giovedì 21 gennaio 2010

Quando le parole provengono dal cuore: su Senza saperlo nemmeno di Enrica Musio

recensione di Nicoletta Verzicco
scheda del libro qui

Tre bambine che saltano alla corda
arancio limone mandarino
e il cielo ai vetri rotti d’un finestrino
arancio limone mandarino. (Vittorio Bodini)

Ho nelle mani questo piccolo libro con la copertina color fucsia e di esso sfoglio le pagine con delicatezza, quasi che un mio gesto distratto possa rompere il contenuto.
Lo tengo con cura fra le dita, mentre assorbo le parole, per paura che esse cadano e si infrangano in mille pezzi come se fossero di cristallo. Enrica scrive con il cuore e quei segni, neri sulla carta, appaiono, invece, di mille colori; la lettura delle sue poesie diventa un viaggio fantastico all’interno di un caleidoscopio.
La spontaneità della composizione poetica di Enrica è la sua forza e questa è il dono per il lettore.
‘Fedele a questo mio tavolo / scrivo… una solitaria penna /assidua e ferma… usata dalle mie mani fragili…’ la poetessa non abbandona il suo tavolo, i suoi fogli, la sua penna, essi sono là e l’attendono perché proprio quegli oggetti la chiamano fortemente nel momento dell’ispirazione, nell’attimo stesso in cui il suo cuore necessita di protezione, la esige ‘… senza saperlo nemmeno’.
Chiudere a chiave per qualche attimo il raziocinio in un cassetto è la vis del poetare; lasciarsi trascinare dal fiume in piena delle emozioni ingrossato dai ricordi, da una visione, da un turbamento, da un sentimento è viaggiare nel mondo magico dei versi accompagnando per mano il lettore, perché ‘strano il poeta / sopravvive / sfilando il telaio/delle sue parole…’

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