mondo, desidera quel senso assoluto che è ovunque eppure sfugge sempre, sceglie parole per messaggi che durano oltre il tempo (che ha concesso ad Antonio poche primavere): “non aspettarmi quando avrai aperto la tua stanza… / e non so se almeno questo inchiostro ti farà compagnia” (p. 15).
nota di lettura di AR
“Tutto è com’è… / È quotidiano” (p. 33)
Questi versi ritrovati, affidati alla findanzata Anna Daniela, ci rivelano un lato molto intimo di Antonio D’Alessio, strettamente connesso alla sua filosofia di vita: un approccio direi artistico e creativo (essendo anche musicista), attento alle situazioni di emarginazione e sofferenza, amante dell’ambiente, aperto al recupero delle proprie tradizioni nel confronto dialogante con le altre culture. Se alcune pagine sembrano appunti di diario, a volte un po’ oscuri ed enigmatici, altre ci offrono delle poesie sfolgaranti, venate di ironia e malinconia, che scavano un posto nel cuore e provocano la nostra mente con una implicita richiesta di metánoia, di conversione o meglio, traducendo più letteralemente la parola greca, di cambiamento di mentalità: “… sei lì che reclami la mia assenza: / dove credi che sia; / nel concepimento della mia presenza!” (p. 15); “Oscillo in un tintinnio, soave, delicato / Di campane / verdi secche / lontano dalle radici: / libero…” (p. 21); “si muore senz’anima / è un’anima già morta / nello spirito di chi / non inizia a combattere con sé” (p. 27); “Pur sapendo / Che la libertà è la strada che non ho scelto” (p. 41); “scrivo per capirmi” (p. 44); “raccolgo pezzi di pasol, / che non hanno incastri / perché non sono semrpe gli stessi” (p. 45); “Perché poi quello che cerchiamo, è, di stare / meglio” (p. 46); “nulla mi ostacola se / non una figura / convessa / che mi somiglia”; “Si premeva per egocentrismo / sfrenato di lasciare tutto / indietro-legato” (p. 51).
Come srive nella partecipata lettera prefatoria Narda Fattori: “… Antonio era consapevole che la via dell’autenticità è stretta (…) ‘la profondità’ fugge e impone una continua fatica alla ricerca,. (…) c’è in queste poesie una necessità drammatica…”. Non possiamo non concordare: del resto ogni poeta ha antenne particolarmente sensibili: indaga sé stesso e il mondo, desidera quel senso assoluto che è ovunque eppure sfugge sempre, sceglie parole per messaggi che durano oltre il tempo (che ha concesso ad Antonio poche primavere): “non aspettarmi quando avrai aperto la tua stanza… / e non so se almeno questo inchiostro ti farà compagnia” (p. 15).
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